Now I know what true love feels like, and I wish I didn't

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Nei giorni successivi, Scarlett si convinse a tornare alla sua realtà, quella fatta di lavoro, di capelli da lavare e caffè da servire. Ritchie era tornato dagli altri, alla vita del chitarrista del gruppo rock più famoso d'America. Era tornato a quella che era la sua casa e a lei mancava terribilmente. Non si era mai accorta di lui per tutti quegli anni e, ora che aveva scoperto cosa volesse dire amarlo in ogni sua più piccola sfaccettatura, il senso di vuoto che le aveva lasciato nel petto andandosene le toglieva il sonno.

«Scar, una torta di mele e un caffè a Josh, tavolo tre.» La voce del collega al banco per l'ennesima volta la strappò dai suoi pensieri. Mise a fuoco il vassoio e la persona a cui avrebbe dovuto portarlo e si dedicò a quel lavoro che ora iniziava davvero a starle stretto.

Più tardi, a turno finito, stava camminando lungo il viale che portava a casa di sua zia. Una piega dell'ultimo minuto, gratuita per giunta. Sbuffò ad ogni passo, svogliata e stanca. Le nuvolette di condensa che si formavano di fronte a lei ad ogni respiro le fecero sentire ancora più freddo dentro e il pensiero di quelle braccia forti e muscolose che l'avevano stretta solo poche notti prima tornò prepotente, peggiorando il senso di solitudine che provava.

«Ho voglia di sentire la sua voce, ho voglia di vederlo, di stringerlo.»

Prima di entrare in casa della zia, Scar si asciugò velocemente le lacrime che senza rendersene conto le avevano ricoperto il viso, respirò a fondo un paio di volte e aprì la doppia porta, avvisando del suo arrivo con un "Zia, sono io!" prima di richiuderla dietro di sé.

Più la giornata proseguiva, più a lei mancava tutto della sua vita di prima. I viaggi, la vita in tour, Jon e i suoi folti ricci che solo lei sapeva come trattare. Le mancava Dorry, i battibecchi tra Tico e David. Le mancava Sam, da morire.

«Zia,» mentre ancora la testa viaggiava lontana, Scar aprì la bocca. Nemmeno lei sapeva bene cosa avrebbe detto, seguì solo il filo dei suoi pensieri. «Dovrai riprendere a pagare la piega settimanale, io torno al lavoro, il mio vero lavoro.» Perché lo aveva detto? Quando lo aveva deciso? «Cosa? Ma sei appena tornata? Tua madre non mi ha detto niente!», squittì sua zia con un tono di cinque ottave più alto del normale. «Non te lo ha detto perché credo di averlo deciso in questo momento.»

Mentre camminava verso casa, dopo svariati tentativi della sorella di sua madre di farle cambiare idea, Scar si rese conto di aver mentito alla donna. Non lo aveva appena deciso. Sapeva già dal giorno in cui se n'era andata che quella pausa dal gruppo non sarebbe durata molto. Sapeva che, per una ragione o per un'altra, sarebbe tornata da loro.

E ora aveva un motivo in più per farlo. Ritch.

Non le ci volle molto per preparare la sua roba. Esattamente come il giorno in cui se n'era andata da lui, così tornava. Una valigia di pelle con quei pochi vestiti che aveva e uno zaino con gli effetti personali. Sua madre non aveva preso affatto bene la decisione di tornare sui suoi passi, ma Scar era sempre stata consapevole dell'opinione della donna riguardo alla vita che aveva deciso di fare. Dispiaceva anche a lei lasciare la sua famiglia, di nuovo, ma il vuoto nel cuore che sentiva al pensiero di vivere ancora lontana da Sam non avrebbe più potuto sopportarlo.

Sul pullman verso sud dormì tanto; dormì più di quanto non fosse riuscita a fare nel Maine da quando vi aveva fatto ritorno. Forse sapere di trovarsi a poche ore dal riabbracciare Ritchie aveva calmato il suo cuore, la sua anima. Forse, la sua mente aveva trovato pace.

Allentown, Pennsylvania. 1986, 19 dicembre

Più i chilometri che la dividevano dalla sua destinazione diminuivano, più Scarlett sentiva quel peso gelido che tormentava il suo cuore sciogliersi. Per raggiungere Allentown da Harrisburg aveva dovuto saltare al volo su un secondo autobus e, nonostante avesse dormito per la maggior parte del tempo, quando scese nei pressi del centro cittadino e si vide nello specchio del piccolo bagno di un bar, si rese conto che se Sam, o chiunque altro, l'avesse vista in quelle condizioni, l'avrebbe fatta ricoverare. Cercò di sistemarsi alla bell'e meglio per poi incamminarsi verso l'arena. Non aveva avvisato nessuno, né aveva cercato informazioni su dove potessero alloggiare, ma sapeva bene che a quell'ora del mattino li avrebbe trovati tutti alle prove.

«Chissà che reazione avranno nel rivedermi...»

La piccola Scar, con i suoi capelli corti spettinati, reduci da un viaggio di venti ore, le piccole occhiaie intorno allo sguardo emozionato e il manico di una valigia di pelle stretto in mano, fece il suo ingresso dai cancelli posteriori dell'anfiteatro. Sentiva alte le note di una chitarra elettrica e il cuore iniziò a battere forte all'interno della cassa toracica, tanto forte che quasi copriva l'eco degli strumenti musicali.

«Scar? Scarlett? Sei proprio tu?» una voce roca che mai avrebbe confuso con altre la sorprese alle spalle e la fece trasalire. Si girò di scatto e lo guardò, sorridendo. L'ansia di scoprire come si sarebbe sentita nel rivederlo – nel rivedere Jon, da cui era stata tanto ossessionata – l'aveva preoccupata per tutto il viaggio, ma in quel momento si accorse che l'agitazione e quella voglia di lui che sentiva ogni volta erano finalmente sparite. Era davvero guarita. L'amore per Jon era sparito, lasciando il posto a una sincera felicità nell'averlo di nuovo davanti.

«Già, capellone. Un uccellino mi ha detto che i tuoi capelli non potevano più sopportare altre torture, così mi sono sentita costretta a tornare.» In passato, qualsiasi cosa dovesse dire, si sentiva sempre nervosa, agitata. Questa volta, invece, la spontaneità e la leggerezza nel rispondergli guardandolo negli occhi colse alla sprovvista persino Jon stesso. Era passato poco tempo, ma quella che si trovava di fronte era di certo una Scar diversa. Il cantante si avvicinò e l'abbracciò stretta, prendendole dalla mano la valigia, strappandole poi letteralmente lo zaino dalle spalle. «Non sei stata via molto, ma sembri un'altra. Che è successo, piccolina?» Anche quel suo modo dolce di chiamarla non le faceva più effetto. Già, Scarlett era decisamente cambiata. «Quando viaggi per più di venti ore attraverso il paese cambi per forza...» Lui rise, annuendo, guardandola di sottecchi, con aria interrogativa, mentre proseguivano fianco a fianco verso l'interno del luogo.

Pochi minuti dopo, una volta giunti tra i corridoi degli addetti ai lavori, il primo viso che la ragazza vide tra gli altri le tolse il respiro.

Heather?

Dietro di lei comparve la testa riccioluta e scura di Ritchie, che restò impalato dietro la donna, fissando Scar come se vedesse un fantasma. Lo sguardo che lui e la ragazza si scambiarono fu così intenso che non passò inosservato. Jon si schiarì la voce, afferrò la mano della sua parrucchiera e la trascinò con sé. «Vieni, andiamo a salutare gli altri. Saranno tutti felici di rivederti!» Per la prima volta da quando si conoscevano, Jon sembrò il più sveglio nel capire la situazione e la salvò, portandola via. Scar deglutì a vuoto passando accanto a Sambora, sentendo un groppo in gola grande come un melone. Il profumo dell'uomo la investì e in un attimo si pentì di essere tornata. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 18 ⏰

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