Scar Tissue

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Nella vita, prima o poi, arrivano quei momenti in cui bisogna fare i conti con se stessi e domandarsi: "Ho fatto la scelta giusta?" E spesso capita che non ci si sappia dare una risposta e si continui imperterriti a prendere decisioni lasciandosi guidare dall'istinto – e dalle volontà altrui -, senza preoccuparsi di quel che sarà domani.

Così ci si ritrova in un paesino del Maine in pieno inverno, con la neve che arriva alle ginocchia, una madre che fa due lavori per pagare le spese scolastiche del figlio più piccolo – che fortunatamente è un adorabile ragazzino -... e lei: Scarlett. Lavora nel pub del paese per dodici ore ininterrotte, sei giorni su sette, e nei rari momenti liberi, proprio perché non vuol farsi mancare nulla, va a casa delle signore del suo piccolo paese – e dei paesi limitrofi – a fare messe in piega per pochi spicci, ad ispidi cespugli grigi.

La difficoltà più grande da superare, però, arriva la notte, quando si ritrova da sola nel suo letto troppo stretto, ma sempre – dannatamente – troppo vuoto. Quando quei fatidici punti di domanda vorticano nel suo cervello iperattivo come i fiocchi di neve che fuori stanno ricoprendo tutto di bianco.

E finisce col farsi del male, come nessun altro sarebbe in grado di fare, infila le cuffie consumate del walkman nelle orecchie, preme il tasto play e si lascia cullare – o sfinire – da note familiari, ma dolorose come la prima volta che le ha ascoltate, sperando di addormentarsi subito o che, almeno, la fine del lato A arrivi presto.

Stai pensando a quando i tuoi occhi si sono posati su di lui la prima volta? Probabilmente nello stesso momento, l'altro, sta pensando a quando ha posato i suoi su di te. Stai pensando al momento in cui hai capito che il tuo cuore aveva galoppato già molto più lontano del tuo cervello, arrivando dove lui non sarebbe mai arrivato? Forse anche l'altro è giunto, a cavallo dei suoi sentimenti, in un posto dove spera di incontrarti.

Ma perché la vita deve sempre essere così maledettamente complicata? Perché si è sempre portati ad innamorarsi di chi non ci potrà mai appartenere? In un modo o nell'altro, Scarlett, è bloccata in un angolo e da lì non c'è alcun modo di scappare.

Hai pensato a Jon e all'ultimo sguardo che ha posato su di te? Forse lo aveva capito da tempo che ti eri spinta troppo in là e, sempre forse, ha deciso di non trattenerti per questo. Lo sai che avrebbe potuto, se lo avesse desiderato. Ti illudi che ti abbia voluto bene abbastanza da capire la tua sofferenza e lasciarti prendere le tue decisioni; che tenesse a te a sufficienza da lasciare che ti liberassi di lui.

Hai pensato a Richie e all'ultimo sguardo che ha posato su di te? Sì, lo hai fatto. Eravate nel suo camerino, la sera prima della tua partenza. Lo stavi prendendo in giro perché, durante il concerto, una donna con un enorme petto aveva lanciato sul palco il suo enorme reggiseno che era finito proprio sul manico della sua Fender. Lui ti fissava mentre ridevi e non riusciva a staccarti gli occhi di dosso. Più volte erano capitati momenti simili, ed erano stati proprio quei momenti ad allarmarti, perché avevi riconosciuto nei suoi sguardi le stesse espressioni che, sempre più spesso, assumevi quando osservavi Jon.

Era notte fonda quando il telefono di casa prese a suonare. Scarlett registrò il rumore degli squilli come lontano e irreale, ma quando si sforzò di aprire gli occhi e capì che era veramente il maledetto aggeggio di casa sua, scostò bruscamente le coperte e strisciò verso la cucina. Lo fece solo perché sua madre era ancora a lavoro e, data la loro leggendaria fortuna, poteva essere successo di tutto in quella tavola calda sulla statale dove passava le sue notti a versare caffè a camionisti idioti e lerci.

"Pronto?" dall'altro lato nessuno parlò.

"Pronto?" Scarlett pronunciò di nuovo quella parola con un po' più di convinzione. No, in realtà era già seccata. "Se svegliare le persone nel cuore della notte per poi startene in silenzio è la tua idea di divertimento, ti avviso che hai fatto..."

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