cinque;

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"Buongiorno Lena, è domenica e oggi hai un appuntamento con Mattia Polibio" dice Blake al telefono imitando una sorta di voce registrata. Onestamente mi sono appena svegliata, nonostante siano le 10:13 di mattina e io sia una persona mattutina - beh tralasciando i giorni post sbornia.

"So che me ne pentirò, ne sono sicura."affermo ridacchiando.

"Preparati, la partita inizia alle 11:15, passo a prenderti alle 10:50" dice schioccando le labbra facendo il suono del bacio.
Mi alzo, accendo l'acqua nel box doccia e mi ci butto subito, come dice mio padre: non c'è niente di meglio di una fredda doccia mattutina.

Una volta uscita mi avvolgo un asciugamano intorno al corpo come sempre ed esco con le mie ciabatte di plastica dell'Adidas. Scelgo un outift composto dalle prime cose che sono venute a contatto con la mia mano: dei pantaloni della tuta grigi e un top nero. Siamo a marzo e nonostante ci sia caldo, siamo comunque in New Jersey: lo stato con più instabilità meteorologica di tutta l'America. Voglio dire, se ieri avesse piovuto oggi potrebbe anche esserci un sole che spacca le pietre.
Mi asciugo tranquillamente il corpo e i capelli rimanendo in biancheria intima. Woah, devo dire che i succhiotti sembrano fatti bene, si vede ancora la sfumatura violacea.
Sento una notifica dal mio telefono, ma vedendo l'emittente non ho proprio voglia di aprirlo. Vedo solo l'anteprima.

[mattiapolibio]
ci vediamo oggi !!

Ugh, non ci conosciamo nemmeno e sembra più attaccato di una cozza.
Lo lascio perdere e continuo a prepararmi vestendomi e prendendo da dietro la porta le mie Jordan 1 e la giacchetta di jeans nera.
Sento il clacson della macchina di Blake da fuori, esco, mi chiudo la porta dietro e lo raggiungo.

"Indovina" dico allacciandomi la cintura.

"Non hai fatto colazione?" prova a risolvere il mio indovinello.

"Esatto, ciambella?" propongo.

"Ugh... va bene" accetta prendendo la strada per il nostro forno di fiducia.

-

"Adams, Foster, venite qui" ci chiama il coach Garcia, "Dovete andare nello sgabuzzino a prendere i palloni, questa è la chiave" dice porgendoci una chiave nera.

Annuiamo e andiamo dentro alla scuola per fare come ci ha detto.

"No!" si sente da una voce in lontananza ridendo "Giura, non ci credo"
La ignoriamo completamente e continuiamo a fare il compito richiesto dal professore.
Prendo il sacco impolverato e lo riempio con i palloni bianconeri del cesto di ferro, mentre Blake giocherella con la serratura e il mio telefono, che gli ho affidato. Finisco di riempire il sacco e lo butto dietro di me, mi assicuro di non avere lasciato nessun pallone e risento la voce che qualche minuto prima ridacchiava.

"Oh, hey, che fai?" chiede qualcuno sporgendosi.
Mi giro per vedere chi fosse e noto Mattia con la sua divisa dell'Adidas verde militare, ma Blake sembra essersene già andato con i palloni.

"Io e... io e il mio amico stavamo prendendo i palloni" lo informo frustrata.

"Beh, sembra che il tuo amico non ci sia" aggiunge lui entrando nella minuscola stanza, nello stesso momento in cui è dentro si sente il tonfo di chiusura della pesante porta. Mi avvicino a essa provando a tirare giù la maniglia e spingere, ma niente, sono incastrata dentro insieme a Polibio.

"Cazzo!" impreca lui spostandomi violentemente e provando a fare la stessa cosa che facevo io.

"Basta che stai calmo. È inutile fare così, si apre solo dall'esterno."

"Beh, prova a scrivere a quello scemo del tuo amico" esclama.

"Punto primo: non chiamarlo scemo." dico convinta "Secondo: ha lui il mio telefono... però concordo che è scemo, se non ti avesse scritto probabilmente non ti conoscerei" mormoro.

"Che intendi?" mi chiede alzando la testa.

"Intendo che ti ha scritto lui dal mio telefono" confesso facendo roteare gli occhi.

"Dovevo aspettarmelo" dice ridendo.
Decido di ignorarlo e continuare a girarmi i pollici.

"Senti, io avrei una partita da vincere" afferma.

"E io una reputazione da conquistare se è per questo" ribatto.

"Possiamo chiaramente capire quale sia l'obiettivo più difficile da raggiungere" commenta sbuffando.

"La mia reputazione"
"La mia partita" diciamo in contemporanea.

"Sei impazzito? Grazie alla tue foto, di cui non so nemmeno se sono io la ragazza, vengo vista come una puttana!" esclamo arrabbiata.

"Ho sentito della tua schiena" cambia argomento.

"Buono a sapersi"

"Posso vedere?" chiede.

"Ormoni, eh?" ironizzo.

"Dai, girati e fa vedere"
Mi tolgo la giacca di jeans e sto di spalle. Si avvicina lentamente e alza anche il top. Al suo tocco rabbrividisco, non credo che qualcuno sia mai riuscito a farmi un effetto così tanto forte.

"Uhh! Sembra che ci siamo divertiti sabato" commenta ridacchiando.

"Sì, beh, io mi sto divertendo un po' meno" dico.

Avvicina il viso alla mia spalla lasciando lo stampo delle sue labbra e continua così fino ad arrivare all'orecchio, ne morde il lobo e continua con i suoi baci. Tiro indietro la testa a causa dell'eccitazione.

"Mattia! Sei lì?" urla una voce dall'esterno.

"Sì" risponde staccandosi dal mio corpo.

"Il coach mi ha mandato a cercarti, sbrigati! Iniziamo tra due minuti!" avvisa il ragazzo.

"Apri la porta, non si apre da dentro" lo informa Mattia.
Esce, ma prima di sparire dal mio campo visivo mi fa l'occhiolino sorridendo.
Non so cos'abbia quel ragazzo, ma mi fa perdere la testa.

Esco anche io e una volta sulle tribune cerco gli occhi di Blake, è in seconda fila all'estrema destra.

"Tu sei un coglione!" esclamo sedendomi vicino a lui.

"Che avete fatto?" chiede con un sorriso malizioso.

"Niente, però gli ho detto che gli hai scritto tu" confesso ridendo.

"Cosa?! Sei seria?" domanda sconvolto. Annuisco al suo quesito e prendo un sorso dalla mia bottiglietta d'acqua.
"Tu sei fuori. Almeno vi siete toccati senza sputarvi uno sull'altro?" continua.

"Nah, lo insultavo e basta" mento facendo spallucce.

"Mhm... ma intanto ti ha appena fatto l'occhiolino..." dice sorridendo. Ossignor, di nuovo, un altro occhiolino, quello nello sgabuzzino non bastava...

"Morto di figa..." dico alzando gli occhi al cielo.

"Sicura di non aver fatto niente?" richiede.

"Più che sicura, lo saprei. Non sono ubriaca e sicuramente niente foto, non mi ha neanche detto se sono io la ragazza di quella immagine" dico non pensando alle parole pronunciate.

"Quindi avete parlato?" chiede confuso.

"Due paroline" butto lì per non destare sospetti.
Non voglio dirlo a Blake, non ho un motivo ben preciso... è solo che non me la sento.

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