Capitolo uno

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Lisa prese la sua valigia e si incamminò verso l'uscita dell'aeroporto.  Le lancette dell'orologio che portava al polso, indicavano le tre mezza del pomeriggio.

Era la prima volta che veniva negli Stati Uniti. Fino ad ora non era mai uscita dall'Europa. Sua zia, Adele, era stata chiara. Andava lì per studiare no per divertirsi. Il suo unico compito era quello di seguire le lezioni, dare gli esami e obbedire a suo zio, Hannibal. 

Adele era convinta che Hannibal sarebbe stato un tutore perfetto per la nipote di diciannove anni. Inoltre Hannibal aveva una conoscenza infinita che faceva invidia a molta gente di un certo livello. Conosceva l'arte della medicina, dell'arte, e della buona cucina. Quando erano ragazzi, più di una volta Hannibal le aveva dato una mano nei compiti scolastici. E ora Adele li affidava la sua nipote scapestrata. 

Lisa si portò una mano davanti agli occhi, la luce del sole era più forte lì che a casa sua. Un odore forte di patatine appena tirate fuori la fece voltare. Persone di ogni età e etnia uscivano trascinando grosse valigie prima di andare a salutare i propri cari. Lisa con gli occhi cercò suo zio ma non lo vide tra la gente. Al telefono, le aveva detto che l'avrebbe aspettata fuori, vicino alla fermata dei bus. Lisa si chiese se non fosse arrivata troppo in anticipo ma poi vide un uomo farsi spazio tra la gente. Era lui. Impossibile non riconoscerlo. 

Hannibal era alto, troppo alto. Spalle larghe,  volto magro. Aveva due grandi occhi neri che ti scavavano dentro. Lisa sapeva molto bene che suo zio metteva più delle volte soggezione. Vide una donna guardarlo con occhi velati di chi ha trovato qualcosa di interessante e spera che la sua attenzione si sposti su di lei. Lisa sorrise divertita. Hannibal era un uomo attraente. Ovunque andasse attirava l'attenzione su di lui. Anche ora. 

Sollevò una mano e lui ricambiò il gesto.

" Lisa Thompson." disse tutto serio.

" Zio Hannibal, è bello vederti" disse lei imitandolo prima di scoppiare a sorridere.

Hannibal li posò una mano sulla spalla e strinse piano. Negli anni Lisa aveva imparato a conoscere suo zio. Hannibal non era un uomo qualunque. Era una biblioteca vivente. Non sapevi qualcosa? Bastava rivolgersi a lui che conosceva la risposta. Eccelleva in quasi tutto ma aveva qualche problema a relazionarsi con il prossimo. Forse perché era un cannibale sociopatico?

Adele l'aveva messa in guardia su quest'ultimo punto. Hannibal era un cannibale, lei no. Questo voleva dire: " mai fidarsi di un piatto che ti mette davanti, quel sociopatico." E questo lì ricordò che in tasca aveva dei soldi per comprarsi la cena di quella sera. Ma allo stesso tempo non voleva offendere suo zio. Quindi cosa fare? Fingere che di colpo la carne umana era diventata il suo piatto preferito oppure no? Ci avrebbe pensato più tardi si disse.

La casa di Hannibal era immensa. Situata a pochi passi dalla città, aveva un bel giardino all'inglese. All'entrata c'era un cane seduto che faceva la guardia. Era in marmo puro. L'enorme bestia aveva la bocca spalancata e un espressione minacciosa. Vicino al campanello c'era scritto un nome. Quello di suo zio, preceduto da "Dottore" .

Hannibal, da molti anni ormai aveva lasciato le aule delle università più prestigiose per aprirsi uno studio tutto suo come psicologo.  Esercitava nella ala est della casa. 

Hannibal tirò fuori le chiavi e aprii la porta. Lisa fu la prima ad entrare. Molti odori, tra cui quello di una cipolla, le diedero il benvenuto in casa Lecter. Hannibal le spiegò brevemente dove avrebbe dormito per un anno. Le camere erano al piano di sopra, la sua si trovava a sinistra vicino al bagno. Mentre quella di Hannibal era in fondo al corridoio. Alla sua sinistra, dopo il corridoio c'era lo studio di suo zio dove accoglieva i pazienti. Era severamente vietato entrarci se non per delle eccezioni dell'ultima ora. La cucina era davanti a lei. Se voleva poteva andare a fare la spesa, il problema soldi non esisteva, se ne sarebbe occupato lui d'ora in poi. In garage c'era una macchina vecchia, destinata unicamente a lei. La zia Adele lo aveva avvisato che Lisa era fresca di patente. E lui aveva sistemato un vecchio rottame per la nipote. 

L'idea di poter guidare la elettrizzava. A Venezia non aveva mai usato la macchina se non per rare eccezioni  come quella di riaccompagnare un amica o tornare da una festa. Basta battelli o autobus, sarebbe andata all'università in macchina. Felice di questa cosa, non udii più le parole di suo zio e saltellando per tutta casa raggiunse la sua stanza da letto. Anche quest'ultima era molto spaziosa. Le finestre davano sul giardino dietro casa. Qualcuno si era occupato dell'arredamento. Era tutto così delicato e preciso che Lisa scoppiò a ridere quando saltò sul letto con tutto il corpo. Si sarebbe divertita, pensò. Avrebbe studiato, seguito le lezioni, nuovi amici, nuove feste a cui andare e conoscere per bene suo zio. Poi guardò il soffitto e si chiese se Hannibal fosse stato severo come la zia Adele. In cuor suo sperò di no. 

Dopo aver fatto un giro per tutta la casa, iniziò a disfare le valigie fischiettando un motivetto del cinquecento. Non si accorse che alle sue spalle c'era suo zio che la fissava con le braccia conserte e un certo sguardo a dir poco strano negli occhi.

" Zio?" gridò Lisa, convinta che Hannibal si trovasse da qualche parte e no a pochi passi da lei.

" Capisco perfettamente che per te non sono giovane, ma ci sento bene ancora da entrambe le orecchie, non c'è bisogno di urlare" 

Lisa sobbalzò quando udii la sua voce così vicina. Hannibal sorrise.

" Oh...non sapevo che fossi qui, chiedo scusa. La zia Adele ti ha detto..."

"...detto che devi unicamente studiare e non perdere tempo? Si. E prima che tu possa dire qualcosa, fammi dire che sono perfettamente d'accordo con lei."

" Ma ci saranno delle feste e ..."

Hannibal sollevò una mano e la bloccò.

" Lisa devi studiare, hai scelto una facoltà non facile. Potrai andare a una solo festa se per te è così importante. "

"Oh grazie!"

" Bene. Se hai bisogno io sono giù."

Hannibal chiuse piano la porta della stanza di Lisa e scese al piano di sotto. 






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