Capitolo tre

48 3 0
                                    

Lisa si risvegliò in un letto non suo. Non li apparteneva. Neanche quella stanza era sua. Nulla di tutto ciò che le circondava non le apparteneva. Prima di ricordarsi dov'era passò qualche secondo di puro panico dove odori si mescolavano tra di loro causando così ancora più confusione.

Iniziò a contare, come li era stato insegnato. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette...

E continuò fino a quando tutto o quasi tutto fosse sotto controllo. Allora ritornò a dormire o meglio a cercare di chiudere occhio. Non ci riuscii. Dopo il terzo tentativo decise che era inutile rigirarsi nel letto. Meglio alzarsi e bere un bel bicchiere d'acqua fresca, si disse. E così fece.

Mise il naso fuori dalla camera. Tutto era buio. C'era una calma che le dava i brividi. Dov'era l'interruttore? Sinistra? Destra? Non ricordava. E più cercava con le dita l'interruttore che avrebbe cancellato l'oscurità, il suo cervello si domandava se doveva temere qualcosa.

Lisa si fermò e udii. Era il suono di un coltello. Proveniva dalla cucina. Al piano di sotto. Deglutii. Hannibal era sveglio. L'idea di incontrarlo a quell'ora della notte non la entusiasmava molto ma aveva bisogno di quel benedetto bicchiere d'acqua per calmare i suoi demoni interiori. 

Finalmente trovò l'interruttore della luce e il corridoio si illuminò. Lisa, silenziosamente, chiuse piano la porta alle spalle e scese le scale che portavano al piano di sotto. Lungo le scale vi era un enorme biblioteca colma di libri. La prima volta che l'aveva vista si era promessa di chiedere in prestito un libro a suo zio. C'era di tutto. Dalla cucina filippina alla rivoluzione francese. 

La porta di cucina era socchiusa e Lisa potè vedere suo zio in azione. Stava tagliando alcuni asparagi. Le dava le spalle e per un attimo la ragazza ammirò i muscoli della schiena sotto la camicia a quadri. Hannibal faceva sembrare tutto un dipinto. Anche ora. Lui era il protagonista del dipinto e tutto quello che lo circondava era solo la cornice dello sfondo. 

Poi Lisa fece quello che mai avrebbe dovuto fare. Annusò, come un segugio durante una caccia alla volpe. E quello che sentii le fece brontolare lo stomaco. Il brontolio fece voltare Hannibal con ancora la lama del coltello sollevata ad altezza volto. Vide Lisa in piedi dietro alla porta e le fece cenno di entrare.

Lisa, sentendosi in colpa per averlo disturbato, aprii piano  la porta e scivolò dentro come un anguilla.

" Pensavo che dormissi..."

" Ed era così. Ho fatto degli incubi. Posso prendere un bicchiere d'acqua?"

Hannibal la fissò per un breve momento poi annuii.

" Ne vuoi parlare?"

"Di cosa? Dei miei incubi? No..."

" Ti farebbe bene."

Lisa prese il bicchiere e lo mise sotto il rubinetto e lasciò che l'acqua scorresse fino a quando il bicchiere non fu colmo allora lo tolse e se lo portò alla bocca.

" Non penso..."

Hannibal sorrise e continuò a tagliare gli asparagi. 

" Non ti obbligherò di parlarmi dei tuoi incubi ma se in futuro ti venisse voglia di farlo, sappi che la mia porta è sempre aperta, a qualsiasi ora."

Lisa guardò suo zio con gratitudine. Sua zia Adele aveva sempre descritto Hannibal come un essere freddo privo di sentimenti.

" Un attore, ecco cos'è. Non vorrei mandarti da lui, ma non ho nessun altro. Per favore, tesoro, stai molto attenta, è un manipolatore." aveva detto sua zia Adele mentre l'aiutava a caricare la sua valigia in macchina.

Ora, in piedi nella cucina, Lisa pensò se fare tesoro delle parole di sua zia o ignorarle completamente. Decise che non avrebbe ignorato del tutto l'avviso di sua zia ma allo stesso tempo sarebbe stata molto aperta con Hannibal. 

" Ti posso offrire qualcosa?" disse ad un tratto mentre stava versando una crema di verdura dentro a una ciottola rossa. 

" No. Avevo solo sete."

" Mai ignorare uno stomaco che brontola, tieni, assaggia"

Hannibal prese una forchetta e la immerse nella crema di verdura. Lisa guardò la forchetta e qualcosa si accese in lei. Un istinto vecchio quanto il mondo impedì che i suoi piedi si muovessero in avanti. Il suo corpo si immobilizzò e i suoi occhi si mossero per la cucina. La prima volta che era entrata nella cucina, aveva solo visto suo zio che tagliava dei semplici asparagi, ma ora sul tavolo vedeva altre cose, come un piatto contenente della carne rossa, della frutta, tre spicchi d'aglio messi in fila con la giusta distanza tra di loro, due coltelli dalla lama lunga, una forchetta da barbecue, un cucchiaio in acciaio e uno in legno. Due pentole grandi e due piccole. Un libro di cucina, scritto a mano, aperto alla pagine quindici. 

Gli occhi di Hannibal si fecero neri come due sfere quando gli occhi celesti di Lisa ritornarono a posarsi su di lui.

" è verdura. Semplicemente verdura" disse lui con voce calma, scandendo ogni singola sillaba.

Lisa strinse i denti così forte da udire dolore alle gengive. Non capiva perché il suo corpo si stesse comportando in quella maniera. Hannibal non era una minaccia o si?

Con molta fatica mosse un piede e poi un altro fino a quando non si trovò con la pancia contro il tavolo. Prese la forchetta dalla mani di suo zio e se la portò alla bocca. La crema di verdura era qualcosa di paradisiaco che fu costretta  a chiedere un pezzo di pane per poterne assaggiarne ancora. Hannibal non nascose la sua soddisfazione nel vederla così affamata.




































HannibalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora