Capitolo 1

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Nevada, 2:10 a.m., 04/02

La corriera sobbalzò, per l'ennesima volta, e lei sospirò. Stava seduta lì da un'eternità, unica passeggera del mezzo pubblico. Lanciò un'occhiata fuori dal finestrino, al cielo scuro e privo di stelle, e rimase a osservare il deserto roccioso che scorreva davanti ai suoi occhi.

Allungò le gambe sul sedile, si sistemò le cuffiette, la musica a palla, e lasciò che le palpebre le si abbassassero.

*

Si svegliò poche ore dopo, il cielo aveva una sfumatura arancione rosato. L'alba, pensò lei. Ed effettivamente sì, era l'alba.
Ho dormito poco, si disse.

Erano le due, quando si era addormentata. Lanciò un occhiata al cellulare: 05:22, segnava.

Sbadigliò di nuovo, e si stiracchiò senza alzarsi.

«Mi scusi?» chiamò. L'autista non rispose.

Lei riprovò, alzando un po' la voce. «Mi scusi?»

«Sì?» fece l'uomo alla guida.

«Ah, ecco.. manca ancora molto? Per arrivare, intendo.»

«Solo qualche ora, non si preoccupi.»
Solo qualche ora? Ma che, è fuori? Sono due giorni che sono l'unica passeggera di questa stramaledettissima corriera! Ci fosse qualcuno con cui parlare..

Sbuffò, e infilò una mano nel borsone alla ricerca di un libro.
Ah, eccolo. Lo tirò fuori e se lo poggiò sulle gambe. Passiamo queste ore..

*
Death City, 10:30 a.m., 04/02

«Eccoci arrivati!»

Si riscosse, e alzò la testa dal libro. «Davvero?» «Certo, davvero.»

Lei spalancò gli occhi e si alzò di scatto, stiracchiandosi velocemente. Poi frugò nel borsone, alla ricerca del portafoglio.

Lo trovò subito, ed estrasse una banconota per pagare l'autista della corriera. Gliela consegnò, prese il borsone, poi saltò giù dal mezzo, ringraziando l'uomo.

Quello partì, e lei rimase a osservarlo mentre si allontanava, lasciandosi dietro una nuvola di polvere.

La ragazza si girò, e osservò Death City che si stagliava davanti a lei.

Dopo un po' si decise, e si incamminò per la lunga e ampia via principale della città, il borsone, appoggiato su un unica spalla, che le rimbalzava ritmicamente contro la gamba a ogni passo.

Arrivò alla fine della strada una dozzina di minuti dopo. Alzò lo sguardo: davanti a lei c'era la scalinata che portava al piazzale della Shibusen.

La ragazza si preparò, mise un piede sul primo gradino, prese un bel respiro e salì di corsa. Tra non molto lo rivedrò, si disse, chissà come la prenderà, però...

*

Arrivata su, si fermò e osservò la maestosa struttura della Shibusen che torreggiava su di lei. Era perfettamente simmetrica, notò lei.

Diede uno sguardo al cellulare. Le undici meno dieci..

Gli studenti erano sicuramente in classe, o ad allenarsi. Se trovassi il campo degli allenamenti, forse potrei trovare un insegnante..

Si diresse verso un sentiero che sembrava portare dietro la scuola; giunse così a un ampio campo, dove vari studenti, maestri e armi, si allenavano, scambiandosi duri colpi.

Si avvicinò ad un alto muretto e vi si sedette sopra, osservando la classe nello spiazzo. C'era uno strano tipo in piedi accanto ai maestri d'armi: probabilmente l'insegnante. Ad un suo cenno, la classe si riunì; lui parlò per un po', poi si diresse verso la scalinata che portava al muretto su cui era seduta lei. L'uomo fece i gradini rapidamente, e si fermò davanti alla giovane. Aveva varie cicatrici sul viso, e una strana vite sul lato della testa.

«Hai bisogno di qualcosa?» domandò. «A dire il vero, sì. Vorrei iscrivermi alla scuola.»

«Iscriverti, uh?..» lui borbottò, apparentemente pensieroso, ruotando la vite quasi d'istinto. Questa cosa mette i brividi.. Sembra Frankenstein..

«Okay, nessun problema.» fece lui. «Ti accompagnerò io dal preside. Aspetta solo un secondo.»

Lui tornò giù, scambiò due parole con gli studenti -che annuirono- e risalì.

«Andiamo»

*

Stavano camminando nei corridoi già da un po', quando l'insegnante si presentò. «Sono un insegnante qui alla Shibusen, come devi aver capito. Mi chiamo Franken Stein.»
Mi sta prendendo in giro?

«Okay» fece lei.

Arrivarono davanti a una porta rossa e si fermarono. «Shinigami-sama? Sono Stein. Ho una nuova allieva qui con me.»

Non ci fu risposta, ma la porta si aprì e i due entrarono. Una serie di ghigliottine si parò davanti a loro, a formare un lungo corridoio. Stein incitò la ragazza con un gesto della mano, e proseguirono il cammino fino ad arrivare in una specie di radura sopraelevata di pochi gradini rispetto al resto del terreno.

Lì stava uno spettro nero, di spalle. Poi si girò, agitando le sue enormi mani bianche in quello che doveva essere un saluto, ed esclamò allegramente: «Quindi tu sei la nuova allieva? Ma che carina che sei! Sei un arma? Una maestra d'armi? Da dove vieni? Quanti anni hai? Oh sì, e come ti chiami?»

Lei aspettò che lui finisse la sua raffica di domande prima di rispondere. Mentre lo spettro parlava, Stein si chinò verso di lei e le sussurrò in un orecchio: «Tranquilla, è sempre così. Ci farai l'abitudine.» Lei annuì, poi si voltò di nuovo verso lo shinigami.

Rispose alle domande nell'ordine in cui le erano state poste: «Sì, sono la nuova allieva. Sono un'arma, non una maestra d'armi. Sono americana. Ho 14 anni. Oh, e il mio nome è Echo Evans. Sono la sorella di Soul Evans.»
Lo shinigami parve sorpreso: «La sorella di Soul? Sei la sorella di Soul Eater Evans?»

«Eater?» domandò Echo.

«È un soprannome.» intervenne Stein.

Intanto Shinigami continuava la sua nenia: «Ooh, avrei dovuto capirlo, avrei dovuto capirlo! Gli assomigli così tanto! Gli stessi occhi rossi, gli stessi capelli bianchi, la stessa carnagione abbronzata.. Ah, povero me! Come ho fatto a non capirlo prima?»

Lo shinigami scosse la testa, si diede una pacca sulla maschera e sembrò tornare serio. «Bene, allora cosa devo dirti, se non.. benvenuta alla Shibusen, Echo Evans! Sarai nella classe di Stein, dove c'è tuo fratello.» «Ah, a proposito di questo.. non fate sapere a mio fratello che sono qui, non ancora. Non lo sa, e scommetto che si arrabbierebbe. Vorrei dirglielo io.»
«Ooh, ma nessun problema, piccola mia! Intanto, puoi alloggiare qui alla Shibusen, finché non avrai una stanza. Stein, guidala a una delle stanze libere.»

«Certo, Shinigami-sama. Andiamo, Echo.» rispose lui.

«Okay» fece lei, «grazie mille, Shinigami-sama.»

E si allontanò, seguendo il professor Franken Stein.

ANGOLO AUTRICE ~
Salve a tutti, e grazie a chiunque abbia aperto questa fanfiction!
Sono l'autrice, Anna.
Questa è la mia seconda fanfiction, prima a capitoli e prima su Soul Eater. È solo un tentativo, ma spero di poter andare avanti con questo esperimento.
Spero che sarete in molti a leggere, e in molti a commentare: vorrei, infatti, che mi faceste sapere che ne pensate del mio stile, cosa dovrei cambiare e cosa no.
Accetto le critiche, ma mi piacerebbe che fossero costruttive, e non solo qualcosa tipo "La tua fanfiction fa schifo, dovresti rinunciare" e bla, bla, bla.
Detto questo, non credo che inserirò uno spazio autrice in ogni capitolo, ma solo di tanto in tanto.
Ora, vi ringrazio nuovamente, e ci vediamo -spero- nel prossimo capitolo. Anna

-brotherhood-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora