Capitolo 3

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Death City, 4:30 p.m., 05/03

Soul ed Echo si allontanarono, lui con le mani in tasca e lo sguardo fisso davanti a sé, lei con lo sguardo vacuo e mobile. Si fermarono, dopo una decina di minuti, vicino ad un campo da basket e si sedettero su una panchina. Rimasero zitti per un po', ed Echo cercò in tutti modi di non guardare il fratello.

«Hai intenzione di parlare, o siamo venuti qui per ammirare il paesaggio?» domandò infine Soul.

«Ah, Soul, io..!» iniziò Echo, interrotta però da Soul.
«Perché mi hai disubbidito? Me lo avevi promesso, Echo.» Il tono di voce di Soul era piatto, ma sembrava ferito.
«Soul..» mormorò lei.
«Non voglio che ti succeda niente, Echo.» riprese lui. «Volevo che tu fossi al sicuro, non che venissi qui a mettere la tua vita in pericolo.» Soul si era alzato, e ora camminava davanti alla panchina.

Echo si alzò di scatto, si avvicinò e lo abbracciò. Soul rimase sorpreso per un istante, poi sorrise e ricambiò l'abbraccio, stringendola a sé.
«Mi dispiace» sussurrò Echo, «...ho sentito di quello che avevi fatto. Di quello che tu e la tua maestra d'armi avevate fatto. Avete sconfitto il Kishin, e io non volevo restare lì a guardare. Volevo dare una mano, dare una mano al mondo e..» Echo non terminò la frase.
Soul sorrise. «Okay.» fece poi.
«Non sei arrabbiato?» Gli chiese Echo.
«No. Ma non lo ero neanche prima.» Echo gli lanciò un'occhiata, come a dire "mi prendi in giro?".
«Okay, forse quando ti ho visto entrare in classe lo ero, un pochino.
«Un pochino?» Echo rise. «Ma se ti sei alzato in piedi e hai sbattuto le mani sul banco! Eri furioso, dovevi vederti!»
Soul rise con lei, poi si fermò, guardandola. «Sai, in realtà sono contento che tu sia qui. Mi sei mancata.»
Echo arrossì. «Non sono da te queste dichiarazioni, sicuro di non avere la febbre?»
Soul scosse la testa. «Andiamo, torniamo indietro. Ti presenti i miei amici. Anche se, beh, Star lo conosci già.» Echo annuì.
«È un tipo strano, ma è forte.» constatò lei, seguendo il fratello che si era già avviato.

*

I due fratelli arrivarono che il cielo aveva già una sfumatura arancione. Maka era con Black Star, Tsubaki e altre tre persone che Echo non conosceva.
«Siete tornati!» esclamò Maka, saltando giù dal muretto su cui era seduta. «Tutto risolto?» domandò poi ad Echo.
«Sì» rispose lei.
«Allora, sorellina.» disse Soul. «Ti avevo detto che ti avrei presentato i miei amici, ed eccoci qua.» Si avvicinò ai tre che non conoscevo, due ragazze ed un ragazzo. Presentò prima le ragazze. «Loro sono Liz Thompson...» e indicò la ragazza bionda più alta, che accennò un saluto «...e Patty Thompson.» La bionda più bassa sembrò non accorgersi di essere stata nominata e continuò a guardarsi in giro. «Lui è Death the Kid.» disse infine, presentando il ragazzo. Era un tipo strano, pensò Echo. Aveva i capelli neri, con tre linee bianche orizzontali, parallele, che però si trovavano solo su metà della capigliatura. Aveva intensi occhi dorati, che misero Echo a disagio, e una pelle pallidissima. Lui la fissò per un po', poi i suoi occhi brillarono e lui esclamò «SIMMETRICA! SEI PERFETTAMENTE SIMMETRICA!»
Echo rimase sbalordita. «E-eh?» riuscì a dire poi.
«Ah, lascialo perdere» le disse Liz. «È sempre così, ormai ci abbiamo rinunciato.»

«Kid è il figlio di Shinigami-sama.» spiegò Tsubaki.
«Figlio?!» Echo era ancora più sbalordita. «Shinigami-sama ha un figlio?!»
«Sì» si intromise Black Star. «MA NON SARÀ MAI UN DIO ALL'ALTEZZA DEL SOTTOSCRITTO! AHAHAHAH!»

Tutti scossero la testa, e l'azzurro li guardò storto. «Beh? VOI NON CAPITE LA MIA GRANDEZZA!» esclamò di nuovo.
Maka, ignorandolo, si voltò verso Echo. «A proposito, stavo pensando.. tu dove vivi adesso?»
Echo batté le palpebre. «Alla Shibusen, in una stanza che mi ha assegnato Shinigami-sama.»
«Capisco..» mormorò lei. «Ehi, Kid!» esclamò poi la maestra della falce, voltandosi verso il ragazzo. «Che ne diresti di farla vivere da te?»
Echo la guardò, gli occhi spalancati. «Maka, non è un problema vivere alla Shibusen! Non vorrei disturbare e..»
Kid la interruppe. «Non disturberesti. Per me non c'è problema. Liz, Patty, che ne dite?»
«Va benissimo. Così avrei qualcuno con cui parlare.» rispose Liz. Echo si morse il labbro inferiore. Si sentiva una stupida a chiedere ospitalità a persone che neanche conosceva. Si sentiva una bambina. Ma, nonostante ciò, ringraziò Kid con un mezzo sorriso. Lui le disse che l'avrebbe aspettata lì mentre prendeva le sue cose, e lei corse dentro, un po' alla cieca.

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