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Un boato mi fa svegliare di soprassalto, ho il cuore in gola ma gli occhi ancora chiusi

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Un boato mi fa svegliare di soprassalto, ho il cuore in gola ma gli occhi ancora chiusi. Con immensa fatica sfrego più volte la pelle delle palpebre, ancora morbida e calda, con le nocche delle dita. Le sollevo con difficoltà per mettere a fuoco l'ambiente attorno a me.
Sono da sola, la fioca luce del mattino si fa spazio tra le fessure ovali delle tapparelle decorando il letto di Liam, già accuratamente rifatto, con una moltitudine di cerchietti ambrati.
La porta d'ingresso vibra ancora ed un susseguirsi deciso di passi rimbomba oltre la parete in gesso, il mio nuovo coinquilino deve essere appena uscito per andare a lezione.

Devo ricordarmi di scambiare due paroline con lui non appena rientrerà.

Ancora addormentata allungo la mano verso il comodino per controllare l'orario dal cellulare.
Con mia sorpresa lo trovo completamente sommerso da notifiche, minimo venti chiamate da El accompagnate da altrettanti messaggi.
Mi allarmo mettendomi a sedere sul materasso per poi lasciar cadere pesantemente il polpastrello dell'indice sullo schermo, proprio sopra al quadratino verde di Whatsapp.

Cazzo meccanica razionale!!

Sono le 9.05, il corso comincia tra una manciata di minuti quindi sono ancora potenzialmente in anticipo. Con un balzo salto giù dal letto e mi fiondo in bagno per lavarmi, indosso l'outfit che già la sera prima avevo accuratamente scelto e, in un attimo, sono fuori dalla stanza.

La suola delle scarpe risuona decisa contro il pavimento marmoreo dei corridoi dando vita ad un ritmo serrato, veloce ma non affannato. No, nessuno ha mai avuto l'onore di vedere Caitlyn Brook correre.
Al massimo camminare velocemente, ma MAI correre.

Se mai un giorno mi vedrete correre allora sarà meglio che cominciate a correre anche voi, parola mia.

Sbuffo ricordandomi che l'ingresso dell'aula è situato accanto alla cattedra, il che vuol dire che l'idea di sgattaiolare dentro senza che nessuno se ne accorga è irrealizzabile. Immagino il capo privo di capelli del professore, già all'interno, abbassato sulla valigetta mentre cerca, rovistando indaffarato, le dispense del corso. Gli occhiali dalla montatura pesante che gli scivolano giù lungo il naso, la fronte corrugata ma gli occhi sempre docili e gentili.

Senza indugiare ulteriormente, appoggio il palmo della mano sulla maniglia della porta e la apro entrando in aula.

"Buongiorno" esclamo davanti al muro di studenti che si innalza di fronte a me, cercando con gli occhi tra la marmaglia di gente i volti delle mie due amiche.

Una voce severa sporca il silenzio in cui è piombata la classe e mi porta a girare lo sguardo in direzione della lavagna "Le sembra questo l'orario di arrivare a lezione signorina?"

Il timbro è un po' più roco di quello che ricordavo ed anche lievemente più giovanile.
Un paio di occhi verdi mi osservano accigliati, cupi. Un braccio è alzato, punta verso il nero intenso della lavagna imbrattato da qualche scarabocchio in gesso. La sua pelle è ricoperta da tatuaggi, parzialmente nascosti da una camicia bianca aderente che gli fascia il corpo. Un paio di bottoni del colletto sono lasciati slacciati, le maniche minuziosamente ripiegate per non sporcare il cotone con il gesso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 08, 2021 ⏰

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