4: JIMIN, PIENO DI SORPRESE

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Yoongi rivide Jimin solo la sera, quando s'incrociarono per caso sul punto di andare in spiaggia. Il biondo stava andando a cambiarsi il costume (umidiccio, probabilmente per l'ultimo bagno del pomeriggio) che doveva essersi rimesso dopo le sue prove dietro il sipario; il maggiore, invece, stava andando a prenderne uno. Non che fosse intenzionato a toccare l'acqua, ma i pantaloni erano davvero scomodi, in spiaggia, soprattutto se pieni di sabbia.

«Che ci fai qui?»

Proprio mentre Yoongi diceva queste parole in un tono scherzoso a Jimin, un bambino corse verso il minore, afferrandogli la maglietta e tirandola verso il basso, per attirare la sua attenzione. In tutta risposta lui abbassò lo sguardo e gli carezzò la testa con un sorriso smagliante, che coinvolse anche Yoongi, forzandolo a seguirlo a ruota.

«Hey, tesoro. Dov'è la tua famiglia?»

«Grazie, adesso sono anche "tesoro"? Wow, Jimin, pieno di sorprese.»

Il bambino guardò prima il biondo e poi Yoongi, alternando lo sguardo fra i sorrisi che si stavano scambiando, l'uno più splendente dell'altro.

«Adesso vuoi anche che ti chiami tesoro?»

«Yongho! Per carità, smettila di annoiare quel povero ragazzo!»

Un uomo con in spalla una rete piena di giochi da spiaggia stava andando loro incontro, con gli occhi fissi su quello che Yoongi pensò essere suo figlio, mentre le sue infradito facevano rumore con l'attrito della sabbia sulla suola e il pavimento.

«Oh, non si preoccupi, è tutto okay.»

Rispose invece Jimin, calmo e sorridente, sotto lo sguardo indagatore del menta. L'uomo prese la mano che il bambino gli stava porgendo, salutando entrambi i ragazzi con alcuni sorrisi di scuse e andandosene parlottando col bambino su quello che fosse giusto fare e quello che invece non andava fatto.

«Vorresti chiamarmi tesoro?»

Il menta incrociò le braccia al petto, fingendo che la cosa lo toccasse solo in modo superficiale, morendo dentro con il cuore che galoppava furiosamente.

«Vorresti che lo facessi?»

Una cosa era certa: non avrebbero mollato neanche sotto tortura. Si scambiavano occhiate di sfida, ma entrambi, sotto sotto, volevano una risposta sincera. Magari un sì, ecco.

«Tsk.»

Esordì Yoongi, cominciando a camminare e guardando fisso davanti a sé il dormitorio che condividevano gli animatori, sentendo una serie di versetti alle sue spalle, dove Jimin stava, all'insaputa del menta, insultandosi e lodandosi mentalmente, insieme, diventando di un acceso rosso e scuotendo le mani come se questo potesse salvarlo dall'andare a fuoco. Ma ben presto si rese conto di aver perso di vista Yoongi, già entrato nel dormitorio, quindi con una corsetta entrò nella stanza che condividevano, trovandolo intento a cercare un determinato costume nella valigia mezza sfatta.

«Hai già iniziato a farla?»

Tutta la felicità accumulatasi sul volto di Jimin per quel minimo battibecco (che trovava adorabile) fra lui e il maggiore stava scivolando via. L'idea che partisse non gli era mai stata a genio, fin da quando aveva scorto la vera persona che si nascondeva in Yoongi. Seppur fossero passati solo due mesi dal loro primo incontro, Jimin trovava nel maggiore una persona più che semplicemente compatibile con se stesso. Il modo in cui entrambi capissero i pensieri dell'altro al volo, il modo in cui bastava una cosa divertente per uno a farli sorridere entrambi mentre si cercavano in un gruppo ben più numeroso di due, il modo in cui erano inevitabilmente attratti dall'altro, anche solo in maniera innocente, involontaria: tutte cose che lo facevano stare bene, per un nonnulla. Jimin si ritrovò a pensare a tutte le volte in cui aveva cercato Yoongi fra mille persone e si fosse rilassato avendolo vicino, a contatto con lui per un minimo lembo di pelle.

«Sì. Ieri sera, tardi. Già dormivi.»

Yoongi non alzò lo sguardo mentre rovistava inutilmente nella valigia, smontando pile di indumenti puliti che già aveva piegato accuratamente. Forse pensava che così facendo il giorno si sarebbe allungato, lasciandogli più tempo per stare in quel posto, con quelle persone. Con Jimin.

«Capisco...»

Il biondo stava fissando con così tanta intensità quelle maglie e quei pantaloni che, se avesse avuto laser al posto degli occhi, avrebbe bruciato il terreno fino a trovare il centro della terra.

«Non devi cambiarti?»

Sentendo del disagio che cresceva nella stanza, Yoongi si era alzato, chiudendo la valigia con un tonfo. Jimin distolse lo sguardo, finendo con gli occhi incatenati ai suoi, per poi scappare velocemente da tutte quelle parole non dette che ci trovò dentro.

«Certo, certo. Ci vediamo fuori.»

E Yoongi uscì, con un lieve cenno della testa e mille pensieri che si accalcavano per occupargli la mente e Jimin che spingeva, da dentro, per prendersi tutta la sua attenzione.

LA COLLANINA DI CONCHIGLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora