La sposa, capitolo extra: legende napoletane

51 18 6
                                    

*Ritratto: Carlo Gesualdo, principe di Venosa

1. Maria D'Avalos

La notte del 18 ottobre del 1590 Palazzo Sansevero fu oggetto di uno dei più efferati delitti d'onore che la tradizione napoletana ricordi. La morte di Maria D'Avalos e del suo amante, il duca d'Andria Fabrizio Carafa, per mano del marito di lei, il madrigalista Carlo Gesualdo, principe di Venosa e grande amico del poeta Torquato Tasso, di cui musicò infatti diversi testi.
L'onta del sangue per lavare il disonore: Carlo Gesualdo non esitò nemmeno a far esporre i due cadaveri, nudi e sanguinanti, all'ingresso del palazzo. A tale efferatezza si aggiunse anche l'oltraggio di un monaco domenicano, un gobbo, una sorta di sagrestano, il quale, infilatosi verso tarda notte nel palazzo, diradatasi ormai la folla di curiosi e ritiratisi i servi, violò il corpo esanime della D'Avalos.
Temendo la vendetta dei Carafa, il principe di Venosa fuggì da Napoli, trovando rifugio nel castello di Gesualdo, di origine longobarda e suo feudo. Qui visse per diciassette anni, privo di serenità e con un profondo senso di colpa che invase permanentemente la sua coscienza. Si suppone che in quel castello abbia fatto addirittura uccidere il figlioletto concepito da Maria, credendo, nella sua paranoia, che somigliasse di più al duca d'Andria.
Acquistato dalla famiglia Sangro di Sansevero, fu volontà soprattutto del famoso principe Raimondo de Sangro operare una restaurazione del palazzo che cancellasse il tragico episodio che lo aveva brutalmente segnato. Nel 1889 un'ala dell'infausto edificio crollò e l'incidente fu subito messo in relazione con il delitto in questione, in seguito al quale infatti il palazzo e chi vi abitava erano stati maledetti fino alla settima generazione.
Condannato al dolore eterno, il fantasma della bellissima Maria si dice vaghi da allora ogni notte per le buie strade di piazza San Domenico Maggiore e dintorni. In vesti succinte, i capelli mossi dalla brezza, si aggira afflitta alla ricerca del suo amante, emettendo un lungo grido agghiacciante che tuttora lascia i brividi a chi ha la sventura di ascoltarlo. In altri casi emette invece un sibilo somigliante a un soffocato lamento.

2. Il capitano

Si racconta che una giovane promessa sposa era molto devota al teschio del capitano, e che si recava spesso a pregarlo e a chiedergli grazie. Una volta il fidanzato di lei, scettico e forse un po' geloso delle attenzioni che la sua futura moglie dedicava a quel teschio, volle accompagnarla e portandosi dietro un bastone di bambù, lo usò per conficcarlo nell'occhio del teschio (da qui l'aition dell'orbita nera), mentre, deridendolo, lo invitava a partecipare al loro prossimo matrimonio.

Il giorno delle nozze apparve tra gli ospiti un uomo vestito da carabiniere. Incuriosito da tale presenza, lo sposo chiese chi fosse e questi gli rispose che proprio lui lo aveva invitato, accecandogli un occhio; detto ciò si spogliò mostrandosi per quel che era, uno scheletro. I due sposi e altri invitati morirono sul colpo.

Un'altra versione raccolta da Roberto de Simone, mette in scena una leggenda nera popolare: un giovane camorrista, donnaiolo e spergiuro, aveva osato profanare il cimitero delle Fontanelle, ivi facendo l'amore con una ragazza. A un tratto sentì la voce del capitano che lo rimproverava ed egli, ridendosene, rispose di non aver paura di un morto. Alle nuove imprecazioni del capitano, il temerario giovane lo aveva sfidato a presentarsi di persona, giurando ironicamente di aspettarlo il giorno del suo matrimonio (e intanto giurando in cuor suo di non sposarsi mai). Però il giovane, dimentico del giuramento, dopo qualche tempo si sposò. Al banchetto di nozze si presentò tra gli invitati un personaggio vestito di nero che nessuno conosceva e che spiccava per la sua figura severa e taciturna.

Alla fine del pranzo, invitato a dichiarare la sua identità, rispose di avere un dono per gli sposi, ma di volerlo mostrare solo a loro. Gli sposi lo ricevettero nella camera attigua, ma quando il giovane riconobbe il capitano fu solo questione di un attimo. Il capitano tese loro le mani e dal suo contatto infuocato gli sposi caddero morti all'istante.

La SposaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora