Erano già passati dieci minuti abbondanti da quando il "misterioso ragazzo" ci provava con me nonostante sapesse dell'imminente matrimonio e della presenza, decisamente fuoriposto, della mia mica in quanto terzo in comodo.
Vedevo come le sue dita cercavano di toccare una qualche parte del mio corpo e come la sua voce si facesse sempre più roca. Nonostante tutti i suoi tentativi però, soddisfacenti davvero, trovava un muro davanti pieno di disinteresse. Era come se si fosse attivata la mia parte "indifferente" verso quell'uomo dalle fossette accentuate, e i capelli di un grigio violastro.
Poteva attuare tutte le tecniche seduttive contro di me ma la mia risposta rimaneva: un cenno di mano scostante e un sorriso falso, tuttavia potei vedere dell'irritazione farsi strada nei suoi occhi ammaliatrici. La situazione si faceva più interessante.
«di solito le ragazze sono facili»
«allora dovresti ampliare le tue conoscenze fuori queste quattro mura sudice.»
Il solo essere definita "facile" mi alterava l'umore rendendo il mio temperamento più rabbioso. Una sola persona mi disse che ero stata facile nel finire nelle braccia di un altro uomo nonostante, fossi fidanzata e proprio quella persona l'avevo trovata nel letto con la mia migliore amica.
«Perché non riesco a togliermelo dalla testa?!»
Non mi accorsi che i miei pensieri viaggiavano ad alta voce facendo stupire l'uomo assillante davanti a me che, non appena sentite quelle parole, fu più che felice di intromettersi nella mia vita. " non ha fatto altro dall'inizio" pensai.
«non riesci a togliermi dalla tua testolina? Di già?»
Lo trucidai con lo sguardo, se possibile, e decisi di non risponderlo nonostante la voglia fosse alta, molto alta, e mi guardai in giro per trovare la mia amica. Accortami della sua assenza volontaria decisi di chiamarla non riscuotendo alcun risultato.
«hai visto dov'è andata la mia amica?»
«si.»
Solo questo? Davvero?
«ebbene?»
«ebbene cosa?»
Ci faceva o ci era completamente? Stavo iniziando ad accusare della mia buona pazienza con questo tizio. Così il più calma possibile cercai di formulare una frase.
«saresti così gentile "mister egocentrico" da dirmi dove si trova la mia amica? Dovrei tornare a casa sai.»
La risposta che mi rivolse poteva far scoppiare anche un sasso a ridere e infatti è quello che feci, anche se non ero un sasso.
«posso accompagnarti io.»
«scusami? Davvero pensi che mi farei riaccompagnare a casa da uno come te e che per giunta non conosco?»
Il suo sguardo cambiò radicalmente per passare dal: pervertito maniaco all'offeso e irritato. Si poteva leggere anche una punta di delusione nei suoi occhi e quando pronunciò la frase a venire, il senso di colpa si insediò in me velocemente.
«uno come me? Che intendi dire?»
Volevo e dovevo trovare una giustificazione alla domanda più che lecita perché sentivo che, più passava tempo più mi sentivo piccola di fronte a lui, e non perché fossi relativamente più bassa ma perché qualcosa mi spingeva a sentirmi in colpa. Mi schiacciava piano facendomi pentire della frase senza senso che avevo detto.
Insomma, era un ragazzo che non si era approfittato di me nonostante potesse e che si era offerto di accompagnarmi a casa, non che ora mi fidassi di lui, non di certo. Ma una parte di me vorrebbe dirgli che quelle parole erano uscite come uno sfogo interiore eccessivo, dovuto ad un certo matrimonio opprimente.
Così senza pensarci più del dovuto mi alzai concludendo il momento con un:
«si uno come te.»
Se avessi potuto spaccarmi il bicchiere in testa, se non la bottiglia, lo avrei fatto nel momento in cui ebbi messo piede fuori dal locale. Le tempie facevano male davvero e quegli occhi così delusi non facevano che perseguitarmi aumentando la strana sensazione nel mio petto.
«possibile che debba rimanermi impresso per tutto il tempo?»
Non mi accorsi di star imprecando con la testa rivolta all'insù fino a che una mano familiare non toccò la mia spalla. Lo spavento e l'impatto nel girarmi furono talmente forti da farmi venire un capogiro, in quel momento sentì due forti braccia cingermi la vita per sorreggermi.
E di nuovo quegli occhi curiosi mi fissarono scrutando i miei spaventati e confusi, misi fine al momento fin troppo romantico per ricompormi un minimo e fu quando alzai di nuovo lo sguardo su di lui che il mio viso divenne rosso.
«io..»
Morsi il labbro inferiore per reprimere la mia ansia e timidezza cercando di guardare altrove, mi risultò difficile anche questo compito quando le sue dita alzarono il mio mento delicatamente, facendo cosi, riconciliare i nostri sguardi.
«non si scappa da una domanda per poi imprecare verso il cielo.»
Una risata genuina lasciò le sue labbra rendendo il mio stomaco in subbuglio per un secondo, così finì per mordermi di nuovo il labbro inferiore vedendo in seguito i suoi occhi concentrarsi su quel gesto.
«e di certo non puoi fare questo davanti a qualcuno che ci prova con te.»
Rise ancora e di nuovo una sensazione non familiare si appropriò del mio cuore fragile rendendomi instabile.
.
secondo capitolo, non è attualmente un granché come storia ma più in là si evolverà molto.
E niente spero vi piaccia.
:)
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Butterfly Effect▸▹Kim Namjoon
Fiksi Penggemar«ti ho cancellato dalla mia vita namjoon, sto per sposarmi ormai.» «e se volessi rientrarci? Non posso lasciarti andare di nuovo, non me lo perdonerei.» •short story •iniziata: 23/07/20 •finita: