Silenzio. Tutto tace. Il ticchettio dell'orologio accompagna i battiti del mio cuore. Tic tac, tic tac... Sto aspettando, che "cosa" non lo so. Dopo ore di treno sono arrivato in questa struttura piuttosto malandata, a colpo d'occhio sembrava abbandonata, ma se si osserva bene dalle numerose finestrelle dell'edificio, si vede che c'è movimento. Ho incrociato mentre percorrevo un corridoio, tre persone con camici bianchi. Ho pensato fossero infermieri. Uno di loro, con una cartellina nera in mano, entrò in una stanza ben illuminata. Arredata con un piccolo letto bianco. Di sfuggita ho visto una bambina con lunghi capelli neri e una camicia da notte rosa. Stringeva un orsacchiotto di peluche e aveva lo sguardo basso. Subito dopo essere entrato l'infermiere si chiuse la porta alle spalle. Arrivai alla "reception" se così si può dire. Era un gabbiotto piccolo, all'interno due segretarie con capelli biondi raccolti, si scambiavano gli ultimi gossip.
Mi dissero si aspettare nella sala d'attesa. Mi sedetti su una poltroncina di pelle scura. Accanto a me c'era un vecchietto con un bastone. Era ben vestito. Aveva una barba lunga e grigia. Gli occhi e la bocca erano circondati da migliaia di piccole rughe. Gli occhi erano spenti e velati. Quasi vitrei. Il signore era immobile con il bastone davanti a lui. Le mani tenevano stretto il manico e tremavano leggermente. Sembrava aspettasse da molto. Eravamo solo io e lui nella sala d'attesa. Il tempo scorreva e si fece presto sera. Altre persone si sedettero nella sala d'attesa. Ora accanto al vecchio c'era un bambino. Aveva capelli chiari e occhi di un azzurro così intenso che ti ci potevi specchiare dentro. Davanti a questo bambino c'era una ragazza bionda. Era piena di lividi e aveva il labbro spaccato. Sanguinava da una tempia e piangeva. Aveva gli occhi più tristi che io avessi mai visto.
Aspettammo tutta la notte. Piano piano gli infermieri e i dottori se ne andarono, e ci lasciarono soli nella sala d'attesa. Non era ancora il nostro turno. Dovevamo aspettare ancora un po'.
Dopo qualche tempo l'ospedale ritornò in movimento. Decine di infermieri entravano e uscivano dalle stanze dei pazienti e alcuni dottori si fermavano a parlare tra di loro. L'atmosfera era cambiata, però. Faceva più freddo e le pareti dell'ospedale diventarono di colore rosso scuro. I dottori e gli infermieri erano delle creature mostruose e disgustose. Sembravano delle creature demoniache. Avevano quasi tutti un muso deforme, le bocche piene di denti marci appuntiti e terrorizzavano i pazienti che scappavano. Tutto ciò sembrava divertire i "demoni" che li picchiavano e li costringevano a indossare delle pesanti catene ai piedi e alle mani, e li portavano a "spasso" come animali. - Signor Crowford?- chiamò una creatura bassa e deforme, con una voce spaventosamente profonda. Io, riluttante, mi alzai da quella portoncina e seguii quella... cosa. Attraversammo un lungo corridoio color sangue. C'era una puzza disgustosa di vomito ed escrementi. Camminammo fino alla fine di quel corridoio e io lanciavo alcuni sguardi verso quell'essere. Sembrava una donna dai vestiti. Ricordo che aveva una gonna lunga nera e un top dello stesso colore. Di femminile aveva solo questo. Il resto era solo un ammasso informe di carne e pelle rugosa. Due occhietti neri color pece erano incavati nel muso pieno di zanne e grasso. -Prego, da questa parte- mi diresse verso una porta nera molto elegante. Il legno scuro era intagliato meravigliosamente. Aveva delle rifiniture dorate ed era molto bella. L'essere spalancò la porta e al di là c'era una stanza molto spaziosa, arredata con mobili vintage scuri. Una grande scrivania al centro dominava la stanza, oscurata da delle tende molto pesanti nere con rifiniture rosse. Dietro alla scrivania c'era seduta una figura umana completamente nera. Era vestita elegantemente con un completo rosso scuro da uomo. Il che, mi fece presupporre che la figura fosse un essere umano e non centrasse molto con le creature demoniache al di fuori della porta. C'era silenzio. Le pareti erano scure e piene di quadri che raffigurano degli angeli completamente scuri con enormi ali nere. Erano circondati da fiamme e portavano distruzione. Si intravedevano, nelle fiamme, delle rovine annerite dal fuoco. L'atmosfera, nonostante la stanza completamente oscura e l'inquietante figura nera al centro, sembrava tranquilla e silenziosa. Completamente diversa dall'atmosfera fuori dalla porta dove le urla di dolore dei pazienti e gli sghignazzi di quei esseri portavano caos nelle mura di quell'ospedale. L'uomo era immobile seduto alla scrivania. Davanti a lui c'erano dei fogli bianchi e accanto ad essi un candelabro acceso. L'unica fonte di luce
L'uomo mi osservava mentre io intimidito guardavo i quadri e le tende scure. Cercavo di non incrociare il suo sguardo. Era veramente inquietante. Quando ebbi il coraggio di voltarmi verso di lui, la figura parlò. - Benvenuto all'inferno, Ryan. -.
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Brevi Storie Horror
Short StoryStorie scritte in un momento in cui la parte peggiore di me prende il sopravvento della mia mente. Scritte da me. DA ME. Non copiatele o vi stacco le manine.