Anche se piove.

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Era una normale giornata di novembre, i cinque ragazzi lavoravano e il rumore della pioggia sulle finestre dello studio riempiva i rari momenti di silenzio in quel posto.
Tonno, Nelson e Frank si erano appena seduti alle rispettive scrivanie intenti a montare futuri video, o fare finta, come nel caso di Nelson che in realtà giocava a videogiochi stupidi cercando di non farsi notare, ovviamente fallendo miseramente.

Cesare e Nicolas avevano le scrivanie l'una di fronte all'altra, e come sempre si divertivano a tirarsi calci scherzosi sotto di esse. Quando uno dei due accennava una risata l'altro alzava lo sguardo dal computer per guardarlo da sopra il monitor e sorridere con lui.
Prima dell'estate Cesare aveva chiesto esplicitamente di avere la scrivania di fronte a quella del moro spiegando che avrebbe voluto avere più occasioni per dargli fastidio sapendo che questa cosa sarebbe stata utile per riempire dei vuoti negli around e ricordando agli altri tre che Nicolas arrabbiato faceva sempre ridere. Tonno e Nelson accettarono subito e a metà giugno la nuova postazione delle scrivanie era già stata decisa e messa in atto.

Dopo essersi infastiditi a vicenda per una mezz'ora si fermarono e continuarono a lavorare; Nicolas stava ritagliando le foto e creando le copertine dei video, mentre Cesare controllava le mail.
Erano ormai giunte le otto e tutti e cinque i ragazzi iniziavano a sentire la fame, così dopo aver pulito un po' lo studio decisero di tornare tutti a casa. Nicolas però era in bici e abitando dall'altra parte di Bologna rispetto allo studio chiese un passaggio ad uno dei quattro ragazzi in macchina. Come sempre quando si parla di passaggi Cesare era il più disponibile, abitando vicino a Nic, e così il moro salì in macchina e il più alto si avviò verso casa.

Durante il viaggio non si dissero niente di particolare. Canticchiavano qualche canzone che passava alla radio e Nicolas guardava fuori dal finestrino le gocce cadere lentamente.
Nel giro di venti minuti Cesare era ormai arrivato a casa di Nic, e notando quest'ultimo intento a trovare qualche canzone conosciuta alla radio e non attento alla strada decise di cambiare destinazione.

Il moro non se ne accorse subito, quindi il più alto gli posò una mando sulla gamba, come per risvegliarlo dai suoi pensieri. Come d'istinto Nic prese la mano del castano e lo guardò. Vide Cesare guardare la mano per poi spostare il suo sguardo su di lui e velocemente riportarlo di nuovo sulla strada accennando un sorriso. Un sorriso carico di gioia come tutti quelli di quel ragazzo sempre così solare.
Nicolas si perse di nuovo nei suoi pensieri mentre incantato continuava a guardare l'amico e dopo un paio di minuti Cesare esordì con una frase prevedibile e che gli ripeteva quasi sempre: "oh Nic lo so che sono bellissimo ma sei inquietante quando mi fissi", accompagnata dal solito sorrise che faceva capire che non era assolutamente una frase offensiva ma che era solo per farlo notare al ragazzo.

Arrivarono sui colli e solo in quel momento Nic chiese a Cesare il perchè del cambio di strada. Lui si limitò ad alzare le spalle come faceva tutte le volte che voleva tenere per sè il vero motivo dietro alle sue azioni. Scesero dalla macchina ed entrarono nel primo ristorante aperto ordinando due pizze. Era ormai buio da ore e il cielo era pieno di stelle. Dopo aver cenato ed essersi allontanati dal ristorante e dalle altre persone, Cesare si sdraiò sull'erba malgrado piovesse ancora e Nicolas fece lo stesso accanto a lui appoggiando la testa sul braccio aperto del castano.

Per non sentire la pioggia negli occhi il più grande voltò il viso verso il moro e l'altro fece lo stesso. Si guardarono, si persero l'uno negli occhi dell'altro pensando a tutto e a niente. Si studiarono e si parlarono solamente attraverso lo sguardo. Entrambi amavano capirsi senza il bisogno di parole e questo li univa sempre di più. Nicolas si avvicinò a Cesare fino ad appoggiare la testa sul suo petto e lui gli strinse il braccio in vita, come in un abbraccio. Senza pensarci due volte Nicolas collegò le cuffie al telefono e ne passò una all'altro ragazzo. Aprì spotify e fece partire sicuro una playlist contenente solo canzoni di Brunori. Piaceva ad entrambi e gli ricordava del concerto a cui erano andati insieme. Girò il telefono e ascoltarono le canzoni guardando il cielo. Dopo un paio di brani partirono delle note ben conosciute da Nic ma che non riusciva ad associare alla canzone in particolare, girò allora lo schermo del telefono per leggere il titolo.

Per due che come noi
Brunori sas - Cip!
00:09 ━━━━⬤─────── 03:28
⇆ ◁ || ▷ ↺

Quella canzone la riteneva come "la loro canzone".
L'avevano ascoltata insieme per la prima volta e se l'erano segretamente dedicata a vicenda. Nic sorrise al ricordo della prima volta che la sentirono e notò Cesare fare la stessa cosa.

Per tutta la canzone entrambi non fecero altro che pensare a loro due, a tutti i momenti passati insieme, fuori e dentro allo studio.

Il loro era un amore sincero, tranquillo, reale, ma allo stesso tempo nascosto per paura di entrambi. Entrambi erano felici di ciò che avevano e impauriti di perderlo. Entrambi stavano zitti e si godevano le giornate come queste sperando un giorno di potersi gridare in faccia ciò che provavano e avere finalmente delle certezze. Il loro era un amore che da un lato logorava e dall'altro riempiva. Erano speciali e unici e lo sapevano anche loro. In un certo senso, gli era bastato, fino ad adesso.
Nessuno dei due sapeva cosa sarebbe successo, cosa sarebbero diventati, ma stavano entrambi esplodendo dalla voglia di dirselo da tempo, e forse era arrivato il momento giusto.

Sentivano la canzone finire e nello stesso momento si guardarono. Non sapevano se avessero avuto entrambi la stessa idea, ma rischiarono tutto. Guardandosi negli occhi si avvicinarono e si sussurrarono le ultime parole di quella canzone, chiudendo gli occhi.

E stai tranquillo, sono sempre qui
A stringerti la mano
Ti amo, andiamo.

Erano entrambi confusi, ma più leggeri, e sicuramente in cerca di sicurezze. Ancora una volta non parlarono per non rovinare l'atmosfera creata.
Si guardarono, si avvicinarono e si baciarono. Non fu nessuno dei due a baciare l'altro. Erano entrambi attratti dallo stesso desiderio, dalla stessa stanchezza di nascondere i loro sentimenti e dalla stessa voglia di poter capire in fondo, cosa volesse l'altro. Fu un bacio tranquillo, necessario.

Si staccarono e Cesare fu il primo a chiedere a Nic cosa sarebbe successo, cosa sarebbero diventati. Rispose sinceramente che non lo sapeva gli lasciò un altro bacio leggero sulle labbra. Le canzoni di Brunori continuarono a suonare nelle cuffie per una decina di minuti. Poi notando l'ora che segnava le 23:35 si alzarono e fradici andarono verso la macchina.

Il viaggio di ritorno a casa lo passarono parlando di come si fossero dedicati a vicenda quella stessa canzone di Brunori, che divenne ufficialmente la loro canzone, e ricordando la prima volta che la ascoltarono. Cesare, con una mano sul volante e l'altra incrociata a quella di Nicolas, infine sorrise e iniziò a ridere incredulo da tutto ciò che era successo quel giorno, e palesemente più felice. Nic si aggiunse e le loro risate si mischiarono in una perfetta manifestazione di felicità e speranza nel futuro.

Finalmente potevano urlarsi in faccia la verità, senza la paura costante di fare un passo falso e sbagliare.
Finalmente potevano essere loro stessi veramente.
Finalmente potevano essere felici, insieme.

tutto ciò che ho sempre voluto; cesolas auDove le storie prendono vita. Scoprilo ora