Racconterò di noi.

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Bologna, 14/10/2026.

Ciao Cesare,
non so cosa tu stia facendo in questo momento,
e non so neanche se mai leggerai questa lettera, queste parole scritte senza un preciso scopo ma per una precisa persona, tu.
So che sono passati tanti anni dall'ultima volta che abbiamo parlato seriamente, dall'ultima volta che abbiamo riso insieme, che ci siamo messi davanti ad una videocamera con gli altri ragazzi, dall'ultima volta che ci siamo trovati nello stesso posto.
Sappiamo entrambi che non sono mai stato bravo con le parole; che quando penso troppo alle parole giuste da usare in una certa situazione alla fine scelgo sempre quelle più sbagliate, che di solito sono uno che arriva dritto al punto.
Ho pensato molto alle parole giuste da usare in questo messaggio, a cosa ti volessi dire, e sono arrivato ad una semplice conclusione.
Mi manca.
Mi manchi.
Mi manchi tu e mi manca tutto ciò che eravamo.
Mi manca poter entrare in studio e avere la certezza di trovarti lì, alla tua scrivania a bere caffè e a cercare qualche playlist su spotify.
Mi mancano le tue risate e i tuoi sorrisi che illuminavano qualsiasi cosa fosse intorno a te.
Mi mancano quei tuoi messaggi scritti nel bel mezzo della notte e che io notavo solo la mattina seguente.
Mi manca cantare canzoni che passavano in radio ma che in realtà non conoscevamo.
Mi manca scattarti foto di nascosto solo per avere un ricordo di momenti particolari.
Mi mancano le serate con la pizza a casa tua in compagnia di Claudio e di Chewbe.
Mi manca svegliarmi a casa tua dopo aver fatto serata, non capire niente e per prima cosa trovarmi la colazione pronta in tavola come buongiorno.
Mi manca passare interi pomeriggi insieme a selezionare foto di fan per delle future registrazioni di Space Valley.
Mi mancano le passeggiate in centro a Bologna sotto le luminarie natalizie e mi manca vedere la città dall'alto con la neve.
Perchè noi eravamo questo.
Eravamo due persone giuste destinate a trovarsi in un momento sbagliato.
Eravamo tutto e niente allo stesso tempo.
Eri una certezza, una valvola di sfogo.
A volte dicono che "casa" può essere anche una persona, e io con te mi sentivo al sicuro, mi sentivo finalmente a casa.
Eravamo speciali, unici.
E ora che tutto questo è svanito, io racconterò di te, di noi.
Non so a chi, non so come e non so perchè.
O forse si: lo farò perchè siamo stati bene.
Eravamo felici quando succedevano quelle cose, e solo perché non capita più non vuol dire che debbano essere scordate.
So che dalla mia memoria non saranno dimenticate e spero neanche dalla tua.
Penso di essermi dilungato abbastanza, e spero di aver fatto qualcosa di utile.
Di preciso cosa non lo so neanche io.
Ti voglio bene,
Nicolas.

E così, come molte altre sere dalla composizione del messaggio a quella parte, Nicolas si ritrovava a rileggerlo, lasciato tra le note del telefono in attesa della forza e del coraggio per inviarlo al destinatario, senza risultati. Non aveva mai parlato così a nessuno e aveva paura.

Quest'ultima riuscì a vincere anche questa volta e il piccolo si limitò a digitare lievemente un "buon natale cesare!🎄" sul telefono per poi mandarlo al ragazzo.
Erano anni che ormai la loro chat era diventata un semplice scambio di auguri natalizi e di compleanno, e solo al pensiero di questo dettaglio Nicolas sentiva le lacrime solcargli le guance.
Dopo essersi assicurato dell'invio di quelle semplici parole, lasciò il telefono sul tavolo e se ne andò. Volava come in un altro mondo immerso tra i suoi pensieri che arrivavano a sfiorare numerosi argomenti senza approfondirne uno particolare.

Poi il campanello suonò risvegliandolo dai suoi pensieri, e Nic aprì la porta.




Ciau raga, sono tornata con una piccola cosuccia anche se in realtà non mi convince molto...👉🏻👈🏻
Se volete fatemi sapere cosa ne pensate e ci sentiamo quando sarò di nuovo ispirata.
💗💗

tutto ciò che ho sempre voluto; cesolas auDove le storie prendono vita. Scoprilo ora