Cap. 1

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Cap. 1
Necessario

Nulla vale più della forza. Nulla vale di più della sopravvivenza. Nulla vale di più della vita.
Neppure il denaro.
Necessaria sopravvivenza.
Necessaria coscienza.
Necessaria sobrietà.
Necessaria libertà.
Necessarietà.
Necessario potere.
Necessario rischiare.
Necessario parlare.
Necessario tacere.
Necessario andarsene.
Necessario restare.
Tutto necessariamente necessario.

Occhi aperti. Vedo buio. Nero opaco. Grigio scuro. Strisce bianco sole. Accecato dalla luce. Mi chiedo dov'è l'oscurità che fino a poco prima mi attanagliava la testa. Mano davanti alla vista. Ombra chiara. Mi siedo sul letto. Il tempo vola. L'orologio. Ticchettio insopportabilmente perenne. Forza immateriale. Permesso indissolubile di restare a guardare il vuoto con sguardo appannato dal sonno. La schiena. Dolorante per la notte precedente. Impossibile malore. Spalla. Frantumata. "La porta non si apre". Questo sembravano dire la sera prima i loro occhi scuri e selvaggi mentre liberavo un'ennesima bestia dalle fauci della morte. E loro lì. A guardarmi fare il lavoro pesante. Penso. Penso questo. Inutili belve.
Apro gli occhi. Oggi sono 700. Settecentesima volta che apro gli occhi da quel giorno maledetto. Festa mentale, sorriso forzato. Torta cerimoniale o biscotti e latte? Mi è impossibile pensare razionalmente. Argomenti plausibili. Realtà invisibili.
Perché?
Domande complicate. Risposte inesistenti.
Perché?
Mi alzo piano. Senza voglia. Controvoglia. Cani. Uno, due, tre, quattro, cinque. Tutti miei. La mia unica compagnia. Le mie dita vagano sulla mia faccia assonnata coperta di occhiaie viola. Niente può svegliarmi. Incubo. E tutto sembra normale. Illusioni ottiche. Cucina coperta di piatti da lavare. Odore di animali. Apro il frigo. Non funzionante dalla prima volta che ho aperto gli occhi. 700. Latte. Fresco? Odora di dolce. Biscotti al cioccolato. Tazza con impresso il nome della mia serie televisiva preferita. Non si è ancora rotta. Normalità. Occhi affamati di bastardi che vagabondavano per strada fino a tre ore prima mi guardano attendendo cibo che non possiedo. Sorrido. Sorrido? Sorrido... Sorrido! Pelo ruvido. Morbido. Soffice. Cuscini di pelliccia di ogni colore. Ringhiare. Abbaiare nelle mie orecchie stanche di quei rumori continui. Bontà. Boccone. Biscotti. Dolce sensazione di riavvolgere il tempo. Tempo: nastro sottile. Impercettibile. Inutile la sua durata.
Psiche instabile. Sanità mentale andata. Mente fuori uso. Programmata per andare contro le vecchie leggi. Seguo la corrente andando controcorrente. Parole cattive. Dolore al petto. Sangue che cola da ferite inconcrete. Dolce vendetta. Amaro sapore. Devo trovarlo.
Rosso.
Nero.
Viola.
Sangue. Colore impossibile da contraffare. Sapore di ferro. Conoscenza della lingua. Finisco di mangiare. Tutto tace. Ancora tace. Silenzio taciturno. Rumoroso. Assordante. Metto ciò che è sporco nel lavabo. Magari potessi lavare anche le macchie impresse a fuoco sulla mia pelle. Post-it mentale di lavare tutto al mio ritorno. Torno in ingresso. davanti alla mia stanza. sembra ancora tutto normale. Unghie di bestia zampettano sul suolo creando un tamburellio insopportabile. Sorrido. Sorrido! Passo la mano sulla testa di una di quelle belve che non farebbero male ad un insetto se non per mio ordine.
Giacca. Nera. Pelle. Falsa. Serratura. Chiave. Serratura. Latrati feroci seguono i miei passi scendendo le scale. Quarto piano. Terzo. Secondo. Primo. Piano terra. Porta a vetri. Serratura. Chiave. Serratura. Sole luminoso. Mezzogiorno. Libero i cani. Dispersi tra l'asfalto. Fedeli al mio comando e alla loro totale sottomissione. Migliore amico dell'uomo. Ti sbrana se ha fame. Ti sbrana sotto ordine. Fiuto affidabile. Fiuto cercatore. Fiuto.
E il cielo è azzurro. Come 700 giorni fa.
Detriti. Detriti di case. Di macchine. Di gioia. Presente tristezza. Presente solitudine. Morta gentilezza. Benvenuta povertà.

Nulla vale più della concentrazione. Nulla vale più della consapevolezza. Nulla vale più della perspicacia.
Necessario cercare.
Necessario trovare.
Necessario rubare.
Necessario proteggere.
Necessario proteggersi.
Necessario camminare.
Necessario cadere.
Necessario alzarsi.
Necessario concentrarsi.
Tutto necessariamente necessario.

Strade deserte. Luoghi inaccessibili. Le mie strade. Il mio quartiere. Posto proibito. Vietato l'ingresso. Cani da guardia. Latrati ai pochi passanti. Latrati troppo frequenti. Novità. I miei passi si dirigono veloci nella direzione del baccano trovando novità.
Sorrido... Sorrido? I Corvi Neri di nuovo qui.
«Cosa volete?» Voce tremante. Forte. Cruda. Ghigni gelati di quei maledetti uccelli.
Risposta. Una parola. Mercenari.
Risposta. Una parola. Secca. No.
Principe dei cani mi hanno chiamato ridenti. Minacce.
«Ho troppo per venire con voi, non posso lasciare niente incustodito» Potere utile. Inutile. Futile. Spregio. Spregevoli sguardi.
Voce dolce. Femminile. Maliziosa. Orribile. Che ci fa qui?
«Abbiamo bisogno di te Capobranco» Voce amata. Voce odiata. Voce che stride. Acuta. Grave. Roca. Pura. soffice. La sua voce. Rebekah Ramos.
«Questo territorio è di mia proprietà. Andate via o libero i cani.» Decisione nel tono. Paura di dover rendere veritiere le mie dicerie.
«Abbiamo il tuo uomo. Nicolas Fuente.» Attenzione. Catturata. Come farfalle in un retino. Tutt'orecchi. Sapeva cosa volevo da loro adesso. Inganno. Fiuto inganno come un segugio con un tartufo.
«Due anni.» Forniture. Cibo. Acqua. Latte. Tutto ciò di cui avevo bisogno per altri due anni.
«Tre e mi troverete alla Plaza del Ayuntamiento alle dieci di domani mattina.»
«Dentro?»
«Dentro.» Accordo. Affare fatto. Impegno preso. Venduto alla migliore offerta del più grande offerente. Tre anni di tranquillità. Tre anni di pace. Tre anni ancora. Tre anni... Solo tre anni.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 29, 2020 ⏰

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