Capitolo 13

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Fraser scese dal treno, maledicendo lo speaker che, rumorosamente, comunicava ai passeggeri le fermate. Ogni volta che udiva una voce forte, avvertiva un mal di testa pazzesco. E, con voce forte, intendeva qualsiasi tono diverso dal sussurro. La sera prima, come ormai accadeva da qualche settimana, era uscito a bere con i suoi amici della squadra di football. Aveva esagerato, e quelli erano i risultati. Procedette a passo svelto verso la scuola, con gli occhiali da sole a proteggerlo dalla luce forte del mattino. Arrivò nei pressi del suo solito punto di incontro con Annie, ma lei non c'era. La vide arrivare qualche secondo più tardi, correndo.
«Fraser, respira e calmati» urlò. Lui alzò le mani e si coprì le orecchie.
«Cazzo, abbassa la voce o mi esploderà il cervello» rispose. Lei lo guardò male, ma non diede peso alla cosa.
«Ascolta, devi rilassarti, okay? Quello che ti sto per dire non deve assolutamente sconvolgere o rovinare in alcun modo la tua giornata di oggi né le successive» cercò di assicurarsi lei.
«Mi fai preoccupare. Sputa il rospo» disse, ansioso di conoscere il mistero. Lei sospirò.
«Hai presente Gayle? Ecco, oggi l'ho sentita parlare con le sue amiche. Diceva che ieri sera ha visto dei movimenti strani nella sua via, così ha guardato dalla finestra e c'era...» fece per raccontare Annie, quando si interruppe all'improvviso e spalancò gli occhi, fissando qualcosa alle spalle di Fraser. Questi si voltò e rimase immobile qualche secondo, mentre il suo cervello processava l'informazione che stava appena registrando.
«Nathan» completò la frase il ragazzo, notando l'inconfondibile ex capitano della squadra dirigersi verso di lui, mentre veniva interrotto e salutato da tutti. I suoi capelli biondi spiccavano alla luce del sole e i suoi occhi verdi che lo scrutavano tra la folla erano bellissimi e luminosi come non mai.
«Respira» ricordò Annie, afferrandogli la mano. Fraser si voltò nuovamente verso di lei, togliendosi gli occhiali e avvertendo una fastidiosa fitta per la luce del sole.
«Cosa cazzo ci fa qui. Annie, tu ora rimani qui e gli spieghi che io non ho intenzione di parlargli, mentre io entro a scuola» spiegò il ragazzo. Lei annuì, quindi lui procedette a passo svelto verso l'ingresso dell'istituto. Ci volle poco perché Nathan raggiungesse la ragazza.
«Non sei stato corretto a tornare così» disse immediatamente lei. Lui le sorrise.
«Sei bellissima Annie» rispose, avvicinandosi per baciarla. Lei si scostò.
«Sai quanto ci ha messo a superarla? Potevi almeno avvertire» fece la ragazza. Nathan annuì.
«È stata una cosa improvvisata. Non era previsto che io tornassi. Vorrei parlargli, ma immagino che lui non sia della stessa idea» spiegò il biondo. Lei sbuffò.
«Certo che non lo è, ci mancherebbe solo» decretò. Lui le sorrise ancora, evidentemente accigliato.
«E allora perché sta venendo qui a passo rapido e con la chiara intenzione di dire qualcosa di stupido del quale poi si pentirà?» domandò Nathan. Lei si voltò e vide Fraser che si dirigeva verso di loro. Chiuse per un secondo gli occhi, preparandosi a fare da arbitro, poi lui giunse lì.
«Sei uno stronzo» iniziò il nuovo arrivato, puntando il dito verso l'amico. Nathan allargò le braccia.
«Quanto tempo, Frasie» rispose, senza commentare l'espressione dell'altro. Fraser lo guardò allibito.
«Se non ricordo male, ti avevo già detto di non chiamarmi più così. E ripeto, sei uno stronzo» ribadì il ragazzo. Annie si massaggiava le tempie con entrambe le mani, per superare quella discussione.
«Mi dispiace. Mi scuso per essermene andato così e mi scuso per essere tornato senza avvisare nessuno» provò Nathan, ancora sorridendo. Fraser scosse il capo.
«Certo, bastano delle scuse per sistemare, vero? Assolutamente no. Io sono veramente stanco di tutte queste situazioni. Prima mio padre, poi tu. Cosa ho fatto di male per meritarmi sempre questi ritorni?» chiese, guardando l'amica. Lei scrollò le spalle e gli afferrò la mano.
«Nathan, puoi farci il favore di lasciarci in pace?» provò a domandare Annie. Lui annuì.
«Non voglio certo creare problemi. Ti propongo di gettare le armi. Parliamo, solo noi due. Stasera, ti aspetto al Titanium» propose Nathan. Fraser scosse il capo.
«Scordati che io ci sia. Non ho intenzione di chiarire nulla con te. So già che tipo di persona sei, l'ho imparato a mie spese» decretò fermamente il moro. L'altro cominciò a indietreggiare, alzando le mani.
«In ogni caso, io sarò lì. Stasera alle nove. Se cambi idea, sai dove trovarmi» chiarì, poi si voltò e procedette nuovamente verso casa. Fraser rimase qualche secondo a fissarlo, poi guardò Annie.
«Non ce l'ho fatta» ammise. Lei sorrise.
«Me ne ero accorta» rispose, abbracciandolo. Lui replicò al sorriso e, insieme, procedettero verso l'ingresso della scuola. Fraser si accese una sigaretta, sperando di trovare un po' di calma, cosa che, purtroppo, non successe. Sarebbe stata una lunghissima giornata.

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