Capitolo 15

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«Vaffanculo tu e le tue idee del cazzo» disse Fraser, guardando Annie con occhi terrorizzati. Lei sorrise.
«Stai tranquillo. Ti garantisco che andrà bene. Fatti coraggio, trovati qualcosa da mettere, ed esci» si raccomandò lei, in chiamata via Skype. Il giovane scosse il capo.
«Lo chiamo e gli dico che non vado» propose, ma la ragazza lo fulminò con lo sguardo.
«Fraser Jacobs, sii uomo. Vestiti, e vai» lo obbligò. Lui annuì, poi le fece un cenno con la mano e attaccò la chiamata. Si guardò allo specchio. Era il terzo outfit che provava, ma nessuno dei precedenti lo convinceva. Non voleva essere troppo sportivo né troppo elegante, quindi non sapeva come vestirsi. Quel giorno, verso le 20, avrebbe avuto l'appuntamento con Alex. Era teso come una corda di violino al solo pensiero. Mancava mezz'ora al loro incontro, e ancora doveva decidere come vestirsi. Alex l'aveva invitato a casa sua. Suo padre non c'era, quindi avrebbero potuto parlare e cenare insieme in tranquillità, senza destare sospetti in luoghi pubblici. Il giovane chiuse gli occhi, prendendosi un secondo per calmarsi. Pensò alle belle sensazioni che aveva provato in compagnia di Alex, quindi si rilassò al pensiero di sentire ancora quell'euforia. Si riscosse e afferrò un paio di jeans scoloriti. Li indossò, poi sostituì la polo che aveva addosso con una camicia nera e si guardò allo specchio. Il grigio dei suoi occhi risaltava perfettamente con quei colori. Sospirò. Aveva trovato qualcosa da mettersi. Afferrò il cellulare, le chiavi di casa e la giacca di pelle, quindi scese le scale. Vide dei movimenti in cucina, per cui si affacciò.
«Io sto uscendo. Faccio tardi» annunciò al fratello, che armeggiava con le padelle estraendole dalla lavastoviglie.
«Quanto tardi?» domandò Erik. Fraser scrollò le spalle.
«Non so dirtelo ora. In realtà potrei tornare prima di mezzanotte come potrei tornare alle quattro del mattino» confessò. Il maggiore sorrise.
«Vedrai lui?» chiese, curioso. Fraser spalancò gli occhi e arrossì leggermente.
«Queste domande a tradimento» commentò, scuotendo il capo. «Sì. E non dirò altro. Ciao.»
«Usate delle protezioni» fece in tempo a urlare Erik, prima che il fratello si chiudesse la porta di ingresso alle spalle. Era strano avere quel tipo di conversazione con Erik. Loro due non parlavano spesso. Il maggiore non si intrometteva mai nella vita di Fraser, conoscendo bene la voglia di autonomia e libertà che si provava a diciassette anni. Procedette verso casa di Alex, che non abitava troppo distante da lui. Era veramente teso, quindi si accese una sigaretta per cercare di rilassarsi. Ripensava costantemente alla sua scelta di provarci, e si domandava se fosse giusto o sbagliato farlo. Ormai, però, era in gioco, quindi tanto valeva giocare.

Cinque minuti e due sigarette dopo, giunse davanti alla porta di casa di Alex. L'abitazione era una villa di modeste dimensioni, tutta recintata con un classico cancello bianco all'americana e con diversi fiori in giardino. Rimase qualche secondo a fissare il campanello, poi lo suonò. Immediatamente, il cancelletto si aprì e lui entrò, percorrendo il vialetto sino alla porta di casa. Questa venne aperta dall'interno, e una figura sorridente gli si piazzò davanti. Fraser sentì il cuore perdere un battito. Alex era bellissimo: indossava una camicia bianca con le maniche tirate su e un paio di pantaloni scuri. I suoi occhi sembravano veramente luminosi, come se avessero una qualche luce al loro interno che li facesse brillare.
«Benvenuto a casa Villar» annunciò lo spagnolo, facendosi da parte. Fraser si riscosse e rispose al sorriso, entrando nell'abitazione. L'altro chiuse la porta alle loro spalle.
«Permesso» disse il giovane, osservando l'interno. Dopo l'ingresso, vi era un salotto che si estendeva sulla destra, mentre la cucina era esattamente di fronte a loro. Sulla sinistra, una scalinata conduceva al piano superiore.
«Dammi pure la giacca» propose Alex. Fraser se la tolse e gliela diede.
«Sono qui da un secondo e già mi vuoi spogliare» commentò ironicamente. L'altro alzò le sopracciglia e lo guardò dalla testa ai piedi.
«Ti stai offrendo?» chiese, facendolo scoppiare a ridere.
«Magari più avanti» rispose, sperando di non risultare inopportuno. Tutte le ansie di poco prima, la tensione, la paura di aver sbagliato erano sparite. Si sentiva veramente a proprio agio con Alex, e sembrava lo stesso anche da parte dell'altro ragazzo.
«Allora, direi che possiamo guardare qualcosa in televisione prima di cimentarci nel preparare un piatto di alta cucina italiana» propose. Fraser inclinò leggermente il capo, mentre Alex lo conduceva in salotto.
«Cucina italiana? Non c'è una sorta di rivalità tra spagnoli e italiani ai fornelli?» domandò, curioso, l'opspite.
«Dicerie. Gli italiani odiano i francesi, non noi. E poi, in Spagna non abbiamo un piatto più buono della carbonara» chiarì, indicando a Fraser il divano. Questi si trovò a osservare una sala ben arredata: la televisione occupava tutta la parete a sinistra della porta del salotto, mentre due divani ad angolo erano posti di fronte ad essa. Dietro ai divani, un grande tavolo e dei mobili abbastanza capienti completavano l'arredamento della stanza. Si accomodò sul sofà.
«Non sapevo fossi un appassionato di cucina» rivelò. Alex, che si accomodò accanto all'ospite, scosse il capo.
«Non lo sono, ma sono fiducioso. Ho mangiato tanto la pasta alla carbonara, ho anche acquistato gli ingredienti giusti, almeno credo» spiegò lo spagnolo. Fraser sorrise.
«Cosa guardiamo?» chiese. Alex gli prese la mano e la strinse.
«Sono contento che tu sia qui» fece lo spagnolo. Fraser lo guardò negli occhi.
«Non vorrei essere da nessun'altra parte ora» rispose, sorridendogli ancora.
«Ero così in ansia, non hai idea. Prima avevo paura che non venissi, poi avevo timore che la giornata non fosse perfetta. Ma ora che sei qui, dell'organizzazione non mi importa. Quel che conta è che cazzo, sto veramente bene quando mi sei vicino» confessò Alex. Fraser sospirò, mentre il suo battito accelerava notevolmente.
«Possiamo anche solo stare qui, insieme. Non serve guardare qualcosa. Semplicemente... stiamo così. Ti va?» propose. Alex annuì, appoggiandosi allo schienale del divano. I due erano ancora mano nella mano. Fraser chiuse gli occhi un secondo, e pensò che quella sensazione per lui era fantastica. Sarebbe potuto morire lì, in quell'istante, e nulla gli sarebbe importato. Perché era talmente in pace con sé stesso, che a stento riusciva a crederci.

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