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#POV JADE#

Sono solo le 4.30 della mattina, mia madre apre le finestre in camera mia dicendo che  dobbiamo partire per il Canada. Mi trascino lentamente giu dalle scale, in soggiorno Beck dorme sul divano, i grandi hanno detto che non era bello dormire assieme ma hanno accettato che dormisse sul divano, lo sveglio con un bacio leggero.

-Hey, ma di gia sveglia?- annuisco indicando la macchina sul vialetto con Gary che carica i bagali. La casa è vuota, restano solo i mobili sgombri e i teli per coprirli.

-Andiamo.- si alza ed esce di casa. Si avvicina a suo padre e lo aiuta. In poco tempo stiamo per partire. Salgo in auto, ma qualcosa non va: il vetro tra passeggeri dietro e il guidtore è alzato e Gary chiude la portiera prima che Beck salga. Inizio a battere sul vetro sperando che aprano la portiera, urlo il suo nome disperata:

-BECK!!!!! BECK!!!!!!- mia madre sale in macchina, poi Gary fa il giro. Per prima cosa Beck prova ad aprire la portiera, ma non ci riesce ne lui fuori ne io dentro.

-BECK!!! BECK!!!!- Gary sale i  macchina e accende il motore. Beck inizia a battere sul vetro.

-JADE!!! JADE!!!! TI PREGO APRI!!!- una lacrima mi solca il viso mentre continuo a battere ed anche sul suo viso vedo un accenno di lacrime, per la prima volta.

-BECK!!! BECK!!! NON MOLLARMI!!!- la macchia parte. Urlo a Gary di fermarsi per far salire suo figlio ma lui accellera. Beck corre per un po' ma poi la distanza si allunga fino a quando non lo vedo più. Mi lascio cadere sul sedile con il viso tra le mani, mi rannicchio sul sedile in posizione fetale: la mente vuota. Non riesco a pensare se non "BECK NON È QUI, NON SO SE LO RIVEDRÒ" poi una sola domanda:

PERCHÈ?

@4 MESI @

Torno a casa da scuola accompagnata da un mio compagno che ci tiene tanto a stare con me per quanto a me faccia solo salire il crimine. È uno strano tipo con i capelli ricci e neri, gli occhiali e un pupazzo sempre in mano. Mi saluta con un ciao e un bacio sulla guancia che schivo. Apro la porta, mia madre mi aspetta sulla porta con un pancione enorme da donna la nono mese di gravidanza, io neanche la guardo e salgo le scale.

-Jade se continui a mangiare come un uccellino, diventerai anoressica.- me lo dice ogni giorno e io la ignoro prontamente, e come da copione aggiunge:

-Jade, guardami. Sei diventata anoressica ti dovrò portare in ospedale... che hai che non va?!?- non le parlo da quattro mesi e certo non inizierò ora solo perchè mi minaccia. Alzo le spalle e continuo a salire. Arrivo in camera mia e mi chiudo dentro a chiave. Butto la cartella al muro, mi stendo sul letto e inizio a guardare il soffitto. Passo gran parte del pomeriggio così stesa ignorando ogni richiesta di mia madre di mangiare, alla fine si rassegna e mi passa una sotiletta sotto la porta con un post-it:
MANGIA ALMENO QUESTA ♡.

Vado avanti a sottilette ormai da quattro mesi. Vado a prenderla e passo davanti allo specchio, l'occhio mi cade sulla mia figura magra: le guance scavate e gli occhi leggermente in fuori. Alzo la maglia e scopro la pancia dove ormai si intravvedono le costole. Prendo la sottiletta e la mangio. Poi torno sul letto stesa. Qualcuno bussa alla porta. Non rispondo.

-Jade, sono Gary. Apri la porta o sono costretto a buttarla giu- sono quattro mesi che me lo promette.

-Senti, abbiamo sbagliato ma non puoi rinchiuderti in quella stanza come una monaca di clausura. Piccina, potresti almeno farti bella e uscire con Robbie, mi sembra un bel ragazzo intelligente.- sbuffo ma il discorso giornaliero non è finito.

-Vai al ballo tra due sere e divertiti. Pensa a Beck.- a quella parola mi alzo e lentamente raggiungo la porta, ha capito come attirarmi.

-Pensa a come sarebbe se ti vedesse così. Faremo qualsiasi cosa ma esci da quella stanza.- per la prima volta da mesi la mia attenzione viene presa. Lentamente giro la chiave e apro uno spiraglio, Gary spinge leggermente.

-Farete qualsiasi cosa?-

-Non esattamente cara.- spingo la porta che lui blocca con un piede.

-Ora vieni. Andiamo in ospedale, c'è un mio amico psicologo che potra aiutarti.- mi prende per un braccio e inizia a trascinarmi, tanto ormai peserò trenta chili.

-Fanculo mollami stronzo!!!- lui aumenta la presa mi porta giu dalle scale e mi butta in macchina. Parte. L'ospedale non è molto distante e ci arriviamo in breve. Non voglio uscire dalla macchona ma lui mi tira a forza. Mi porta al terzo piano e aspettiamo qualche minuto prima di entrare in una stanza turchina. Tengo lo sguardo basso, un uomo dalle scarpe eleganti mi sta davanti.

-Ciao piccola Jade.- ao, piccola lo dici a tua sorella. Tengo lo sguardo basso.

-Guardami in faccia per favore.- stringo i pugni.

-Ti ha detto di guardarlo!!!- mi urla Gary e mi alza il mento con l'indice fino a quando i miei occhi non incontrano i suoi di un verde smeraldo, i capelli riccioli e castani è un uomo giovane.

-Ciao Jade, sono il dottor Style, Harry Style.-

La vita come vieneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora