Capitolo 6

8 1 0
                                    

Saranno stato le 4 di mattina o giù di lì quando mio padre mi sveglió bruscamente facendomi quasi cascare dal letto e mi disse di seguirlo in cucina.

A quei tempi mio papà avrà avuto all'incirca 40 anni ma ne dimostrava molti ma molti meno dato il suo fisico possente.

Lavorava come scaricatore di porto e per fare quella mansione aveva bisogno di tenersi in forma e per mia sfortuna costringeva me e mia sorella al trattenerci nel mangiare schifezze.

Quando arrivai in cucina trovai mia madre intenta a cucinare con i suoi soliti boccoli e una faccia mangiata dal sonno.

<<Tuo padre deve aver sbattuto la testa stamattina, mi ha svegliata di soprassalto e mi ha detto di cucinare per due persone, dice che vuole portarti nel bosco. >>

I miei occhi erano così pesanti che facevano fatica ad aprirsi ma a quelle parole mi si aprirono come per magia.

Il bosco per me e Sofia era stato bandito fin da piccoli perché, per quanto ne sapessimo, era un posto pericoloso e senza una guida non ci saremmo mai dovuti avvicinare.

Mi precipitai su una sedia e iniziai a gongolare e abbracciai fortissimo mia madre. Lei mi sorrise anche se non era dell'umore giusto ma per noi ha sempre fatto di tutto.

Arrivò mio padre e mi guardó dritto negli occhi

<<Oggi è un grande giorno per te immagino, quindi cerca di apprendere ogni singola parola e stammi vicino>>

<<Si papà.>>

Gli sorrisi e ricambió nascondendolo sotto i baffi. La sua voce era così grossa che anche una risata pareva un rimprovero.

Si chiamava Arold, Arold Alfatar. Lunghi capelli grigi che raccoglieva in un'elastico e una barba che, ogni mattina veniva curata e sistemata a dovere.

Mangiai qualsiasi cosa mi si parasse d'avanti senza darci troppa importanza e nel mentre guardavo mio padre mettere in un piccolo zainetto in cuoio le provviste preparate da mia madre.

<<Nel bosco..>> mio padre alzò la testa dallo zaino e mi guardó

<<...come tu ben saprai ci sono tanti pericoli. Gnomi, elfi, folletti che cercheranno quasi sicuramente di spiarci e nel peggiore dei casi derubarci quindi dovremmo tenere gli occhi e le orecchie aperte>>

Mi fissò attendendo una mia risposta che tardò ad arrivare

<<Sono stato chiaro? >> alzò di un tono la voce e il latte nella mia ciotola vibró

<<tutto chiaro>> gli risposi con sicurezza, poi sollevai nuovamente la testa dalla ciotola di latte

<<Ma avrei solo una domanda che fin da piccolino mi è sempre balenata in testa. Perché è proibito andarci senza qualcuno ad accompagnarci? È un bosco, sappiamo degli gnomi e di tutto il resto. Cosa può esserci di differente da altri boschi sparsi nelle nostre terre?">>

Mio padre distolse lo sguardo dalla mia bocca fradicia di pezzi di biscotti e guardò mia madre che si bloccò nel lavare le stoviglie come per chiederle una specie di consenso.

Dopo essersi grattato la barba e aver fatto una smorfia di disapprovazione si sedette di fronte a me sul tavolo

<<Tommy in quel bosco non ci sono solo creature che vogliono derubarti ma anche terribili mostri che farebbero di tutto per mangiare la tua pelle e le tue ossa. Ci sono streghe, troll e..>>

Si bloccò per un'istante, si rigiró verso mia madre che nel frattempo aveva chinato la testa e la scuoteva continuamente. Mi guardó, deglutí e mi strinse le mani

<<Il serpente, Tommy. Il serpente della maledizi..>>

<<BASTA. CAZZO AROLD È UN BAMBINO. >> mia madre lo interruppe bruscamente

<<Ma Teresa io..>> rispose mio padre con voce tremolante ma consapevole della situazione

<<IO UN CORNO. NON HA BISOGNO DI QUESTE INFORMAZIONI. FARLO SPAVENTARE NON SERVIRÀ A NULLA.>>

Guardai entrambi e in quel momento l'unica cosa che la mia mente riuscì a pensare fu "serpente? quale serpente?" ma non ebbi il tempo di continuare le mie riflessioni che sentimmo bussare alla porta del cucina dall'altra stanza

<<Mamma perché urli?>>

<<Nulla amore, dai torniamo a letto>>

Era mia sorella che, sentendo le urla dei nostri genitori (cosa molto unica dato che non litigavano quasi mai) si era svegliata.

Mia madre ci guardó, mi sorrise a malapena e la vidi andare via con mia sorella in camera.

Papà con un gesto di stizza sbatté il piede sul pavimento e fece una specie di ruggito con la bocca. Poi prese lo zaino e con un cenno mi chiese di seguirlo

<<Stiamo andando?>>

<<Si. Torneremo prima di cena.>>

I Racconti di Magnar Folkros
La fonte della giovinezza (Parte 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora