Capitolo 12

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Le tre settimane seguenti sono state come il primo giorno: allenamenti di gruppo e disciplina personale.

Oggi sarà diverso. Ci porteranno, tutti quanti, a visitare una vera base militare, non un scuola adattata a base militare. Poi faremo delle esercitazioni militari con dei veri militari, non dei ragazzi adattati a militari.

Appena svegliata, alle quattro del mattino, mi metto la nostra divisa prendo la faretra come al solito piena di frecce, l' arco ed il guantino.

Scendo le scale cercando di non fare rumore. Arrivo in palestra e con mia sorpresa trovo Alex.

- Pensavo di essere l' unica ad aver bisogno di scaricare un po' di tensione alle quattro e mezzo del mattino- dico

Alex si gira -Buongiorno Jen, non ti ho sentito arrivare-

- Non sei l'unico ad essere silenzioso - rispondo io alludendo al primo giorno

- Già- continua - manca più di un' ora alla partenza-

- Perché sei venuto qui così presto?- chiedo

- Per la tua stessa ragione-

Io sono venuta qui perché ora mai lo faccio tutte le mattine, non credo che lo stesso sia per Alex.

Mi affianco a lui e lo guardo tirare con l' arco, è molto migliorato rispetto alla prima volta. Ha una mira quasi perfetta ma ha ancora da migliorare. Per quanto riguarda me avevo poco da migliorare e quello che dovevo fare l' ho fatto, quindi diciamo che sono un' arcere professionista.

- Sei pronta?- mi chiede

- Per cosa?-

- Per oggi-

- Ah, si certo- gli rispondo - Tu?-

- Non proprio- sospira

- Perché non proprio?- domando

- Vedila come me, tra un mese ci attaccheranno e noi saremo pronti a difendere il nostro territorio. Se ci scoprono é finita, ci faranno esplodere la scuola o ci uccideranno comunque. Ed io non ho intenzione che questo succeda. Non sappiamo quanto durerà tutta questa storia, non sappiamo quanto dureremo ancora noi...- dice arrabbiato ma nella sua voce c'era un sottile accenno di tristezza.

Lo guardo negli occhi, non credo di aver guardato mai nessuno in questo modo. I suoi occhi si riempiono di lacrime. Lo abbraccio e lui mi stringe forte a sé. Appoggio la mia testa sul suo petto e sento i battito del suo cuore... Un ritmo armonioso e fantastico.

-Alex?- chiedo preoccupata

-Tutto okay, avevo solo bisogno di sfogarmi- risponde tirando su con il naso ed asciugandosi le lacrime -Mi dispiace tanto, scusa-

Sento i miei occhi gonfiarsi, credo che sto per piangere. Non devo piangere ora, per Alex.

- Non devi affatto scusarti con me. So quello che provi, lo provo anche io. Anche io ho dei sentimenti solo che li tengo dentro e soffro in silenzio, anche se li tengo per me non significa che non li abbia. Quindi, Alex, non devi scusarti con me- lascio cadere una lacrima, seguita da un' altra

-Jen...tu però non devi piangere- mi accarezza delicatamente una guancia e mi asciuga le lacrime con il pollice - Sei più bella quando sorridi-

Sorrido timidamente, lo bacio su una guancia mi giro e cammino verso l' uscita della palestra.

Mi incammino verso la mensa, vengo fermata dal rumore di passi. Mi ritrovo con il mio arco in mano, corda tesa, e freccia in direzione del rumore. Alex spunta dalla semi-oscurità del corrido con le luci spente.

-Oddio! Mi hai spaventata a morte- dico tirando un sospiro di sollievo.

È come il primo giorno i suoi occhi verdi e nocciola fissi su di me, lo stesso sguardo di soddisfazione misto a paura, la sua bocca incurvata in un leggero sorriso e le braccia tese in avanti come per fermarmi e proteggersi. Mi accorgo solo ora di avere ancora l'arco in mano. Levo la freccia dalla corda e senza avere il tempo di accorgermene le labbra di Alex sono premute sulle mie. Gli accarezzò la mascella ruvida per la "barba" appena tagliata. Si stacca da me e poi mi abbraccia e mi sussurra all'orecchio -Mi sono accorto solo ora di quanto tu sia importante per me e viceversa- si sposta e se ne va. Non ho il potere di rispondere, vorrei solo riavere le sue labbra sulle mie.

Rimango ferma come una statua, pietrificata, lì finché Andy non mi trova. Non so che ora fosse ma non mi interessa.

-Jen? Ci sei?- la sua voce è squillante ed allegra come al solito

-Eh?!? Ah, si... no... cioè sto bene- balbetto

-Si come no. Si vede- ironizza

-Cosa c'è?-

- È ora di andare-

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