Parte 2

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Daenerys, dopo brevi istanti, riprende a parlare, ad accusarmi, a sputarmi in faccia tutta la collera che si sente montare in petto.

Provo a risponderle, a spiegarle le mie ragioni, a ricordarle che io per lei ci sono sempre stato. 

Ma lei non mi ascolta, così come io non ascolto lei. Le nostre voci si sovrappongono, gareggiando, cercando di far vincere ognuna la propria causa.

 < Non hai fatto che tradirmi... Fin dal principio.

Tu hai gettato i miei segreti in pasto all'uomo che aveva ucciso mio padre... >

«Ti ho protetto da lui--»

< ..Che ha rubato a mio fratello il Trono di Spade.. >

«--Ho combattuto per te, ho ucciso per te!»

< ..E ora osi venire a chiedere il mio perdono?! >

All'improvviso, torna ad imperare un silenzio profondo che infetta l'aria come un'orrenda malattia. 

Daenerys, sguardo truce e fiato corto.  Io, orgoglio ferito e cuore spezzato.

 «-- Io ti amavo.»

Poco più che un filo di voce tremante come un pulcino appena nato, accompagna la più brutale delle mie ammissioni. Un segreto che ho custodito a lungo, troppo a lungo.

Per un attimo non riesco a credere di aver veramente parlato ad alta voce, ma il silenzio ancor più teso che ne segue mi smentisce grottescamente.

E così l'ho detto. 

Così le ho confessato il mio amore. Non avrei potuto scegliere momento peggiore e parole più banali.

Una confessione, la mia, dettata dall'impulso e dalla frustrazione di trovarmi sotto accusa, dalla flebile speranza di vedere la Khaleesi sorridere.

Ma lei non sorride. Non lo farà. Non per me.

L'unica traccia rimasta della Daenerys Targaryen che ho conosciuto, in questa figura austera e impenetrabile che si erge di fronte alle mie lacrime non scese, non è altro che il lato più oscuro, demoniaco, del suo temperamento: la follia ereditata dai suoi avi.

Si dice che ogni volta che nasca un nuovo Targaryen, gli dèi lancino in aria una moneta, e il mondo trattenga il fiato aspettando di sapere su quale faccia andrà a cadere.

Diamine, quant'è vero.

Ed è esattamente come il mondo in febbrile attesa che adesso mi sento: la mia moneta è volata in aria, però non è ancora ricaduta.

L'unica differenza è che le due facce del mio soldo sono la pubblica esecuzione o il definitivo addio a /lei/, alla mia unica ragione di vita.

Il perdono? 

Il perdono è un'opzione che la crudele Regina d'Argento, ai cui piedi sono prostrato, non ha neppur minimamente accennato di voler vagliare.

Le ginocchia mi stanno formicolando dal dolore per la pressione esercitata dal mio corpo. 

Vorrei alzarmi, ma non ci riesco. 

È come se a tenermi accovacciato a terra fosse il peso di tutte le mie colpe...

Sono dunque in balia del volubile fato che dovrà compiere una scelta per decidere la mia sorte: la morte fisica o la morte spirituale. 

Ad essere onesto, io.. io non so dire quale delle due preferisco.

< Amore? >

Daenerys pronuncia la parola con la voce incrinata dell'incertezza. Lo stesso tono assunto di quando si trovava a ripetere una parola in dothraki di cui ignorava il significato; lo stesso identico dubbio.

Dubbio che io mi sono curato di fugare dieci, cento, mille volte.

Non ricordi più nemmeno questo, Khaleesi?

È tutto svanito, tutto distrutto, nel profondo del tuo animo?

Eppure io c'ero, ero lì con te.

Ti ho vista gioire, ti ho vista lottare per la gente che ti ha accolta ed adottata come sua guida. Ti ho vista piangere, soffrire, patire le pene dell'Inferno nella Desolazione Rossa.

Io c'ero. Ti ho vista e ti ho sostenuta.

E non credere, mia preziosa Daenerys, che lo facessi per un qualche sporco doppio fine.

Ero lì, ad ascoltare i tuoi lamenti e i tuoi singhiozzi, e ad ogni tuo lamento una lama ghiacciata mi trafiggeva il petto.

Il tuo dolore e la tua paura sono stati miei; potevo sentirli attanagliarmi le viscere, come se io e te non fossimo altro che una persona sola.

< ..Tornatene pure dai tuoi adorati padroni ad Approdo del Re a ricevere il loro perdono, se ci riesci.. > 

"L'unica padrona che voglio avere sei soltanto tu, Daenerys Targaryen."  il coraggio di tramutare questo mio pensiero in parole, viene a mancarmi.

< Prendi le tue cose ed entro il tramonto, lascia questa città. Se sarai ancora a Meereen allo spuntare del giorno, farò gettare la tua testa nelle acque della Baia.  >

Le parole di Colei-che-è-Nata-dalla-Tempesta sono crude e ostili, pronunciate con un tono sinistro; nei suoi occhi violacei balugina un qualcosa di inquietantemente ancestrale.

Khaleesi..

No. Non è rimasto nulla della Khaleesi. 

< Vattene. Adesso. >

Il fendente mortale giunge irruento e doloroso ancor di più di quanto l'avessi immaginato. Giunge, e con soltanto due secche parole.

Nonostante mi senta mancare l'aria, riesco a rimettermi in piedi, sfoderando una forza interiore che non so nemmeno da dove provenga. 

Mi sento vuoto come un cielo senza stelle, non mi è rimasto più nulla.

A corto di fiato e di parole per replicare qualsiasi cosa, annuisco impercettibilmente, le prime lacrime che incominciano ad affacciarsi sulle palpebre stanche.

Scendo alcuni scalini, traballando pericolosamente alla stregua di un ubriaco, e mi avvio verso l'oscuro corridoio dal quale sono entrato  -quella che a me è parsa-  un'eternità fa. 

Ma prima di muovere l'ultimo passo, mi volto nuovamente verso il trono di nuda pietra.

Daenerys è in piedi, le braccia tese lungo il corpo,  i capelli di una rara luccicante trasparenza, lo sguardo fiero e collerico fisso su di me, le labbra serrate in una smorfia inespressiva.

L'immagine della sua letale bellezza, che porterò con me fino all'ultimo dei miei giorni, è stato il mio tacito commiato.

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