Yu's pov

18 ottobre 2017
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Il lunedì era il mio giorno della settimana preferito, almeno durante quell'anno scolastico.

Avevamo tre ore di musica, quindi passavamo la maggior parte della giornata in laboratorio. In più mi svegliai con una nuova melodia in testa che volevo sviluppare con gli strumenti in classe.

Di solito entravo sempre prima di tutti gli altri per stare da solo e pensare bene alle mie nuove composizioni.

Il mese successivo ci sarebbe stato il Rose Party e volevo sorprendere i nostri fans con una nuova canzone.

Quel giorno arrivai anche prima dell'insegnante.

Non persi tempo, accordai la chitarra ed iniziai a suonarla. Ogni tanto mi fermavo per riprovare una parte o per scrivere le note sugli spartiti e qualche volta li correggevo anche.

Ero così preso che quando la porta si aprì e si chiuse, caddi dalla sedia per il leggero spavento.

《Ah, buongiorno professore! Non si preoccupi, rimetto subito la chitarra al suo posto!》esclamai.

Quando mi voltai, però, vidi che ad essere entrato non era il professore ma Kurumada, che cercava di risolvere un cubo di rubik.

《Ah, Kurumada... mi hai fatto prendere un bello spavento, sai?》

《Beh, però dovresti comunque mettere la chitarra a posto.》rispose lei senza distogliere lo sguardo dal cubo.

Mi alzai dal pavimento e misi lo strumento dove lo avevo preso, per poi riporre i miei spartiti in un quaderno.

《Hai dormito abbastanza stanotte?》mi chiese all'improvviso.

《Eh?! Mi sembri mia sorella così.》

《Beh, venerdì ti sei addormentato quando avevamo cittadinanza ed ho pensato che non ti fossi riposato abbastanza la notte prima.- disse mentre continuava a cercare di risolvere il cubo- Ah, ce l'ho fatta!》

La vidi posare il gioco sullo sgabello dove di solito si siedeva nell'ora di musica, per poi prendere dalla sua cartella un taccuino e una penna.

《Ed anche questa è fatta!》disse.

Controllai l'ora: erano le otto precise, tra pochi minuti sarebbero cominciate le lezioni.

《Cosa intendi con "ed anche questa è fatta"?》le chiesi, incuriosito.

Lei mi guardò per la prima volta in faccia quella giornata.

《Beh, voglio fare un sacco di cose prima di finire le medie, anche se possono essere insignificanti.》mi disse lei sorridendo.

《Del tipo?》le chiesi di nuovo.

《Beh, volevo imparare a suonare il piano e tu mi hai insegnato qualcosa l'altro giorno. Una cosa che ancora non ho fatto, ad esempio, è andare in punizione.》

Scoppiai a ridere.

《Scusa, ma non ha senso. Nessuno vorrebbe farsi punire, tanto meno a scuola.》

《Voglio solo sapere se è un inferno come dicono.》rispose semplicemente.

《Hai in mente altre cose che vuoi fare?》le chiesi.

《Beh, c'è qualcosa che voglio assolutamente provare...-restò in silenzio per qualche secondo- Ma se te lo dicessi mi prenderesti in giro, quindi non te lo dico.》mi fece la linguaccia.

《Okay, ora sono ancora più curioso.》

《Potrei dirtelo in futuro...-disse coprendosi la bocca con il taccuino.- Comunque non hai risposto alla mia domanda. Hai dormito abbastanza questa notte?》

《Seriamente, sembri mia sorella.-dissi per poi distogliere lo sguardo- Comunque sì.》

《Meglio così, allora.》mi sorrise.

In quel momento entrò il professore con alcuni dei miei compagni.

Dopo un po' iniziammo la lezione.

Il professore ci faceva fare mezz'ora di solfeggio, poi spiegava la parte teorica per circa un'ora. Nulla di nuovo per me. Il tempo restante lo impiegavamo nella pratica: il professore dava due minuti di tempo ad ognuno di noi per suonare un pezzo su qualsiasi strumento e contando anche i suoi consigli e i suoi rimproveri, questa parte occupava perfettamente il tempo rimanente.

Potevamo iniziare l'intervallo in qualunque momento la lezione finisse.

Quel giorno finimmo con un po' di anticipo e provai a chiedere a Kurumada di un esercizio di matematica che non avevo ben capito.

《Scusami, ma non posso proprio aiutarti. C'è il comitato con i rappresentanti d'istituto nell'altro edificio e devo andare subito.》disse e, una volta presi una penna e il suo taccuino, uscì di fretta dalla classe.

Appena lei uscì, sentii qualcuno toccarmi la spalla e mi voltai.

《Secondo me, è meglio se lasci perdere con lei.》disse Hayato Kizuchi, uno dei pochi compagni con cui scambiavo due parole.

《Eh?》

《Non lo sai? Un sacco di ragazzi le chiedono di uscire, ma lei rifiuta sempre. Non aspettarti nulla.》

《Veramente volevo sapere come avesse svolto un esercizio di matematica.》dissi.

《Ah.-disse sorpreso- Beh, potevi chiedere a me.》

《Hayato, sei peggio di me in matematica.》

《Non infilare il dito nella piaga.》

《Ma lei è veramente così popolare? Non me ne sono mai accorto.》

《Ma seriamente non ti sei mai accorto di tutti i ragazzi che restano fuori la porta della nostra aula a guardarla durante l'intervallo?》

《Mai.》

Hayato si mise una mano in fronte.

《Ma tu come sai che lei rifiuta tutti?》gli chiesi.

《Beh, mia sorella e Kurumada sono molto amiche e si chiamano spesso. Di solito Mikan urla quando Kurumada le racconta di queste cose, dunque la sento benissimo.》

《Potresti almeno fare finta di non sentirci.》s'intromise la ragazza in questione, Mikan Kizuchi.

Mikan e Hayato sono gemelli.

《E tu potresti smettere di urlare e togliere il vivavoce quando siete al telefono.》

Lasciai i due a discutere e andai a sedermi al mio posto.

"Chissà, forse rifiuta chi le chiede di uscire perché non si sente pronta per una relazione...
O forse le piace già qualcuno..."

Scossi la testa, non era affar mio e dovevo concentrarmi sui miei appunti.

Ma il pensiero di Kurumada e Yukinojo che si comportavano come una coppietta mi mise a disagio e non capivo il perché.

《Suzuno, ci sei?》mi richiamò Hayato schioccando le dita di fronte al mio viso.

《Eh? Ah... sì.》dissi colto di sorpresa.

《Non mi pare, stai fissando la stessa pagina da cinque minuti.》

《Non ho capito l'argomento e ci sto riflettendo.》

《Ma non abbiamo mai iniziato trigonometria.-disse calmo- Stavi pensando a quella cosa di prima?》

《No, stavo pensando ad una cosa che devo fare oggi pomeriggio.》

《Ah, sì? E cosa?》

《C'è un evento a cui devo partecipare.》

Effettivamente era così, dovevo partecipare alla premiere di un film quel pomeriggio.

Hayato prese le sue cose e uscì dal laboratorio ed io feci lo stesso, ma quella sensazione di disagio non voleva proprio andarsene.

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