"Hai sentito? Hanno distrutto un altro edificio ieri sera."
"Dove? Davvero?"
"Sì, in periferia. Dicono che sia morta un'intera famiglia..."
"Diamine... Chi potrebbe mai... Oh, Deidara! No, quello non va lì. Sull'altro scaffale, grazie. Dicevamo? Dunque..."
Il ciuffo biondo del ragazzo viene sollevato da uno sbuffo, che lo arruffa più di prima. Stavolta per sistemare l'acconciatura gli ci vorranno ben più di un paio di spazzolate.
Riprende la scatola di rotoli che ha appena poggiato, alta quasi quanto lui e larga il doppio, e senza emettere alcun suono la colloca dove gli è stato indicato. Deve mettersi sulla punta dei piedi e tendere le braccia fino a quanto può per arrivarci, ma non chiede aiuto nemmeno se è in evidente difficoltà a mantenere in equilibrio il pacco. Tuttavia, dopo un paio di sbuffi e qualche manata ben assestata, sorride soddisfatto del suo lavoro.
"Adesso posso andare, mh?"
Il proprietario del negozio gli sventola una mano in lontananza, mentre interloquisce ad alta voce con un cliente. Deidara lo prende per un 'sì' e, presa la sua sacca blu, esce dal retrobottega.
Cammina per una decina di metri, poi, quando è abbastanza lontano dal negozio, imbocca la via principale, quella che conduce al di fuori del villaggio, e corre.
I capelli sferzati dal vento diventano una matassa ingarbugliata, tanto sono lunghi. Nonostante ciò, Deidara sorride.
***
La destinazione di Deidara è una conca di pietra al di sotto della montagna su cui è stato costruito il Villaggio. Ci vuole una mezz'ora abbondante (percorsa correndo) per arrivarci e lungo la strada le abitazioni scarseggiano, fino a scomparire del tutto quando l'abitazione dello Tsuchikage non è più visibile in lontananza.
La borsa produce un tonfo sordo quando viene gettata per terra, alza un polverone che fa tossire Deidara e gli fa pure lacrimare gli occhi. Per ovviare al problema, il ragazzo indossa un paio di occhiali da aviatore che estrae dalla sacca, ora lasciata aperta.
Resta un paio di minuti fermo, le pupille fisse sul contenuto dello zaino e a tratti sembra che non respiri. Poi gli angoli della sua bocca man mano si sollevano e, prima di formare un ghigno, una risata acuta riecheggia nell'antro in cui si è rintanato.
"Spettacolare, mh!"
Esclama e batte le mani fasciate, applaudendo a sé stesso. Al momento, quel sorriso non si cancellerebbe neanche se lo prendessero a pugni in faccia.
Dopo che la risata spasmodica scema nel silenzio e che gli addominali non fanno più tanto male, Deidara si china e solleva entrambe le maniche del soprabito fino alla spalla, dove la fasciatura lasciano respirare l'epidermide.
Inizia col braccio sinistro, sciogliendo il nodo stretto con i denti e le unghie, poi con una calma metodica lascia che lembo dopo lembo la pelle veda la luce del sole. La carne, lì dov'era stretta nella fasciatura, è tutta arrossata e impregnata di sudore.
È arrivato al polso, quando la voce di Kurotsuchi sopraggiunge alle sue spalle. È come sentire un migliaio di spilli che pungono il timpano e cercano affondare fino in profondità.
"Ciao Deidei! Che stai facendo?"
Deidara ha gli occhi sgranati e pare che i bulbi vogliano uscire dalle orbite. Alcune gocce di sudore gli scendono lente dalla fronte e nemmeno può asciugarsele, perché sta cercando di riavvolgere le bende almeno intorno all'avambraccio.
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Devastante
FanfictionResta un paio di minuti fermo, le pupille fisse sul contenuto dello zaino e a tratti sembra che non respiri. Poi gli angoli della sua bocca man mano si sollevano e, prima di formare un ghigno, una risata acuta riecheggia nell'antro in cui si è rinta...