1. Che ora è?

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Era sdraiato sul letto, mentre adagiava sul fianco sinistro e caricava tutto il suo peso corporeo sul gomito, che cominciava a far male.
Lo sguardo era puntato fuori la grande finestra con le tende lunghe e color avorio aperte, così che potesse intravedere il cielo pronto all'imbrunirsi per la sera, vedendolo scurirsi mano a mano che il tempo andava avanti.

Ad Harry piaceva oziare mentre fissava il cielo, era un particolare che lo calmava molto più delle tisane o stronzate del genere.
Si morse l'interno guancia, mostrando incavato il lato sinistro del suo viso magro dagli zigomi paffuti, mentre la luce fioca degli ultimi raggi di sole presenti gli illuminarono il volto, facendo brillare i suoi occhi smeraldo.

Col passare del tempo si rese conto che ormai il sole era tramontato completamente e che il cielo si stava già scurendo, riuscendo ad intravedere tra esso le nuvole d'un colore chiaro.. Pensava che contrastavano bene con il colore del cielo di quella sera.

A distrarlo fu il rumore del suo cellulare, che si trovava poco lontano dal suo letto. Sbuffò rumorosamente, odiava essere interrotto in situazioni gradevoli.

Si alzò svogliatamente dal grande letto matrimoniale per metà vuoto, raggiungendo la scrivania stranamente messa in ordine, raccogliendo tra la mano destra il cellulare che stava vibrando senza sosta.

Non era suo solito stare sempre al cellulare, quindi quando andava a controllare le notifiche se le ritrovava sempre intasate da vari messaggi da parte del suo migliore amico Niall, dalle varie ragazze che spuntavano da ogni social (le quali gli facevano apprezzamenti sperando di poterlo conquistare).. E varie mail spam di poca importanza.

Harry era un ragazzo apparentemente tranquillo, amava starsene per conto suo a contemplare ciò che lo circondava ma anche lui si divertiva come tutti gli altri giovani della sua età, mettendo però sempre un freno a tutto: è sempre stato così, fin da bambino.

Mamma Anne cercava sempre di metterlo in mischia con altri bambini che giocavano vivacemente al parco vicino la loro amata casetta ad Holmes Chapel, ma più provava a spronarlo e più vedeva che non c'era nulla da fare.
Piuttosto preferiva leggere libretti per bambini o raccogliere fiori e portarli a casa che avrebbe regalato poi alla madre e messi in un vasetto con dell'acqua fresca per farli durare più a lungo.

Non era affatto cambiato, anzi, gli piaceva esser così piuttosto che avere una vita spericolata e sempre in mezzo al pericolo, passando le notti tra la musica alta e conati di vomito una volta tornati a casa.

Viveva da solo da un po' di tempo ormai, era riuscito a convincere Anne a prendersi una casa, fuori città, per conto suo, rassicurandola ed esprimendo il suo punto di vista: che sarebbe stato in grado di crescere e maturare.

Si schiarì vari pensieri che gli frullavano in testa quella sera, così eliminò velocemente le notifiche senza nemmeno leggerle, assumendo poi un broncio sul viso rendendosi conto che aveva appena perso una chiamata per essersi distratto.

Alzò le spalle quasi non curante di quanto appena accaduto, non che fosse successo chissà che cosa, sapeva probabilmente di cosa trattava.
Harry sperava con tutto se stesso che non si trattava ancora delle solite stupidaggini che gli facevano perder tempo.

Si sedette nuovamente sul letto, stavolta sul bordo, lasciando il cellulare sul comodino di fianco al bene mobile sopra il quale era seduto di sbieco.
Si lasciò cadere all'indietro, facendo rimbalzare leggermente il proprio busto, lasciando che i capelli lunghi e bruni si sparsero sul materasso.

Stava per riprendere a contemplare, quando sentì nuovamente il cellulare suonare.
Stavolta si tirò sopra di fretta, afferrandolo velocemente tra le mani e accettando la chiamata dopo almeno tre squilli, cosa che faceva spesso.

Kiss me before you go || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora