Back in Town.

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Dice si affrettò a tornare a casa,nonostante il dolore alle gambe.
In testa aveva un unico pensiero,sarebbe tornato dal Diavolo il giorno dopo?
Da una parte voleva scoprire di più di quel tipo,era un ragazzo affascinante ed elegante.
Ma dall'altra,lo spaventava a morte.
Quegli occhi tremendamente penetranti e il suo sorriso demoniaco,lo facevano sussultare e non poco.
Era appena arrivato davanti alla porta della sua abitazione,estraette la chiave dal taschino posto sul petto della giacca,una chiave color oro.
Girò la manopola,aprì e lo scenario non lo stupiva.
Assolutamente nessuno ad aspettarlo,un silenzio tombale e assolutamente inquietante.
I suoi genitori,ormai scomparsi da anni,lo avevano abbandonato nella stessa abitazione con una semplice lettera.
Dice ancora conservava quel pezzo di carta,nonostante gli facesse provare rimorso e rabbia,provava ancora un minimo di nostalgia dei genitori.

"Caro Dice,
La vita qui non è più come prima,tuo padre ed io abbiamo deciso di scappare,stufi della nostra vita.
Non ti abbiamo mai voluto portare con noi,la vita che abbiamo scelto è di certo troppo pericolosa per te.
Non ti scordare mai di quanto bene noi ti vogliamo.
Mamma e Papà."

Il pezzo di carta,ormai ingiallito e pieno di aloni delle lacrime del ragazzo,era posto in una teca nella propria camera.
la camera da letto dei genitori era chiusa a chiave,non vi entrava da ben 6 anni.
La pulizia non è mai stata un problema,con il mantenimento e distanza poteva tranquillamente permettersi qualcuno che pulisse al posto suo.
Si spogliò dei vestiti ormai diventati troppo leggeri per la brezza invernale di Gennaio.
Li accantonò alla lavatrice,restando con dei semplici pantaloncini.
Passando per l'uscita del bagno,potè specchiarsi.
Il suo gracile corpo era sempre coperto da vestiti eleganti per cercare di dare un minimo di profondità al fisico.
Non aveva un minimo di massa,nonostante mangiasse in modo corretto e senza privarsi di nessuna sostanza alimentare.
"Dovrei allenarmi." pensò nella sua testa guardando le due enormi occhiaie che regnavano nel viso.
Dice sussultò ad una strana vista nel suo viso.
Del nerastro sotto il proprio naso,nonostante fosse in viola e senza profondità.
Si massaggiò la parte desiderata,erano...peli.
"Persino i baffi adesso mi mancavano."
Dice sbuffò restando a guardarsi per qualche altro secondo,decidendosi finalmente di riposare sopra al lungo divano violaceo.

Uno spiffero d'aria gelida correva sulla schiena nuda del ragazzo.
Nonostante fosse coperto,l'aria fredda lo svegliò.
Si stroppicciò i grandi occhi nerastri e fece un lungo sbadiglio,si stiracchiò e finalmente si decise ad alzarsi.
Camminò falcante verso il bagno,si levò l'intimo e senza alcuna esitazione si buttò sotto alla doccia,fredda gelida,per svegliarsi più in fretta.
Si vestì come il solito,dei jeans non troppo aderenti viola,ed una camicia lilla,con un papillon del medesimo colore.
Amava alla follia quello stile,non troppo stravagante ma nemmeno informale.
Fece colazione,nonostante cercasse di distrarsi dal enorme dubbio che lo perseguitava.
Sarebbe andato oppure no dal Diavolo?
Nonostante cercasse di elencare i pro ed i contro,non trovava nulla da nessuna delle parti.
Fece un lungo respiro,sorseggiando il suo ultimo goccio di caffè,senza latte nè zucchero.
"Ormai cos'ho più da perdere...la mia vita non potrebbe andare peggio di così.
Ho deciso,andrò.".
Mise la tazzina sporca nel lavandino ricolmo di stoviglie,nonostante fosse solo non aveva la voglia e la forza di tenere a bada la casa.
Si lavò i denti ed il viso,notando ancora quei piccoli baffi che stavano pianino crescendo.
Si diede un ultima sistemata ai vestiti ed alle sopracciglia,e finalmente uscì.
Immediatamente una goccia piombò nel suo occhio,provocando qualche imprecazione da parte del ragazzo.
Erano le solite gocce al di sopra degli alberi presenti dietro alla propria casa.
"La scorsa notte ha piovuto... Dove dormirà il diavolo..?"
Perché mai si sarebbe dovuto chiedere una cosa del genere?
Non si fece domande,iniziando a passo sicuro con i propri mocassini,si incamminò verso il Casinò cercando di ricordare per quanto possibile la strada.
Per lui era abbastanza complicato,dato che era nascosto dietro alla schiena del più grande,guardava i propri piedi o al massimo il paesaggio.

Dopo una mezz'ora di corsa per cercare di fare il più veloce possibile,e approfittando per allenarsi,le abbaglianti luci del casinò erano al centro della sua attenzione.
"Ci sono riuscito!" Pensò Dice sorridendo per quel suo minuscolo traguardo.
"Non dovrei festeggiare,dopotutto sto per incontrare ancora una volta il diavolo,e questa volta non ho la sua protezione mentre cammino all'interno.".
Fece un lunghissimo respiro,dopotutto quella era la sia ultima occasione per tirarsi indietro e chiudere per sempre questa follia.
Correggo la fronte maledicendosi per quanto fosse infantile,e marciò deciso verso l'entrata, con la fronte corrugata ed i denti stretti.
Le enormi porte gli si aprirono appena arrivato a qualche metro da esse.

"Ben tornato,Dice."

Una voce riecheggiò in modo sinistro,non c'era dubbio,era il diavolo.
Ormai è troppo tardi per fuggire.
Il ragazzo si pentì immediatamente della sua scelta,ignaro di cosa sarebbe potuto accadere.

"Ti stavo aspettando. Non fa molto signorile farsi aspettare."

Dice alzò lo sguardo titubante e rosso in viso,incontrando lo sguardo del Diavolo poggiato alla porta,vestito allo stesso modo di ieri,con ancora un sigaro in bocca e qualche banconota che spuntavano dalle tasche dei pantaloni eleganti.
Ancora una volta,era affascinante.

"Non volevo farmi aspettare...lo giuro."

Il viola abbassò lo sguardo titubante ed ancor più rosso di prima,impaurito dalla risposta del diavolo.
Sentì il rumore dei suoi lunghi artigli posti sulle mani sfiorare la pietra pregiata e levigata,sempre più vicino a lui.
Appena fu arrivato dinnanzi a lui,il Diavolo,con la propria coda,alzò il viso del più giovane.

"Non avevi bisogno di scusarti."

Dice notò che il diavolo stava quasi per sorridere involontariamente,ma cercava di nasconderlo al massimo delle sue forze.
A quel pensiero rilassò i muscoli e forse,poteva davvero iniziare a comportarsi in modo meno impaurito.

"Ma gradisco le tue scuse. Sei nobile."

"Nobile."

Probabilmente il primo complimento che Dice si sentiva dire.
Gli occhi iniziavano a diventare umidi.
Il viola si staccò di botto dal diavolo cercando di nasconderlo.
Ma un gesto lo fece pietrificare.




Overrated - Mr. King DiceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora