3. I work in a bakery

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"Hey Hazza, tutto bene?" Mi chiede Haydn sorseggiando un milkshake. Will e Nick si girano verso di me notando che ero perso in chissà quale universo parallelo. Mi risveglio dai miei pensieri per accennare un "S-sì" sorridendo. Non ho raccontato niente di ciò che è appena successo, soprattutto perché ho apura di far stare male Will, ma giuro, sto sclerando dentro.

***

Mi risveglio un po' frastornato, senza ancora realizzare cosa sia accaduto esattamente ieri sera. Sì, sono andato a festeggiare la vittoria con Will, Nick e Haydn al McDonald e abbiamo preso dei milkshake (anche se loro avrebbero bevuto una birra, però abbiamo 15 anni e mi sono opposto), ma prima di ciò Louis Tomlinson mi è saltato addosso e mi sembra un sogno, non riesco a crederci. E invece è reale, è tutto reale. Quel ragazzo mi fa un effetto strano.
Ero talmente stanco quando sono arrivato a casa che mi sono lanciato sul letto vestito e non mi sono nemmeno lavato i denti prima di addormentarmi, ero praticamente in uno stato di trance, in un altro mondo; ho tenuto un po' gli occhi fissi al soffitto finché non sono crollato.
Esco da camera mia e scendo in cucina dato che avevo una voragine al posto dello stomaco. Trovo mia madre e mia sorella che canticchiano sorridenti, intente a prepararmi la mia colazione preferita: i pancakes.
"Che buon odore!" Esclamo.
"Il mio piccolo ha vinto!" Mi corre incontro mia mamma.
"Hazza, questa colazione considerala un premio, avete spaccato ieri sera." Afferma orgogliosa mia sorella Gemma quasi stritolandomi.

Finita la colazione, decido che forse sarebbe meglio se mi lavassi. Arrivato in bagno comincio a spogliarmi e, togliendo i pantaloni, noto che dalla tasca posteriore sporge un fogliettino azzurro, probabilmente un post-it.
"Fiuu..." sospiro "Per fortuna che me ne sono accorto. Se li avessi buttati in lavatrice con il bigliettino dentro, mia madre mi avrebbe linciato... ogni volta dimentico di togliere i fazzoletti e combino un disastro..." Aprendo il bigliettino mi accorgo che c'è un numero di telefono con una "L :)" poco più sotto. Ci metto 0,2 secondi per capire di chi fosse quel numero. E ora che faccio? Io non ho il coraggio di chiamarlo. E poi, se lo chiamassi, cosa gli direi? "Ehy ciao, sono Harry, ti dispiacerebbe venire a baciarmi di nuovo?" Che ridicolo che sono. Mi butto sotto la doccia per vedere se riesco a rilassarmi e a rinfrescarmi le idee, ma ottengo l'esatto contrario. Ci ho pensato troppo, davvero troppo. "Ora che faccio?" Domando a me stesso guardando in basso "Sono riuscito ad eccitarmi solo pensandoci, fantastico!"

***

Non sono riuscito a dormire. Non riuscivo a smettere di pensare a quei due grandi occhi verdi e a quei ricci bellissimi che nella foga del bacio non mi ero neanche soffermato a stringere. Lo devo vedere di nuovo. "Porca troia, ma io non sono così, Louis William Tomlinson non è così. E soprattutto Louis William Tomlinson non è un cazzo di gay!"
Apro Twitter, Instagram e qualsiasi social mi capiti sottomano. Comicio a seguire Harry contrastando tutte le voci contrarie che si ammassano nel mio cervello quando noto un suo Tweet:
"Potremmo non aver vinto, ma il bacio da parte del cantante dei The Rogue è un ottimo premio di consolazione."
Il cuore mi si ferma in gola. No, no, no e poi no! A me piacciono le ragazze, cazzo. Mi piace scoparmele, anche senza provare nulla, adoro fare sesso con le ragazze... CON LE RA GAZ ZE.
Continuo a scorrere sul profilo del riccio e mi rendo sempre più conto che è davvero bello. Ma bello da far male. Non resisto, non resisto davvero, credo di aver bisogno di farmelo. È così piccolo... sento il bisogno di stargli sopra e fargli di tutto.
Sento la mia erezione che preme contro i pantaloncini da calcio che uso sempre per dormire; piano piano li abbasso, abbasso anche i boxer, e prendo in mano la mia lunghezza cominciando ad andare su e giù. Ho bisogno di soddisfarmi, almeno un pochino. Tengo il cellulare con la foto di Harry in una mano mentre con l'altra velocizzo il movimento su tutto il mio membro.
Mi basta poco per venirmi su tutta la mano e sulla pancia. Non è da me metterci così poco...
senza darci troppo peso, mi dirigo verso il bagno per sciacquarmi e comincio a sentirmi in imbarazzo con me stesso per quello che ho appena fatto. Non riesco ad accettare il fatto che mi piaccia un ragazzo, ma credo che mi piaccia davvero purtroppo.

***

I giorni passano velocemente e non me ne accorgo nemmeno; tra la panetteria e la scuola sono davvero sommerso dal lavoro e dagli impegni. Non riesco proprio chiamarlo o a scrivergli. Vorrei tanto riuscirci ma finora l'unica cosa che sono riuscito a fare è stato ricambiare il suo follow sia su Instagram, che su Twitter e pure su Facebook.
Entrambi, quindi, abbiamo visto i tweet che abbiamo scritto l'uno per l'altro, ma lui non mi ha cercato e io sono troppo codardo per scrivergli.

*SEI MESI DOPO*

Sto dando una ripulita alla panetteria prima di chiudere quando mi accorgo che alle mie spalle si apre la porta di entrata.
"MI SCUSI TANTO MA STIAMO CHIUDENDO!" Urlo sempre di spalle.
Appena mi giro però, non trovo un cliente qualsiasi, ma quegli occhi blu in cui mi sono perso circa 6 mesi fa e che non sono più riuscito a togliermi dalla testa.
"Oh c-ciao!" Deglutisco a fatica.
"Ehy Harry, non sapevo lavorassi qui!" Esclama Louis tanto sorpreso quanto me.
"D-davvero?" Domando balbettando.
"Pensi che ti stalkeri? AHAHAH" Ride lui.
Infondo ci speravo un pochino.
Mi intristisco ma cerco di non farlo notare anche se per uno come me è abbastanza complicato.
"Era l'unica panetteria ancora aperta e mia madre mi ci ha mandato a calci in culo perché ha dimenticato di comprare il pane."
Me lo ricordavo meno stronzo.
"Comunque... come stai?" Continua lui.
"Bene dai grazie, tu?"
"Bene, bene."
Dopo infiniti secondi di silenzio imbarazzante mi decido a chiedergli di cosa abbia bisogno.
"Dammi quello lí, per favore."
"L-la b-baguette intendi?" Chiedo io arrossendo guardando dove sta indicando.
"Sì, perché? Qualche problema con la baguette?" Sorride fiero lui cercando quasi di provocarmi.
"No, no! N-nessuno!" Mi mordo il labbro nervoso mettendo il pane nel sacchetto. Glielo porgo e le nostre mani si sfiorano.
"Mi devi 1.50 £" Affermo schiarendomi la voce e cercando di risultare più freddo.
Lui appoggia il sacchetto in modo un po' violento, fa velocemente il giro del bancone e mi sbatte sul muro prendendomi per il collo. "Io non ti devo nulla, sei tu che mi devi qualcosa semmai..." Ringhia quasi, a due millimetri dalle mie labbra.
Toglie la mano dal mio collo e, non ci giurerei, ma sembra quasi pentito di essere stato così rude. Così la sposta sul grembiule sempre tirnadomi verso di sè. Mi bacia. Mi bacia con tanta foga e mi stringe i capelli. E di nuovo, non riesco a contenere l'eccitazione, ma nemmeno lui a quanto pare.
"Ti conviene scrivermi. Altrimenti la prossima volta non ti troverò per casualità, ma verrò a cercarti."
Appoggia i soldi sul bancone, prende il sacchetto con il pane e se ne va, lasciandomi lí, a gustarmi quel poco di sapore delle sue labbra che mi era rimasto in bocca.

Take my medicine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora