Capitolo 2: Placid Lakes

104 13 10
                                    

Lo specchietto riflette lo scorrere veloce della lingua di asfalto scura, il ronzio costante della motocicletta diventa colonna sonora di una pellicola cinematografica straordinaria, di cui lui è primo attore indiscusso. Guida di fianco a David, col quale ha scambiato qualche battuta durante il tragitto, ed è l'unico che, quando hanno fatto una breve sosta in un baretto sgangherato di una località circondata da solo palme e cespugli, si sia intrattenuto col giovane per parlare dei pochi viaggi fatti.
Levi, invece, proprio non è riuscito a frenare la lingua dal chiedergli quali altri itinerari avessero compiuto in passato, e lì l'emozione che si era per poco sopita nel corso del viaggio, ha ripreso a circolargli nel sangue, facendo raffreddare il caffè americano, troppo rapito da quei racconti incredibili.
David ci ha riso su di gusto, come se fosse nella norma investire un anno per attraversare il cuore dell'America, per poi spostarsi lungo la costa e, soltanto dopo essere arrivato al trecentosessantacinquesimo giorno scoccato, rientrare ad Orlando.

Scuote il capo per tenere a mente che non si tratti di vivida immaginazione, ma di una realtà talmente concreta che potrebbe fermare la moto e posare la mano al suolo, lasciandosi scottare dalla striscia di terra per appurare l'autenticità del presente.

-Oi!- David sventola una mano impaziente, porta in viso l'espressione corrucciata di chi stia cercando di attirare la sua attenzione da tempo ma senza risultato, e subito Levi gli si accosta quanto basta per sentire la sua voce indebolita dal vento. -Credo che il tuo motore abbia un problema, amico.- grida, alternando lo sguardo da Levi alla parte posteriore della motocicletta.
Un brivido di terrore spezza brutalmente la sua tranquillità, e si volta quanto basta per controllare cosa si stia verificando: il mezzo lascia una densa scia di fumo lungo la strada, ed un basso rumore metallico che ora gli giunge alle orecchie forte e chiaro, più simile ad un susseguirsi di schiocchi, non fa promettere nulla di buono.

Gli urge scendere dalla Brixton per capire quale sia l'ennesimo, colossale ostacolo che sta tentando di farlo inciampare in una pozza di delusione. Quando si volta, nota David superare i compagni a suon di clacson e raggiungere Jack, il quale indica una pompa di benzina che dista all'incirca un centinaio di metri da loro.

Percepisce un nodo di saliva raggrumarsi in gola, diventare soffocante come una pallina da golf incastrata nell'esofago, e spera con ogni parte di sé che non sia ciò che sta pensando. Non è la prima volta che accade, la Brixton, da questo punto di vista, è capace di giocargli spiacevoli scherzi per la certosina precisione con cui funziona ogni singolo ingranaggio. Basta la minima sbavatura per compromettere l'intero meccanismo.
Mai possibile che Annie e Berthold, i suoi meccanici di fiducia, non si siano accorti di un malfunzionamento del motore? Ma forse si sta sbagliando, forse c'è solo un cilindro che sta cozzando con un altro ingranaggio ed è necessario sostituirlo, e nulla di più.
Ma i soldi? Se aggiustare la moto dovesse richiedergli un'ingente somma di denaro, cosa dovrebbe fare? Chiamare Furlan per andare a prenderlo, fino a...

Rinsavisce dalla fitta rete di riflessioni in cui è rimasto intrappolato come una mosca morente, e strizza al massimo le palpebre per leggere il cartello che si staglia a qualche decina di metri da loro, proprio di fianco alla pompa di benzina indicatagli da Jack: Placid Lakes. Non conosce il posto, a dire il vero non l'ha mai neppure sentito nominare, ma arguisce che, dalla schiera di villette che si staglia all'orizzonte ancorata al bordo di un avvallamento saturo d'acqua, ed un altro lago poco lontano da esso, non debba essere un centro troppo popolato come Miami. A dire il vero non ne costituisce neppure un quinto, di questo è sicuro.

No, non chiamerà Furlan per farlo accorrere in suo aiuto e gravargli ulteriormente sulle spalle col pagamento della moto, non quando sa che suo fratello non possa spendere sei ore di viaggio per riportarlo a casa, invece di profondere la sua concentrazione negli ultimi due esami e nella gavetta prima della laurea. Non vuole sentirsi infinitamente misero per quel viaggio inconcluso, non vuole dimostrare ai suoi famigliari che sì, è un fallimento irrecuperabile, un disastrato caso umano incapace di fare qualcosa di buono nella sua svilente vita.
Non lo farà, se la caverà da solo: improvviserà qualcosa, ma l'orgoglio, quella volta, vince a mani basse contro il desiderio di ricevere un aiuto.

One Way: Oltre Il ConfineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora