Capitolo I- Milano

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Il bip del cellulare destò Bianca dal suo sonno. Si era addormentata con il libro tra le mani, quell'esame non era proprio nelle sue corde, eppure tra esattamente cinque giorni avrebbe dovuto sostenere l'ultimo parziale di diritto commerciale.

Voleva laurearsi ad aprile, quindi non poteva più rinviare quell'esame tanto odiato.

"Ciao Bianca, sei in treno, a che ora arrivi?" era Francesca, la sua coinquilina.

"Ciao Fra, sono in treno, arrivo stasera alle 21, te lo avevo anticipato ieri..."

"Volevo dirti di non aspettarmi, farò tardi, esco con un tipo che ho conosciuto ieri sera, quando ci vediamo poi ti racconto.Baci" il messaggio di whatsapp proseguiva con faccine con occhiolini e sorrisi.

Eccola la solita, inaffidabile Francesca. Non erano trascorse nemmeno ventiquattro ore da quando si erano sentite il giorno prima, Francesca le aveva confermato che sarebbe andata a prenderla alla stazione. Ora aveva ritrattato tutto. Erano bastate due braccia muscolose per far dimenticare all'amica l'impegno preso, Bianca avrebbe dovuto cavarsela da sola, ma tanto non era la prima volta.

Avrebbe dovuto prendere sicuramente un taxi, perché con la valigia enorme,che aveva portato con sé, certo non poteva usufruire dei mezzi.

Altro bip "Sorella, mi spiace per i nostri litigi, lo sai che ti voglio bene, a presto"era Antonio, la sera prima avevano avuto un'ennesima litigata, lei gli contestava di essere diventato uguale a loro padre e lui la incoraggiava ad essere, usando un suo linguaggio "più easy".

Le loro litigate non erano una novità per nessuno, anche da bambini bisticciavano per qualsiasi cosa, ma con la crescita le loro divergenze di opinioni erano diventate sempre più frequenti.

Bianca era semplice, sognatrice, dolce, Antonio calcolatore e cinico, ma erano fratelli e c'erano sempre l'uno per l'altra. Si volevano bene era indubbio, ma non sarebbero potuti essere più diversi.

" Milano, Stazione Centrale, siamo in arrivo a Milano Centrale"

L'ultimo anno di Giurisprudenza a Milano l'attendeva e poi? Non aveva le idee chiarissime, ma sapeva di voler restare in quella città con le sue mille contraddizioni, che amava e odiava allo stesso tempo, ma che le aveva fatto scoprire una parte di sé che le piaceva, l'autonomia.

Non era certo quello il momento più adatto per interrogarsi sul futuro.

Aveva preso il suo bagaglio, era scesa dal treno, cercando di non dimenticare nulla e di non inciampare presa come era dai suoi pensieri. Più di una volta la sua distrazione le avevano tirato qualche brutto scherzo. Come quando aveva dimenticato il laptop in treno, mai più recuperato, con due capitoli della tesi già scritti e corretti dal suo professore, che non aveva di certo gradito l'incidente.

Tra le sue doti non c'era l'attenzione, pensava troppo, il suo cervello era in continuo movimento, c'erano troppi pensieri e soprattutto tutti insieme e qualcosa di certo poteva sfuggire al suo controllo.

Uscì sul piazzale della stazione, i taxi erano tutti allineati per accogliere chi ne avesse avuto bisogno, in arrivo con il treno in quella metropoli. Salì su quello che trovò più vicino e del quale l'autista le andò incontro per aiutarla con il suo bagaglio, con l'aiuto dell'uomo caricò il suo trolley enorme nel portabagagli e si accasciò già stanca sul sedile posteriore del taxi, come se avesse percorso Polignano Milano a piedi e non solo il tragitto dal treno al piazzale antistante la stazione. Milano era una città impegnativa, soprattutto per una meridionale come lei, in aggiunta dopo una pausa estiva di quasi due mesi.

Era una di quelle serate di fine estate umide e appiccicose, tanto che il pantalone di lino che portava era diventato un tutt'uno con le sue gambe, non vedeva l'ora di essere a casa e infilarsi sotto la doccia, ma ne avrebbe avuto ancora una buona mezz'ora.

Bianca [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora