Il suo sorriso era snervante
In silenzio Akaashi aggrottò la fronte "sono stato insensibile..."
Bokuto rise. "No, non lo sei stato. Non ti preoccupare."
Sebbene fosse vestito von abiti normali, c'era davvero qualcosa di malaticcio in lui. Era più pallido delle altre persone che passeggiavano per i corridoi, e sotto gli occhi aveva delle occhiaie scure.
Akaashi si sforzò di non fissarlo.
"So che non me lo chiederai perciò te lo dirò io, i medici dicono che la mia malattia si chiama... FFI?"
Bokuto incrociò le braccia. Aveva l'aria di uno che aveva stava facendo una normale conversazione sul tempo. "Insonnia familiare fatale? Se non ricordo male."Un brivido freddo gli attraversò la spina dorsale di Akaashi. Non aveva mai sentito parlare di quella malattia prima. Lo preoccupava abbastanza da fargli spiccicare qualche parola.
"Non credo di voler sapere i sintomi di questa malattia"
"Bhe, anche se tu lo volessi, non avrei una risposta per te." Un'altra risata. "Tutto quello che posso dire è che dormire non è facile come una volta." Quello che normalmente qualcuno avrebbe faticato a dire, lui lo ha detto con facilità e sempre col sorriso.
Akaashi non potè fare a meno di sorridere di rimando, anche se le sue labbra si contrassero quasi impercettibilmente. Fissò Bokuto. "Sei qui tutti i giorni?"
"Si! Sono qui da circa... quattro settimane ormai."
"Capisco." Akaashi annuì. Per un'attimo non si scambiarono parole e il silenzio diventò imbarazzante. "Bene. Adesso... io vado."
Chiudilo fuori, non essergli amico, è malato
"Ah, uh? Un secondo~"
La mascella di Akaashi si serrò. "Devo andare Bokuto." Disse iniziando ad andare per la sua strada.
Per favore, non insistere
"Puoi per favore ascoltarmi?" Bokuto si inchinò con le braccia lungo i fianchi. "Per favore, ci vorrà solo un secondo."
Akaashi era diretto, ma non senza cuore. Si girò "che c'è? Devo proprio andare."
I suoi occhi si illuminarono, Bokuto raddrizzò la schiena e infilò la mano in tasca. Tirò fuori un telefono e, con terrore di Akaashi, chiedese il suo numero di telefono.
Cosa doveva fare? Cosa doveva dire? Akaashi non ha letteralmente trovato nulla di speciale in Bokuto. Perché il malato lo aveva preso in simpatia? Non voleva fare altro che spingerlo via, buttare via i moduli e non mettere mai più piede in quell'ospedale, ma per qualche strana e irritante ragione, Akaashi trovò difficile negare Bokuto. Ci stava provando, lo stava facendo davvero, ma non poteva.
"Io... non... di solito non mando messaggi" mormorò Akaashi. Guardò il telefono di Bokuto. Non poteva guardarlo in faccia. "Sono spesso occupato. Restare in contatto con me non sarebbe una buona idea."
Vide le dita di Bokuto piegarsi intorno al telefono e poi la sua mano arretrarsi lentamente.
"Ma–" Akaashi si scioccò con quella parola. Poteva ancora vedere la mano di Bokuto, e si era bloccata. "Credo di poter trovare un po 'di tempo per parlare ogni tanto." Alzò lo sguardo e il suo sguardo trovò quello di Bokuto. Quegli occhi gialli brillavano.
Inserì rapidamente il suo numero, quindi porse il telefono a Bokuto, con la sezione del nome vuota.
"Grazie!" La sua voce era piena di eccitazione mentre procedeva a inserire il nome per il suo nuovo contatto. Akaashi osservò attentamente Bokuto che mormorava e digitava il nome,
"A-p-a-t-i-a-k-u-n". Bokuto stava per salvare il contatto quando Akaashi parlò.
"Non metterlo così." Lui sospiro. "È ... Akaashi."
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In another life~ bokuaka
FanficStoria TRADOTTA La vera storia è di @littleluxuray L'originale l'ho trovata qui: https://archiveofourown.org/works/5096105 STORIA COMPLETA Buona lettura🥰