Capitolo Uno

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12 Novembre 2014.

Un giorno che purtroppo la mia mente non può dimenticare, un giorno dove la mia vita fu rovinata.

Tutte le persone ora mi guardavano come se fossi un mostro, come se per tutto questo tempo la ragazza sempre disponibile e timida non fosse mai esisita, tutte le cose buone che avevo fatto in tutto questo tempo furono dimenticate velocemente dando la possibilità alla gente di giudicarmi per quella che non ero.

Pazza.

~•~•~

"Megan!" Sentii una voce alle mie spalle.

Mi girai riconoscendo la voce della mia migliore amica Felicity, o meglio, unica amica.

Si avvicinó sorridente come ogni giorno spostando la sua folta chioma nera con un gesto di lato, cosa che faceva ipnotizzare da ben 2 anni tutti i ragazzi della Cross School.

"Stasera c'è la festa del secolo" mi informó con il suo solito tono eccitato.

Ogni volta finiva così, lei mi raggiungeva, parlavamo di una festa, e io prontamente le dicevo che sarei rimasta a casa.

Feci per parlare ma lei mi zittì con un dito sulle labbra.

"Questa volta niente scuse, passo da te, ci prepariamo, e dopo andiamo alla festa di Bill" mi scoccò un bacio sulla guancia e sparì nel bel mezzo del corridoio della scuola.

Sospirai.

Questa volta non avevo altra scelta.

~•~•~

Mi accorgo, rivolgendo uno sguardo davanti al mio cammino, che è arrivata la prima nebbia.

Che tristezza.

Tutto appare così grigio, così cupo. Le chiome degli alberi della casa alla mia sinistra sembravano come imprigionate da un incantesimo che mi impedisce di vederne i colori.

Mentre camminavo alcune foglie cadevano legiadre dagli alberi fino a toccare terra.

Non potei che paragonarmi a loro, stavo cadendo piano piano e i demoni che oscuravano la mia vista stavano vincendo.

Raggiunsi una panchina non molto lontana da dove mi trovavo prima e notai che era leggermente bagnata.

Non ci feci caso e mi sedetti.

"Quando mi sarebbe capitata un'altra occasione per farlo" pensai guardando il cielo.

~•~•~

"Hai finito?" Mi urlò dall'altra parte della stanza Felicity.

Sbuffai per l'ennesima volta riconoscendo il suo tono stufato.

Non era un buon segno.

"Solo un attimo" le dissi prima di uscire con dei pantaloni neri semplici, una canotta bianca e delle scarpe col tacco del medesimo colore.

Mi squadrò da capo a piedi.

"Non male Moore" commentò prima di prendermi per un braccio e correre fino alla porta.

"Divertitevi ragazze" ci sorrise mia madre.

Felicity si girò a guardarmi.

"Oh si, ci divertiremo".

~•~•~

Fregai le mie mani fra di loro cercando di riscaldarmi mentre il sole stava ormai calando.

Forse dovevo tornare a casa, da quelli che dovrebbero essere i miei genitori.

Toccai la superficie della panchina ormai asciutta e la guardai pensierosa.

Non potrò più sedermi qui per molto tempo.

~•~•~

"Dai Megan vieni a ballare!" Mi incoraggiò Felicity mentre si muoveva sui bacini di due ragazzi.

Le feci un piccolo sorriso e scossi la testa.

Non era da me.

Mi alzai dal divanetto che ormai aveva preso la forma del mio culo per poi dirigermi verso i drink.

Stavo per prenderne uno quando una ragazza in lacrime mi urtò una spalla facendo versare il contenuto sui miei pantaloni.

"Merda" imprecai rivolgendole uno sguardo.

~•~•~

Le strade in questo piccolo isolato erano strette e deserte, quasi soffocanti.

Odiavo la mia vita.

Non pensavo potesse diventare più orribile di quanto non lo era già, ma a quanto pare mi sbagliavo, da domani sarebbe stato tutto molto peggio.

~•~•~

Salii di corsa le scale cercando di trovare un bagno.

Bussai alla prima porta che trovai nel bel mezzo del corridoio.

"Cazzo è occupato sparisci!".

Sbarrai gli occhi e chiusi velocemente la porta.

Che schifo.

Continuai a camminare finché non vidi un foglietto attaccato ad una porta con scritto "toilette".

"Ingegnoso il padrone di casa" pensai aprendola

Mai l'avessi fatto.

~•~•~

Ero quasi arrivata a casa, vedevo l'auto color canarino di mio padre parcheggiata sul retro.

"Non capisco perché proprio il giallo" borbottai facendo una smorfia.

Notai in una delle tante villette all'angolo della strada, una bambina dai capelli biondi scherzare e ridere con il proprio padre, mentre quest'ultimo le dava dei bacetti sulla guancia e la faceva roteare.

Sorrisi malinconica.

Un tempo anche io e mio padre eravamo così.

Cercai di scacciare le lacrime che minacciavano di uscire dai miei occhi color ghiaccio e attraversai la strada, finché un altro ricordo riafiorò la mia mente.

~•~•~

Rimasi paralizzata fissando la ragazza a terra in una pozza di sangue con gli occhi sbarrati.

Boccheggiai leggermente inchinandomi per toccare la ragazza.

Notai una ferita dietro la testa.

Perdeva sangue.

Mi sporcai la mano e la fissai tremante.

Diedi uno sguardo anche alla ragazza e finalmente realizzai.
Era morta.

Iniziai ad urlare cose insensate e presto il bagno si riempì di persone che, notando la mia mano piena di sangue, iniziarono ad urlarmi contro.

"Assassina!".

~•~•~

Arrivai a casa e bussai alla porta.

Mia madre spuntò subito dalla porta fissandomi con rabbia.

Fece per parlare ma la sorpassai prima del dovuto.

"Dove diavolo sei stata?" Chiuse la porta di scatto.

Mi fermai e rivolsi la mia attenzione verso quella donna che mi aveva cresciuta fin da piccola.

Provai disgusto.

"Ho 17 anni non mi servono ancora le tue prediche per aver fatto tardi" le dissi fredda per poi salire le scale.

"Tanto che vi importa." Sussurrai appena.

Sono Megan Moore, e questo è solo l'inizio del mio incubo.

Wicked. [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora