Capitolo 2- Il signor Giovanni

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Qualche giorno dopo il pranzo del weekend Jonathan era riuscito a prendere un appuntamento per lunedì pomeriggio tardo e, così tutta la famiglia Politti seguendo la sua moto con la macchina si ritrovò davanti una casa che era proprio come tutti se l'aspettavamo.Tutti tranne ovviamente Davide.
«Speravo scherzassi quando hai detto che saremmo stati molti vicini ai vicini. È molto intima.» disse lui sarcastico guardando l'abitazione davanti a loro.
La casa era di color rosso e disposta su due livelli e, proprio come  gli era stato accennato sarebbero stati molto vicini al vicinato, l'unica fortuna è che era l'ultima villetta di una porzione di villette a schiera ed un lato non era diviso con nessuno.
«Impara quando prendermi sul serio e quando no. Nel frattempo goditi la tranquillità della campagna.» Jonathan gli diede la sua abitudinaria pacca sulla spalla e poi si guardò intorno in cerca di qualcuno.
«Hey, Dani che fai non esci?» si era avvicinato alla macchina e, aveva bussato al finestrino del passeggero.
«La principessa non vuole sporcarsi.» disse Daniele.
«Tienimi un attimo questo.» Jonathan mise il casco che usava per andare in moto in testa al bambino che per un attimo non vide più nulla. Lui aprì lo sportello della macchina e, porse la mano all'interno a Danila.
«Madame, mi onora della sua presenza? Le prometto che non si sporcherà. Non è proprio una dimora in campagna come più si pensa. Ha la campagna intorno ma una volta varcato il cancello le piacerà. È una deliziosa-del resto come lei-villetta.»
La ragazza si tolse gli auricolari dalle orecchie e a sua volta porse la sua mano destra al suo "cavaliere".
I due si scambiarono un inchino e, risero.
«Come sta la mia principessa?» ammiccò lui.
«Bene, ora bene.» Sul volto di lei tornò il sorriso.
L'uomo si tolse la giacca, restando in camicia e cravatta, e la mise dentro il casco che aveva ripreso dalla testa del nipote.
«Spero che tu non faccia lo stesso quando servi dei clienti. Mi stupisco del fatto che tu non sia ancora stato licenziato per molestie.» disse Davide.
«Faccio bene il mio lavoro e, ti ricordo che nessuno si è mai lamentato delle mie prestazioni.» rispose lui.

Il gruppetto si diresse davanti il cancello della casa dove Jonathan suonò il citofono. Diverso tempo dopo si sentì uscire da esso una flebile voce che apparteneva ad un signore anziano.
Una volta entrati nella proprietà Davide notò subito che c'era spazio per poter mettere una macchina.
«Interessante c'è un eventuale posto anche per la mia donna.»
«Metti Luisa fuori come un cane?» chiese perplesso l'amico.
Luisa rise, poi disse:
«No, intende la sua macchina.»
«E allora il sabato verrà a trovarla la sua amichetta, la mia bambina.» rispose lui.
«Gli piace la solitudine al mio amore.» lo rassicuro l'altro.
Seguirono un viale che si estendeva sulla parte sinistra del giardino, mentre tutta la parte rimanente era dedicata allo spazio verde, tra cui spiccava un ciliegio. Star sotto ad esso era un bel posticino dove potersi riparare nelle più torride giornate estive.
Il perimetro era diviso tramite una normale rete che permetteva di vedere su un lato il giardino dei vicini.
La facciata principale della casa era coperta da una tettoia che continuava fino alla proprietà accanto.
Arrivati sotto il porticato c'era un tavolo con intorno ad esso otto sedie.
«Quante mangiate che ci faremo! Avete anche il barbecue.» Jonathan indicò l'oggetto con l'enfasi di un venditore di materassi quando vende il suo prodotto.
«Ti correggo. Mangeremo noi qui. Noi quattro.» Davide spense, ovviamente si fa per dire, l'euforia dell'amico aggiungendo alle sue ultime parole l'indicare solo se stesso e gli altri tre della famiglia.
«Tranquillo se mai prenderemo questa casa sarai il benvenuto. In fin dei conti sono io che cucino. Sono più che contenta di farlo per te.» lo rassicurò la donna.
«Amica mia, mi sei sempre piaciuta ma comunque avete sentito tutti? Ha detto che mangerete, quindi gli piace.» L'uomo li condusse gongolando nel giardino posteriore della casa.
«Come vedete questa parte è stata chiusa perché il signor Giovanni-proprietario della casa- fino a qualche anno fa possedeva del pollame.»
«A quanto pare gli uccelli avevano più privacy delle persone.»
Davide si era ormai fermato all'idea che si trovavano attaccati ai vicini.
«Abitando in un condominio pensavo non avessi avuto così tanti problemi nell'abitare vicino a qualcuno.» gli rispose Jonathan.
«Proprio perché abito in un condomino cerco qualcosa di migliore.»
Daniele stufo di sentire in continuazione il loro battibecchiare cominciò a perlustrare lo spazio circostante.
«Guarda Dani qui c'era la tua vera famiglia.» Aveva trovato una piccola piuma appartenete ad una gallina e punzecchiò subito sua sorella alludendo al fatto che lei fosse una di esse.
«Ma da oggi sarà la casa di un maiale.» controbatté lei irritata.
«No, niente maiale. Al massimo due gallinelle per avere delle uova fresche.» disse la mamma.
«Mamma risparmieremo. Ce ne servirà solamente una.» Mentre finì la frase il bambino guardó la sorella e rise. Ama prenderla in giro, è più forte di lui.
«La campagna fa schifo. Me ne adrò presto, non preoccuparti.» disse lei irritata.
«Non vedo l'ora.» rispose lui.
«Voi due, smettetela.» la mamma li ammutolí prima che i due si cimentassero in una litigata da Oscar.
Da come avrete capito cari lettori Danila e Daniele sono come ogni sorella e fratello si rispettino. Sono come cane e gatto.
Lei odia la campagna e lui la amo, eppure lei preferisce un qualcosa di quel posto piuttosto che la caotica città.
Lei non sopporta lo sporco, il fango e la pioggia e, infatti qualche anno addietro andando dai loro nonni materni che abitano in campagna, solo per aver messo accidentalmente una scarpa in una pozzanghera andò su tutte le furie perché dei schizzi di acqua "lurida" gli erano arrivati fin sopra il vestito.
Lui invece ama così tanto la natura che al contrario della sorella gli piace immergersi, nel vero senso della parola, in essa diventando un vero e proprio tutt'uno.
Danila quel giorno dai nonni si disperava per due schizzetti mentre lui invece rideva tuffandosi nelle pozze d'acqua stagnante, ma il gioco finì non appena incontrò lo sguardo severo della madre.
Da quel giorno Danila lo soprannominò maiale e lei per lui beh, era già una gallina da diverso tempo.

Sotto il ciliegio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora