On×My×Way

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"Sono stanco di stare alle tue stupide regole!"
"Non alzare il tono contro di me Kil, sono tua madre!"
Feroci urla risuonavano nella magione degli Zoldyck. Killua, infastidito dal comportamento opprimente della madre, non poté fare a meno di ribellarsi per l'ennesima volta, suo malgrado. Trovare un punto d'accordo con lei sarebbe stato pressoché impossibile, a quel punto l'unica opzione per il ragazzino era quella di allontanarsi per un po' dalla villa, dove ormai regnava il caos: raccattò il minimo indispensabile per la sopravvivenza e si diresse verso il portone. Prima che la donna potesse fiondarsi su di lui per fermarlo, Silva Zoldyck, nonché padre di Killua, poggiò una mano sulla spalla della moglie in modo da trattenerla. In cuor suo sapeva che prima o poi sarebbe tornato e che questo suo atto di ribellione avrà breve durata. Consolò la moglie afflitta mentre osservava il figlio camminare verso l'uscita, finché non sparì completamente dalla sua visuale.
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Killua ripensò all'accaduto e non poté fare a meno di sentirsi infastidito dai comportamenti infantili della madre: voleva tenerlo chiuso in camera sua per tempo indeterminato al solo scopo di allontanarlo dal suo amico Gon. A lei non piaceva quel Freecss, diceva che aveva una cattiva influenza su suo figlio.
"Tsk, tutte cavolate..." Borbottò il giovane assassino mentre continuava a camminare verso una meta indefinita. Aveva bisogno di andare in un posto che gli permettesse di sciogliere i nervi e sfogarsi, ma dove?
"All'Arena Celeste."
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In pochi minuti raggiunse l'Arena, che fortunatamente non si trovava troppo lontana dalla sua dimora.
Killua pensò se non fosse il caso di chiamare anche Gon, ma d'altronde sapeva che stava contando un po' troppo su di lui. Questa volta voleva cavarsela da solo, vivere una sorta di 'piccola avventura' senza il suo amico. Chissà, forse così sarebbe finalmente riuscito a capire qual'è la strada che vuole percorrere. Come figlio della famiglia Zoldyck il suo destino era ormai deciso, ma Killua non voleva seguire i passi del padre.
Sospirò riflettendo sull'argomento; pensarci ora non avrebbe alcun senso. Si diede un paio di schiaffi sulle guance, in modo da riprendere atto del presente. Fece il primo passo verso l'ingresso dell'Arena, ma la sua entrata fu interrotta dalle urla disperate di una ragazza. Killua con scatto fulmineo si diresse verso il luogo da cui provenivano le urla finché non arrivò alla piazzetta del mercato. Un po' preoccupato ed incuriosito si avvicinò ad una bancarella della frutta per osservare meglio la scena; una giovane dai capelli rosati e vestiti alquanto inusuali stava supplicando il venditore:
"La prego è da giorni che non mangio nulla, io ho faaame!"
"Devi pagare prima di mangiare! Tu hai dato un morso ad una delle mie mele... ed ora sgancia i soldi!"
"Ufff ma io non ne ho! E poi che cosa sono questi soldi di cui parli? Non capisco..."
"Non prendermi in giro ragazzina! Se non vuoi pagare con i soldi, pagherai con la vita!"
Detto ciò il fruttivendolo fece cenno a due uomini grossi affianco a lui, entrambi con un'enorme ascia in mano. Le loro intenzioni non sembravano buone, volevano fare a fettine quella ragazza per non aver pagato una misera mela.
Killua, spinto da un forte senso di giustizia, corse verso la ragazza e la strinse saldamente a se, scostandola prima che uno dei due uomini potesse sfiorarla con l'ascia.
"C'era veramente bisogno di fare tutto questo casino per una mela? Bah." Killua lanciò le monete, che il venditore afferrò senza indugi, raccolse la mela che spettava alla fanciulla e si allontanò assieme a lei.

" Killua lanciò le monete, che il venditore afferrò senza indugi, raccolse la mela che spettava alla fanciulla e si allontanò assieme a lei

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(Disegno fatto da me☆ Ho cercato di rimanere il più fedele possibile allo stile di H×H)

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