20.

514 21 4
                                    

Gionata.

Ansia.

Se dovessi riassumere l'ultimo periodo con una sola parola, sarebbe proprio quella. Da fuori vedevo la mia vita perfetta, contornata da manager sempre pronti a soddisfare ogni mio capriccio, colleghi simpatici -certo- ai cui occhi ero solo una macchina sforna-ritornelli e una schiera di fan pronti a seguirmi anche se dovessi cambiare genere domani stesso. Per  un periodo mi ero curato delle parole altrui, generalmente sputate da persone che con me non avevano nulla a che fare. Ne avevo sentite di tutti i colori, mi avevano dipinto in tutti i modi possibili, ma mai in maniera edificante. Di me si sapeva solo della lean -la codeina-, dell'erba e del messaggio negativo che, sostenevano i mass media, fossi solito mandare al mio pubblico, talvolta traendone una certa soddisfazione personale. Da dentro, vedevo la mia vita privata diventare pubblica nel giro di uno scatto da qualche paparazzo di merda e non mi sentivo più in grado di separare la mia persona dal mio personaggio.

Tutto ciò mi aveva creato ansia. Non ero sicuro di potermi fidare di qualcuno, talvolta mi convincevo di non meritarmelo, che forse ero proprio una persona di merda come volevano dimostrare quelli del telegiornale. Avevo sognato più volte la mia vecchia vita, lonatana dai riflettori e dalla fama. Avevo fatto di tutto, nella mia mente, per rasserenarmi e cercare di ricreare quella tranquillità che mi aveva accompagnato per i primi vent'anni della mia vita.

Forse ci sono riuscito, penso mentre sonnecchio sul divano comodo e costoso del salotto della casa dei genitori di Sole. La sua schiena nuda dalla pelle d'oca è la mia unica visuale, oltre al plaid rosso che copre i nostri corpi e lo schermo spento del televisore al plasma. Mi tiro su per lasciarle un bacio su una scapola, poco lontano dalla luna tatuata; vorrei chiederle se ha un significato, ma sono troppo stanco e fatto per ascoltarla con l'attenzione che merita. É una creatura angelica, a stento riesco a credere che veda qualcosa di positivo in me, che non sono altro che un cumulo di ansia e capelli rossi. 

Ritorna sdraiata e con un colpo di capelli biondi si sistema sul mio petto, sistemo un braccio sotto la sua esile figura e le accarezzo i capelli, sperando non le dia fastidio. Con lei ho paura di fare qualsiasi cosa, di ferirla, di annoiarla, di alimentare cattivi pensieri e persino di essere me stesso. Forse si aspetta qualcosa, sotto suggerimento dei fottuti giornalisti. Non la conosco ancora abbastanza da sapere con esattezza cosa stia pensando. Spero che a lei il nostro momento di intimità, in cui -forse- mi sono sentito me stesso, sia piaciuto anche solo la metà di quanto è piaciuto a me. Avevo assillato Mario fino allo sfinimento con le mie paranoie, tant'è che mi aveva preso in giro, ricordandomi di aver già perso la verginità da un bel pezzo. Mi aveva detto che si sentiva più grande di me dal modo in cui gli avevo chiesto aiuto, ma d'altronde a chi potevo chiedere, se non a lui? Non conoscevo ragazza che non lo elogiasse per la sua gentilezza, per la sua galanteria e geniunità. Lo invidiavo un sacco, dovevo ammettere, perchè a me toccava sempre recitare la parte del simpaticone con l'erba nel privè perchè di base ero -e sono- un insicuro di merda.

"Amore, è tutto okay?" domanda con tono soave, leggermente preoccupato. Mi fa un certo effetto il soprannome che mi ha affibbiato, ma decido di non farglielo sapere.

"Certo." sorrido. La avevo ammirata parlare nella sua lingua madre per tutta la giornata, ordinando al ristorante anche per me, dato che le mie conoscenze linguistiche arrivavano giusto a tablo. Mi ero divertito a ripeterle quella parola, che lei riteneva così odiosa, fino allo sfinimento, facendola ridere più volte.

Vorrei dirle molto, forse troppo, ma non so come. Non riesco a trovare le parole giuste, perciò decido di baciarla. Amo come risponde il suo copro ogni volta che la sfioro: mi sembra che non se lo aspetti, che sobbalzi e un minuto dopo la sento carica di energia da spendere. Il suo nome rende giustizia a ciò che fa nelle vite degli altri: le illumina. Le illumina come fa il sole nelle campagne d'estate, nei torridi campi di grano dorati. Mi sento fortunato ad averla incontrata, forse la ruota della fortuna a questo giro è dalla mia parte. 

Ho deciso di far parlare Gionata, questa volta, in modo da approfondire di più i personaggi. Ci saranno più capitoli così, d'ora in poi. Spero vi sia piaciuto.

Changes || Sfera EbbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora