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La buona notizia è che quest'anno le risorse del pianeta si sono esaurite più tardi rispetto all'anno scorso. L'Overshoot Day, cioè il giorno dell'anno nel quale entriamo ufficialmente in debito con gli ecosistemi naturali per le risorse che consumiamo, quest'anno cade il 22 agosto, quasi un mese dopo rispetto all'anno scorso, quando era caduto il 19 luglio.

Sono stati i lockdown causati dalla pandemia di Covid-19 che ci hanno bloccati a casa, mandando a picco i consumi in tutto il mondo. Era da 15 anni che l'Overshoot Day non si registrava così tardi: nel 2005 cadde il 25 agosto.

La cattiva notizia è che questa riduzione non può essere considerata un successo, perché non si tratta di un cambiamento strutturale, ma solo di una ricaduta temporanea data dall'impatto della pandemia e delle misure adottate dai governi. In pratica, il mese guadagnato non è merito nostro, ma solo un effetto del coronavirus che potrebbe essere vanificato già il prossimo anno, se non interveniamo sul nostro modo di produrre, distribuire e consumare.

A calcolare il giorno del "sovrasfruttamento" del pianeta è il Global Footprint Network, un centro di ricerca internazionale fondato nel 2003 dall'ambientalista svizzero Mathis Wackernagel, che tiene la contabilità dello sfruttamento delle risorse naturali da parte dell'umanità, cioè della nostra impronta ecologica.

Il giorno in cui il pianeta non riesce più a "star dietro" alle nostre richieste e a rigenerare le risorse che chiediamo per vivere, mangiare, produrre energia, assorbire i nostri gas inquinanti, segna l'inizio del debito, l'Overshoot Day: da quel momento e fino alla fine dell'anno vivremo consumando risorse che la Terra non è in grado di rigenerare in quell'anno, di fatto sottraendole al futuro.

Allo stato attuale delle cose, la Terra impiega un anno e otto mesi per rigenerare le risorse che consumiamo in un anno. L'umanità, infatti, utilizza attualmente il 60% in più di quanto si possa rinnovare all'interno dello stesso anno. In pratica, è come se si consumassero le risorse di 1,6 pianeti Terra.

Oltre metà dell'impronta ecologica dell'umanità è costituita dall'impronta di carbonio. Immettiamo in atmosfera molti più gas serra di quanti la Terra, attraverso foreste e oceani, riesca ad assorbire, e gli effetti sono sotto i nostri occhi. È la voce di "spesa" che cresce più rapidamente in questo disastroso bilancio: dal 1970 ad oggi la nostra impronta di carbonio globale, misurata in ettari, è più che raddoppiata.

L'emergenza climatica è, insieme alla perdita di biodiversità, il triste risultato di questa esosa richiesta al pianeta. Decarbonizzare la nostra economia non solo inciderebbe sulla crisi del clima, ma porterebbe un migliore equilibrio sulla bilancia che vede da una parte l'impronta ecologica e dall'altra la biocapacità terrestre. Dimezzando l'impronta di carbonio arriveremmo a consumare le risorse di "appena" 1,1 Terre e sposteremmo in là la data dell'Overshoot Day di 93 giorni.

Quest'anno il coronavirus ha chiuso gli uffici e i negozi, azzerato gli spostamenti e il turismo, mettendo in ginocchio l'economia, riducendo del 9,3%, rispetto all'anno scorso, l'impronta ecologica dell'umanità. Gli studi del team di Wackernagel indicano che nel 2020 le emissioni di carbonio sono scese del 14,5%, grazie alla flessione dei consumi energetici e di prodotti forestali (-8,4%). Questo scarto da un anno all'altro è il più netto dall'inizio degli anni Settanta, da quando si calcola l'Overshoot Day.

Nel corso dei decenni ci sono stati fattori in grado di spostare in avanti la data, come la crisi economica del 2008, ma mai con un salto così marcato. Si tratta però di una riduzione che non è destinata a durare molto: per l'anno prossimo è già previsto un rimbalzo dei consumi, che sposterà di nuovo indietro il giorno dello sovrasfruttamento del pianeta.
(tratto da Il sole 24 ore.it)
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The good news is that the planet's resources ran out later this year than last year. Overshoot Day, that is the day of the year in which we officially enter into debt to natural ecosystems for the resources we consume, this year falls on August 22, almost a month later than last year, when it fell on the 19th. July.

It was the lockdowns caused by the Covid-19 pandemic that blocked us at home, dropping consumption around the world. It has been 15 years since Overshoot Day has not been registered so late: in 2005 it fell on 25 August.

The bad news is that this reduction cannot be considered a success, because it is not a structural change, but only a temporary fallout given by the impact of the pandemic and the measures taken by governments. In practice, the month gained is not our merit, but only an effect of the coronavirus that could be nullified as early as next year, if we do not intervene on our way of producing, distributing and consuming.

To calculate the day of the "overexploitation" of the planet is the Global Footprint Network, an international research center founded in 2003 by the Swiss environmentalist Mathis Wackernagel, which keeps the accounts of the exploitation of natural resources by humanity, that is, of our footprint ecological.

The day when the planet is no longer able to "keep up" with our requests and to regenerate the resources we ask for to live, eat, produce energy, absorb our polluting gases, marks the beginning of the debt, Overshoot Day: from that moment and until the end of the year we will live consuming resources that the Earth is not able to regenerate in that year, effectively taking them away from the future.

As things currently stand, the Earth takes one year and eight months to regenerate the resources we consume in a year. Humanity, in fact, currently uses 60% more than can be renewed within the same year. In practice, it is as if the resources of 1.6 planets Earth were consumed.

Over half of humanity's ecological footprint is made up of the carbon footprint. We release far more greenhouse gases into the atmosphere than the Earth, through forests and oceans, can absorb, and the effects are under our eyes. It is the item of "expenditure" that grows fastest in this disastrous budget: since 1970 our global carbon footprint, measured in hectares, has more than doubled.

The climate emergency is, together with the loss of biodiversity, the sad result of this exorbitant demand from the planet. Decarbonising our economy would not only affect the climate crisis, but would bring a better balance on the balance that sees the ecological footprint on one side and the terrestrial biocapacity on the other. By halving the carbon footprint we would come to consume the resources of "just" 1.1 Earths and we would move the date of the Overshoot Day by 93 days.

This year the coronavirus has closed offices and shops, eliminated travel and tourism, bringing the economy to its knees, reducing humanity's ecological footprint by 9.3% compared to last year. Studies by Wackernagel's team indicate that carbon emissions fell by 14.5% in 2020, thanks to the decline in energy consumption and forest products (-8.4%). This gap from one year to the next is the sharpest since the early 1970s, since Overshoot Day is calculated.

Over the decades there have been factors capable of moving the date forward, such as the economic crisis of 2008, but never with such a marked jump. However, this is a reduction that is not destined to last long: a rebound in consumption is already expected for next year, which will push back the day of the over-exploitation of the planet.

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