Part one.

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I would hold you in my arms

I would take away the pain

Thank you for all you’ve done

 

-Christina Aguilera, hurts

 

 

 

2 Febbraio 2014

 

Il sole era sorto già da qualche ora e la nebbia mattutina che avvolgeva quel piccolo parco di Sydney stava iniziando a dissolversi.

Michael cambiò posizione sulla panchina dov’era seduto, di fronte quel grande albero che aveva visto mutare durante tutte le stagioni dell’anno. Era come se non si fosse mai mosso da quella panchina e forse era davvero così.

Aveva addosso gli stessi vestiti da un tempo molto più lungo del normale ma ne era felice, almeno aveva indossato la sua giacca di jeans preferita quel 18 Gennaio, giorno che ormai sembrava così lontano.

Michael ricordava perfettamente l’odore della pioggia che si abbatteva sulle strade di Sydney quel martedì pomeriggio, l’aria pungente che entrava dalla finestra aperta di camera sua, la melodia della canzone a lui sconosciuta che stavano passando in quel momento alla radio, ma soprattutto ricordava anzi sentiva ancora sulla propria pelle la rabbia che aveva provato quando aveva ricevuto quella telefonata, rabbia che era stata subito sostituita da preoccupazione e paura.

Ricordava di come aveva sceso di corsa le scale e di come aveva rischiato di rompersi l’osso del collo (ironia della sorte).

Aveva corso per i primi quattro isolati che lo separavano da lui, senza fermarsi un attimo, poi –

Si riscosse immediatamente dai suoi pensieri quando lo vide entrare dal portone principale del parco.

Gli occhi cerchiati di nero erano messi in risalto dalla pelle diafana e la camicia rossa che indossava era più stropicciata del solito e svolazzava leggermente mentre andava spedito verso l’albero di fronte la panchina, senza sollevare gli occhi dall’erba ancora bagnata di rugiada.

Michael sentì un tuffo al cuore quando vide Luke accovacciarsi ai piedi di quell’albero, come ogni giorno, e poggiare la testa sul tronco iniziando ad aspettare, inutilmente.

Se solo avesse potuto fare qualcosa per lui, per il suo Luke, qualcosa per portare via il dolore che si stava potando dentro. Voleva correre da lui e stringere forte le braccia intorno al suo corpo gracile.

Vederlo ogni giorno seduto sotto quell’albero, il loro solito punto di ritrovo,gli apriva una voragine proprio al centro del petto.

Voleva davvero poter porre fine a quell’attesa, ma sapeva che Luke stava aspettando qualcosa che non sarebbe mai potuta arrivare.

Si passò una mano sui capelli che ormai avevano quasi perso il loro colore viola/bordeaux e sospirò. Se avesse potuto li avrebbe tinti com’era solito fare, magari biondi con una striscia nera al centro.

Scacciò via quei pensieri e riportò gli occhi su Luke, trovandolo sempre nello stesso punto, sempre nella stessa posizione.

Presence. || muke clemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora