Clea stava cercando sua sorella: aveva in mente un piano e tutta la voglia di attuarlo.
Attraversò il castello raggiungendo le nobili affaccendate nei loro svaghi, tutte insieme nella stessa sala predisposta; ognuna con il capo chino nella propria mansione. Dhalia non era da meno. Intenta nel ricamo, teneva stretto il telaio e, punto dopo punto, donava vita a un uroboro con le sue stesse dita.
Lo cuciva attendendo Stanislas. Glielo avrebbe consegnato al suo ritorno. Si sentiva come Penelope, e sperava che il destino del suo amato non fosse come quello di Ulisse. Il sorriso sulle labbra, pensava a lui e a come si erano salutati, all'attesa, al rispetto che le stava portando un uomo simile facendola sentire una persona e non solo carne.
«Dhalia, eccovi qui finalmente!». Clea aveva un tono di voce stridulo, squillante, ma non era sempre così; Dhalia lo sapeva, lo riconosceva sempre: sua sorella doveva dirle qualcosa.
«Mi cercavate, sorella?», domandò tranquilla, «C'è qualcosa che vi turba?».
«Vedete, Dhalia, adesso che Stanislas è partito...».
«Volete forse dire sua altezza, vero?».
«Sì, perdonatemi, volevo dire sua altezza». Scocciata per essere stata ripresa da sua sorella minore, alzò gli occhi al cielo. Ogni interruzione l'avrebbe seccata, tanto era frettolosa di comunicare la sua idea. Dunque proseguì: «Ora che sua altezza è partita, non credete che, forse, dovreste pensare a chi concedere la mano? Ora che siete duchessa, tra l'altro!»
Dhalia spalancò gli occhi e si alzò di scatto. Il telaio cadde a terra, portandosi con sé il filo insinuato nella tela. L'ago, toccando il pavimento pietroso, emise un flebile tintinnio. «Sorella, voglio pensare che stiate scherzando! Non vi sembra prematuro pensare già alla sua probabile morte? Un giorno soltanto ci divide e voi già pensate a chi darmi in pasto a chissà chi!».
«Ma no, Dhalia, non è così». Clea cominciò a balbettare nervosa. Strinse tra le dita la pesante stoffa della gonna. «Pensò solo al vostro bene, al vostro bene soltanto! Non voglio vedervi sola a vita».
«Voglio pensare che sia la vostra avidità e la vostra cupidigia a farvi parlare. La ricchezza non vi basta mai, sorella. Perché piuttosto non vi accontentate del vostro sposo e del vostro castello? Avete da mangiare ogni giorno e non vi dovete sporcare le mani, o peggio per lavorare. Non vi è abbastanza, questo?» Le se erano arrossate le guance visto il fervore con il quale aveva pronunciato quelle parole.
«Dhalia, vi sbagliate, penso solo al vostro bene».
«Non avete mai visto di buon occhio il principe. Mai. Lo avete sempre ostacolato e così avete ostacolato il nostro amore, mi venite già a parlare di rimpiazzo. Immagino avrete qualcuno in mente».
«Pensavo che Ahriman fosse il più adatto, ho fatto delle ricerche e so che ha dei possedimenti in Ugheria, proprio come la moglie del Voivoda».
Il cuore di Dhalia prese a battere senza sosta: le labbra piegate verso il basso, la fronte corrugata, gli occhi fissi su sua sorella; poi parlo: «Non sposerei quello sporco miserabile neanche se vedessi Stanislas fare la fine di San Sebastiano e, qualora fosse, gli toglierei le frecce una per una, pregherei affinché Dio mi concedesse un miracolo». Il tono basso, scandito: quelle erano le sue ultime parole a riguardo.
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Volos - Quella luce che l'oscurità non ha voluto.
FantasyVolos è un cavaliere, un nobile di un'antica casata. Ha un compito, una missione. Il suo Dio gli ha comandato di trovare un oggetto molto prezioso, custodito all'interno del castello di Vlad Tepes, conosciuto come Vlad l'impalatore. Volos muoverà il...