Entrò nel castello con disinvoltura: era bravo a passare inosservato, nonostante il suo aspetto, e saperlo lo divertiva; non aveva neanche il cappuccio del mantello a nasconderlo, cosa che gli dava sempre prova di quanto le persone non sapessero osservare, o di quanto fossero semplicemente stolte quelle che lo circondavano.Anche quella volta, nel passare accanto a quella gente, sembrò quasi un fantasma. Si domandò quale fosse la ragione di tanto affollamento nella sala del trono, ma poi ripensò al villaggio che, quasi del tutto distrutto, lo aveva accolto al suo arrivo in Valacchia, e la risposta arrivò da sola.
Le guardie, dopo averlo fatto passare in quanto "volto conosciuto", lo lasciarono tra i mormorii di un gruppo di aristocratici; dopotutto non sapevano chi fosse, no? Questi bofonchiarono qualcosa, poi voltando lo sguardo verso Volos con fare preoccupato.
E lui era lì, seduto dove doveva essere, quando ne intercettò la presenza. Si alzò, sorrise ed esordì con un: «Wiesław! Che gioia vedervi», perché finalmente era arrivato.
I nobili presenti si scrutarono tra loro, segno evidente che nessuno di essi avesse immaginato nulla al riguardo di quella conoscenza; e se Volos, il loro signore, si fidava, loro non avrebbero dovuto temerlo. Forse qualcuno era pronto a giurare che fosse proprio così, innocente come a prima occhiata, ma avrebbe aspettato prima di cantare vittoria, come ogni volta di fronte a uno sconosciuto, lasciando che fossero i gesti compiuti da Wiesław a scagionarlo dal ragionevole dubbio.
Questi si chinò, sostenuto su un ginocchio: il pavimento freddo, che distava appena lo spessore della calzabraga, era un velo tra pietra e pelle; e a testa china, coperto dai rossi capelli, intonò, «Mio signore», aspettando che Volos gli facesse cenno per alzare lo sguardo; e dunque, non appena lo percepì, scattò all'ordine: «Mi avete mandato a chiamare e io sono giunto fino a voi», disse, puntandovi contro gli occhi felini e verdi, «come posso servirvi?».
Volos scese dalla sua postazione, ma non rispose e, contrariamente, gli toccò la spalla. «Venite», lo incitò ad alzarsi, «lasciate che vi presenti...», e si schiarì la voce, precedendolo di appena mezzo metro. «Miei amati sudditi, oggi è un giorno glorioso: un mio amico fidato è giunto per prestarci soccorso; date il benvenuto al marchese Wiesław Jastrzębiec».
Dimitri lo scrutò dall'alto al basso,ferito dal fatto che un altro nobile polacco fosse entrato a far parte della corte; non che prima, con Vlad, avesse mai avuto l'onore di esserne membro,eppure si sentiva in dovere di sottolineare il suo pensiero. «Ditemi, di grazia, mio signore: come potrebbe prestarci soccorso un singolo uomo? Perché non vi affidate anche a quelli tanto amati del vostro Regno?».Volos sorrise, un sorriso che apparve più che sinistro agli occhi di Dimitri. «È l'arciere più abile che abbia mai conosciuto: potrebbe scoccarvi una freccia nell'occhio da molto lontano,mirando dai posti più impensabili. Quanto ai cavalieri del mio amato Regno...siete soltanto voi a dire che non ho introdotto nessuno di loro; ma forse è più abile la vostra lingua a parlare, Dimitri, piuttosto che voi stesso a dimostrare il valore che avete».
A quelle parole, Dimitri schioccò seccatola lingua: era stanco e stufo di essere umiliato così da uno straniero,qualcuno che non aveva niente a che fare con la sua terra. «Perdonatemi,signore, non ve lo consento». Il popolo, preoccupato per la reazione che avrebbe potuto avere Volos, si mise a scongiurarlo di tacere; mai avevano conosciuto la benevolenza, in special modo come quella del nuovo sovrano, e indispettirlo non sarebbe stata una mossa saggia, in special modo dopo la distruzione del villaggio cui avevano assistito e che, loro malgrado, stavano patendo.
«Cosa non mi consentite, di grazia?», lo incalzò Volos, irritato e stizzito da tale presa di posizione.
«Di arrogarvi il diritto di umiliarmi così: sono un nobile anche io, faccio parte di un'antica famiglia valacca e voglio essere appellato con il nome che merito».Volos annuì, con un suono svelto e preciso; lo sapeva lui come avrebbe voluto appellarlo.
STAI LEGGENDO
Volos - Quella luce che l'oscurità non ha voluto.
FantasíaVolos è un cavaliere, un nobile di un'antica casata. Ha un compito, una missione. Il suo Dio gli ha comandato di trovare un oggetto molto prezioso, custodito all'interno del castello di Vlad Tepes, conosciuto come Vlad l'impalatore. Volos muoverà il...