Capitolo 1- Festa "con" sorpresa.

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«Tesoro alzati! Devi esporre la tesi!»

«Ma che cazzo, Mamma! Sono le 6 di mattina. Ho l’esame a mezzogiorno.»

Quanto odio mia madre che urla ogni giorno alle sei di mattina per alzarmi. Ma è anche vero che senza di lei non potrei condurre il mio solito tenore di vita.

Mamma con me ha fatto davvero un capolavoro! Sono il ragazzo ideale! Sono alto 1 metro e 80, ho i capelli biondi, la pelle bianca e morbida e, soprattutto, ho un intelligenza sopraffina.

ho vissuto i miei primi ventitré anni di vita nel migliore dei modi. Non ho mai avuto meno di 28 ad un esame universitario. Non ho mai tralasciato l’attività fisica, e anzi, posso anche vantarmi di avere la famigerata, e tanto agoniata, “tartaruga” e, per completare questo quadro di perfezione, ho Carlotta, la mia meravigliosa ragazza.

Lei è bella. Bellissima. Talmente bella che l’ avrebbe celebrata ogni poeta dello stilnovismo. Ha gli occhi verdi e grandi come due smeraldi, che però è solita nascondere dietro un paio di lenti da sole, forse, per nascondere l’anima fragile che contengono, e i suoi capelli sono ricci, mossi, rossi, pazzi… la rappresentano perfettamente.

Senza lei non sarei nulla.

La mia famiglia è tutta in apprensione. Mia madre telefona nervosamente e sistematicamente mia nonna e mia zia per farsi calmare. Mio padre trattiene l’eccitazione da vero uomo però, appena crede di non essere visto da nessuno, si mette a saltellare come Heidi in mezzo alle campagne.

La mia sorellina invece sembra abbastanza tranquilla, anzi, mi guarda con un insolita aria di chi ha visto o sta per vedere un morto.

Devo molto alla mia sorellina Jenny. Ha due anni in meno di me e siamo legatissimi. Tra le altre cose lei è anche la migliore amica di Carlotta e, solitamente, lei è molto più informata di me riguardo a quello che succede nella vita della mia ragazza.

Ogni volta che Carlotta ha dei dubbi o dei ripensamenti su di me, Jenny mi avvisa e io corro dal primo gioielliere che incontro e le compro il primo gioiello che osi avvicinarsi, seppur lontanamente, alla bellezza e alla lucentezza degli occhi della mia amata.

 «RIZZO ANTONIO.»

MERDA! Mi stanno chiamando.

« Buona fortuna piccolo mio. Che dio ti assista e ti protegga!»

«Ma che cazzo, mamma! Non sto andando in guerra!»

«Dai cazzo figliolo. Spacca tutto!» Ok. È ufficiale. Mio padre non può e non deve più vedere i programmi di MTV.

«Grazie pà.» borbotto un po imbarazzato.

Mi alzo dal mio posto e vado a declamare la tesi per cui ho letteralmente “buttato” un anno della mia vita, ma di cui ne vado estremamente fiero.

«Signor Rizzo, lei è stato uno dei migliori studenti che abbia mai riempito i banchi di questo ateneo. Complimenti signor Rizzo, o dovrei dire “dottor” Rizzo. Lei si è meritato il 110 con tanto di lode.» nel pronunciare queste parole, il professore si alza in piedi e inizia ad applaudirmi.

«grazie mille prof.»  dico con l’aria di chi sa di essere un genio e non c’è necessità che glielo si debba ricordare.

Mi volto verso i miei genitori e vedo mia madre che piange, mio padre con gli occhi lucidi che consola mia madre e mia sorella che continua a guardarmi con uno sguardo che dice “Ridi! Ridi! Che poi non ridi più!”.

Carlotta non è presente perché aveva un turno di lavoro e non poteva cambiarlo.

«ANTONIO! ma cos’è quella cravatta viola?» grida mia madre, molto in apprensione per la mia festa di laurea. «Dovresti indossare una cravatta rossa!»

«Ma che cazzo, mamma! È la mia festa, voglio vestirmi come cazzo mi pare!» rispondo con un tono seccato.

«Fai come vuoi!» mi sussurra consapevole di non avere le forze per intavolare uno scontro verbale con me.

Sono al massimo della mia forma. Sono elegante come David Beckham al matrimonio del principe William e la meravigliosa Kate Middleton,  ed estroverso come Jim Carrey in “The mask”. La mia famiglia e i miei amici non fanno altro che tessere le mie lodi.

L’unica nota stonata nella splendida “sinfonia” che è questa serata è l’assenza di Carlotta.

Poteva mandarmi un messaggino su whatzapp per dirmi che avrebbe fatto un po’ di ritardo. Poteva telefonarmi, anche solo per 5 min, per congratularsi con me.

E se le è successo qualcosa?  Se ha avuto un incidente in auto? Se è caduta dalle scale e  ha battuto la testa?

Controllo il suo ultimo accesso su whatzapp per scacciare via tutti i miei cattivi pensieri, quando ecco che sento una voce molto tenue che chiama il mio nome.

«Antonio, hey. Scusa per il ritardo.» miagola dolcemente Carlotta con un velo di tristezza negli occhi.

Mi bacia in un modo a dir poco glaciale. Niente lingua. Poco contatto. Molta preoccupazione.

Inizia a raccontare una serie di scuse inventate, anche con poca maestria, e mi dice che dovrà andare via subito.

«Prima che io vada, devo darti questa.» caccia una lettera dalla tasca dell’ elegantissimo cappotto in cachemire che indossa e me la consegna.

«Questa cos’è?» rispondo con un espressione parecchio interrogativa.

«Quando la leggerai, sarà tutto più chiaro. Ma ti prego, non aprirla adesso!» i suoi occhi iniziano a diventare sempre più lucidi, e comincia a mordersi insistentemente il labbro inferiore.

«Mi spieghi che cazzo sta succedendo?» 

«Baciami!» dice lei, spiazzandomi. «baciami come se fosse il tuo ultimo bacio!»

Obbedisco. Mi tuffo sulle sue labbra carnose, e sento subito la sua lingua invadere la mia bocca. Con forza. Con violenza. Con un eccitantissima passione.

Sento le sue mani che stringono con forza ogni parte del mio corpo. Sento il suo ventre che preme dolcemente contro il mio e sento che sta succedendo qualcosa che cambierà il resto della mia vita.

Appena stacco le mie labbra dalle sue, lei scoppia a piangere e scappa via.

Mi rendo conto che tutta la mia famiglia e tutti i miei amici hanno assistito a questa scena parecchio insolita e, tutti, inclusa mia nonna, mi chiedono insistentemente di leggere cosa c’è scritto nella  lettera.

Non voglio leggerla alla mercé di tutti, la leggerò a casa, da solo. Questa lettera è stata scritta per me, e solo io devo saperne il contenuto.

 

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