Capitolo 13. Confessione - II parte

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Alzò il braccio pronto per abbassare la maniglia ma il più piccolo, che intanto lo aveva raggiunto, lo allontanò dal portone e con la sua ferrea presa lo trattenne di nuovo contro al muro.

«Sherlock lasciami» tentò invano. In quel momento si sentiva uno schifo: tutte quelle sicurezze che si era creato si stavano a poco a poco sgretolando. Prese veramente con difficoltà quella decisione perché per lui un esistenza senza il detective era sinonimo di monotonia, solitudine, dolore. Sapeva che i sentimenti che provava sarebbero stati la rovina della loro amicizia e per questo si odiava e malediceva costantemente.

Ora, di fronte a lui, c'era un amico sorpreso e sconvolto da una notizia così improvvisa, quasi egoistica. I sensi di colpa continuavano a salire.

Perso fra i suoi pensieri il suo sguardo finì ulteriormente in basso per la vergogna ma il suo volto fu di forza tirato su dalla mano del moro, posata delicatamente sotto il sul suo mento. Nel gesto del detective non vi era alcuna allusione ma, accorgendosi del lieve rossore che si stava propagando nel viso dell'amico fin sopra alle orecchie, decise di allontanare il corpo anche se di poco.

«Non devi prendere decisioni da solo, potevi veramente dirmelo senza problemi»

Il dottore sgranò gli occhi "Come? Possibile che non capisca?"

«Sherlock ma hai capito quello che ti ho appena detto? SONO INNAMORATO DI TE! COME FAI A CONSIDERARLA UNA COSA DA NIENTE! Riusciresti a vivere tutti i giorni con una persona che ti ama, tra l'altro dello stesso sesso! Se abitiamo ancora insieme ti rovinerò tutto: le giornate, l'umore e il tuo lavoro! Lo capisci!?»

La sua voce era fioca e il detective continuava a guardarlo in modo interrogativo.

«Senti, non so se hai compreso a pieno il problema, però vorrei che capissi che non me ne vado per capriccio. Voglio solo non esserti di peso, ma questo credo sia impos-»

Tutto si fermò in quell'istante. La realtà attorno a loro rallentò di colpo incorniciando il momento in cui le parole possono essere sostituite da gesti ancor più veritieri e sorprendenti.

In quei lunghissimi secondi che sembravano infiniti il biondo spalancó gli occhi non appena sentì il calore delle labbra dell'amico sulle sue. Da una parte la commozione per quel momento disperatamente sognato gli riempì il cuore di felicità ma dall'altra un senso di nausea iniziò a propagarsi in tutto il suo corpo. Quel disgusto fece allontanare di forza il più giovane ponendo cosí fine a quel bacio inaspettato.

«MA SEI SCEMO?!» Urlò portando il dorso della mano alla bocca per ripulirla.

«John sei esagerato» protestò l'altro senza troppi problemi alzando gli occhi al cielo.

Il dottore continuò a guardarlo allibito. Era possibile che con quelle frasi brevi e con quel bacio gli volesse comunicare qualcosa? E se si cosa? Non riusciva a dare una risposta a quel gesto.

"Forse lo ha fatto solo per pietà"

«Sherlock» iniziò per farsi coraggio, cercando di mettere da parte l'imbarazzo che si sarebbe creato poco dopo «Per te potrebbe anche non essere un problema, magari secondo te tutto può essere già risolto ma non è così. Come faremo a continuare ad abitare insieme? Non sarà più come prima perché non ti vedo come un amico! Ho cercato di mettere da parte i miei sentimenti in questi ultimi giorni ma davvero non ci riesco! Tu potrai anche far finta di niente ma io continuerei a sperare in qualcosa che non accadrà mai.. è così che son fatti gli esseri umani..» Nel frattempo si asciugò con le dita le lacrime che non era riuscito a trattenere «"Patetico" dirai..» iniziò a piangere «Hai ragione, Mi sento un idiota per questo.. mi sento sbagliato.. sono sbagliato, alla fine aveva ragione»

Cosa dice il tuo cuore? [Johnlock]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora