Capitolo 1

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Jade's Pov

"Jade!" O mio Dio. Nessuno in questa casa sa cosa significhi parlare a bassa voce.

"JADE!" Ecco, appunto.

"Si! Si! Si!" Riesco a malapena a rispondere per il troppo fastidio verso tutto ciò che mi circonda già dal primo mattino.

"È tardi!" Le sento dire dal piano di sotto. Per lei è sempre tardi, e non capisco perché, sempre, faccia così: la scuola comincia alle otto. E sono le sei del mattino! Credo che non capirò mail suo comportamento, voglio dire, si, ho diciassette anni ormai, ma non ho mai capito il motivo di questa sua perenne puntualità estremamente eccessiva... Abituata, continuerò a conviverci.

"Arrivo, arrivo" rispondo, nonostante quell'amore e quell'attrazione reciproca tra me ed il mio adorato, fidato, comodo e caldo letto, decido di alzarmi, anche se, ovviamente, controvoglia. Tolgo le coperte e sento il freddo assalirmi, come fosse una coperta di vento che, pian piano, mi avvolge il corpo. Mi metto a sedere, mi stiracchio un po' e mi strofino le mani sul viso. Le vedo nere. Grande! Ho dimenticato di struccarmi ieri sera. Afflitta già dal primo mattino, infilo le ciabatte e mi dirigo in bagno. Qui la luce del mattino splende molto di più rispetto a quella che attraversa le persiane della mia camera; mi guardo allo specchio e, spaventandomi del mio stesso aspetto mattutino, sciacquo il viso con dell'acqua fresca per svegliarmi un po'. Esco dal bagno e intravedo mio fratello Zack giocare con le costruzioni sul tappeto della sua grande camera dalle pareti blu ed azzurre, così grande da farlo sembrare una barchetta in mezzo al mare aperto. Non so come faccia ad essere già sveglio alle sei del mattino un bambino di sette anni e ad avere così tante forze e così tanta voglia di giocare già a quest'ora: io ho bisogno di sette ore di scuola solo per ricordarmi come mi chiamo. Proseguo per il corridoio dirigendomi verso il piano di sotto; rimango sbalordita dal fatto di non aver spiaccicato il mio viso sul pavimento per non essere inciampata su uno degli scalini, la giornata sta già migliorando. A colazione mangio un sacco, se non troppo, avrò mangiato probabilmente quattro pancakes.... Non mi sento mai in colpa per il cibo.

"Pronta per il primo giorno di scuola alla Hampton High?" Sento dire a mia mamma dalla sala da pranzo.

"Mamma, non sono più una bambina di cinque anni che deve ancora affrontare il suo primo giorno di scuola. Abbiamo semplicemente cambiato città perché papà ha "aggiornato" la sua industria" dico mimando l'ultima frase.

Mia madre mi lancia un'occhiata come se avessi detto qualcosa di sbagliato, ma non è così, perché adesso siamo qui, ad Hampton, da Manhattan, semplicemente perché papà è riuscito ad espandere la sua attività anche qui. Subito dopo, mamma scoppia in una risata, che inizialmente sembra malvagia, ma poi si avvicina a me e mi fissa negli occhi sorridendo dolcemente.

"Spero che passerai una bella giornata, Jade"

Torno in bagno e faccio una lunga doccia, per togliere dalla testa quello sguardo. Aveva uno sguardo tutt'altro che dolce, sembrava più uno sguardo di quelli che ti fanno capire che qualcosa non va, o che non andrà bene appositamente per te. Continuo a fare questi strani pensieri su mia madre mentre faccio lo shampoo sotto la pioggia d'acqua calda, fino a quando non mi scoccio e mi sciacquo. Guardo l'orologio e vedo che sono ancora le 6:55, ho ancora del tempo. Decido allora di prendere il mio laptop e di contattare la mia amica Tori, da quando mi sono trasferita non l'ho più cercata, mi sento in colpa.

"Ei Tori! Come stai? Scusami se non mi sono più fatta sentire, sono stata impegnata con il trasloco, lo spostamento degli scatoloni e dei vestiti da un cassetto all'altro. Mi sto preparando mentalmente per affrontare il mio primo giorno di scuola alla Hampton High, non so perché, ma ho come degli strani presentimenti, come incontrare qualcuno di carino o anche il fatto che possa accadere qualcosa che non mi piace. O magari che è solo l'effetto del mattino. Ti scriverò sulla nuova scuola, e magari anche su qualche bel ragazzone da farti conoscere ehehe, love u.

Your friend, Jade:)"

Spero che non si scocci del fatto che l'ho cercata solo ora, in ogni caso tenterò di farmi perdonare... Guardo nuovamente l'orologio e sono già le 7:38, devo scappare, o farò tardi a scuola come ho sempre fatto nella mia vita. Decido di mettere un semplice paio di jeans ed una maglietta azzurra, provo a mettere del mascara ma invano, non sono abituata a fare make-up eccessivi... Scendo al piano di sotto.

"Ciao mamma, se dovessi avere del tempo libero ti chiamerò e ti farò sapere in che inferno sarò stata" dico scherzando.

"Simpaticissima come tuo padre, tesoro, come sempre. Forza, va e non distrarti con scemenze"

"Che significa con scemenze mamma?" Dico sbottando a ridere immensamente. Tra me e mia madre c'è sempre stato un rapporto strano, come un odi et amo, cioè, fino ad un'ora fa mi guardava con uno sguardo truce e adesso mi augura di trovarmi bene a scuola. Non la capirò mai.

"Ciao Zack, dammi un bacino" dico a mio fratello, e lo sento a piccoli e svelti passi da bimbo venire verso di me. Mi abbasso e lo abbraccio mentre mi bacia la guancia e mi sorride.

"Papà?" Dico.

"È già in azienda, tesoro, credo che tornerà per le 19:30 a casa, lo troverai direttamente in ufficio."

Quello non si stanca mai, abbiamo finito ieri notte il trasloco. Beato lui che non si stanca mai.

"Va bene mamma, vado."

"Vai a piedi? In autobus? O vuoi che ti accompagni io? Oppure Andreas, se ti va." Andreas è il nostro autista, e, guardando l'orologio, penso che non sia così male farmi dare uno strappo da lui, o farò tardi.

"Potrebbe accompagnarmi Andreas."

"Va bene. Andreas!" Sembra che lei non conosca le buone maniere. Mi fa ridere il modo in cui Andreas spunta dal salotto in cucina tutto ben sistemato e allarmato.

"Ciao Andreas, ti spiacerebbe accompagnare Jade a scuola? Non vorrebbe far tardi."

"Oh, ma certo Signora Langford, nessun problema."

"Perfetto."

"Va bene mamma, allora noi andiamo."

"Buon primo giorno di scuola!" Sento dirle mentre chiudo il portone, e alzo gli occhi al cielo. Salgo in macchina e sbotto a ridere. Andreas mi guarda dallo specchietto con un ghigno scherzoso.

"Potrei sapere cosa la allieta, signorina Langford?"

Smetto di ridere.

"Innanzitutto, Andreas, ti ho già chiesto un sacco di volte di non chiamarmi signorina Langford, il mio nome è Jade, Jade Rose Langford, quindi puoi decidere se chiamarmi Jade o anche Rose, ma non accetto signorina Langford." Dico schiettamente.

"Va bene, mi scusi, signorina Langford."

Come non detto. "Comunque, Andreas" continuo "ridevo perché mi diverte il modo in cui ti turba mia madre, sembra che tu pensi di lei come una serial killer." E continuo a ridere, ma vedo che Andreas non lo fa, anzi, tutt'altro, ma decido di lasciar perdere.

Dopo un quarto d'ora di strada arrivo a destinazione, e, non avrei mai pensato di dirlo, ma ne sono felice, l'aria in macchina era diventata piena di tensione.

"Grazie, Andreas."

"Buona giornata, signorina Langford."

Sorrido, tanto non capirà mai di non chiamarmi in quel modo.

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