Nathaniel comprendeva i sentimenti di Amelie, anche se lei probabilmente non si sarebbe detta della stessa idea.
Si sdraiò, tirando un gran sospiro. Quel giorno aveva preso un'altra vita. Ancora una volta, una fiamma si era spenta a causa sua. Mentre guardava verso l'alto, con lo sguardo perso nel vuoto, si poggiò un braccio sulla fronte.
Lo sguardo della donna che aveva ucciso gli era rimasto impresso. Quando vedeva occhi simili, tanto pieni di determinazione... era in quei momenti che esitava. Per poco, non più di qualche istante passato a rifletterci sopra, durante i quali si rendeva conto di quanto la persona che aveva davanti potesse essere lui. Del resto, pure Nathaniel possedeva quella stessa decisione che aveva visto nella donna.
E per questo esitava, chiedendosi: se più persone hanno la medesima forza di volontà, cosa le autorizza ad imporre la propria al di sopra di quella altrui?
Si girò di lato, per trovare una posizione più comoda, ma sapeva che non sarebbe servito a granché. Quella, molto probabilmente, sarebbe stata l'ennesima notte insonne. Per quanto ancora potrò continuare così? Si chiese, senza riferirsi a nulla in particolare, o forse a tutto quanto.
Il senso di colpa lo divorava ogni giorno. Proprio così, lo stesso senso di colpa che aveva occultato ad Amelie era in realtà follemente grande in lui. Come un parassita di proporzioni immani, restava ancorato al suo animo e si faceva strada a forza nella matassa dei suoi pensieri, nutrendosi di essi per accrescersi ulteriormente. E nel frattempo li contaminava, dal primo all'ultimo, lasciando che Nathaniel ne venisse poi corroso.
Una simile colpevolezza non era facile da condividere, e l'uomo aveva l'abitudine di tenerla per sé e per nessun altro. Un'abitudine che non era mai stata interrotta.
Sospirò nuovamente. Era proprio uno di quei pensieri, contaminati e corrotti dalla follia dell'abominio, a terrorizzarlo di più, impedendogli di prendere sonno. Esso si generava dalla sensazione che provava nel vedere sguardi come quello cui aveva assistito quel giorno. E, una volta infettato dalla colpa, si trasformava nella seguente riflessione: che la sua volontà in realtà non fosse rilevante, e che ogni persona da lui uccisa non fosse altro se non un disgustoso atto di bestialità.
Nathaniel comprendeva i sentimenti di Amelie, sebbene fossero passati anni da quando li aveva provati per la prima volta. Tuttavia, non per questo gli era più facile consolarla, anzi. Lui per primo non era in grado di consolare sé stesso, di rincuorarsi per essere disceso in un simile baratro.
Amelie era sconvolta perché qualcuno era morto a causa sua, ed era comprensibile. Ma non era stata lei ad uccidere quella persona. Non era stata lei a guardare negli occhi di quella donna. Non era stata lei a rendersi conto che, in fin dei conti, era come se stesse ammazzando sé stessa.
No, non era stata Amelie.
Era stato lui.
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Amelie e Nathaniel
Short StoryUn omicidio. Un assassino. Due colpevoli. In un mondo dalle sfumature fantastiche, all'interno di una Lione immersa nella seconda metà del Settecento, una donna viene uccisa. Nathaniel è l'assassino, Amelie la sua complice. Entrambi sono accomunati...