“Abbie lo sai che non devi stare per forza con me, vero?”
Abbie ignorò l’amica prendendo posto accanto a lei.
“Non voglio lasciarti sola Alice, posso stare dopo con Robert.”
Alice si arrese e non disse più nulla. Il suo sguardo si spostò involontariamente sul tavolo dove aveva pranzato in quei due mesi. Si rattristì all’istante quando notò Jamie in compagnia di Carine. Jamie sentendosi osservato alzò lo sguardo incontrando quello di Alice e lei abbassò lo sguardo sul piatto incapace di reggere quello del biondo. Abbie la guardò con compassione, le faceva male vedere la sua amica così triste.
“Abbs io vado a casa. Dopo non ho lezione. Ci sentiamo.” Alice si alzò dal tavolo e le lasciò un bacio sulla guancia prima di sgattaiolare via dalla mensa sotto lo sguardo preoccupato della sua amica.
Infilò il suo giubbotto e si mise lo zaino in spalla mentre si dirigeva all’uscita dell’istituto.
Si strinse nel giubbotto quando il vento di metà novembre la colpì facendola rabbrividire. Era tornata solo ieri dal viaggio ad Orlando e non si era ancora ripresa del tutto dall’incontro con i suoi idoli, ancora faticava a crederci.
La mattina dopo l’evento era tornata a Londra e aveva dormito tutto il tempo svegliandosi quella mattina stessa per andare a scuola. Il giorno dopo sarebbe stato il compleanno del suo ormai ex ragazzo. Lui qualche giorno prima le aveva invitato un messaggio invitandola al suo compleanno. Alice non aveva risposto, non avrebbe saputo cosa dire. Ma era sicura che a quella festa non sarebbe andata.
“Alice?”
La ragazza alzò lo sguardo dal marciapiede e in quell’istante si rese conto che si era allontanata molto da scuola. Aveva camminato senza rendersi conto di dove andare.
“Stai bene?” Alice ci mise un po’ a mettere a fuoco l’immagine che aveva davanti a causa della vista appannata.
“Samuel, ciao.” rispose imbarazzata asciugandosi una lacrima scappata dai suoi occhi.
Il ragazzo si avvicinò titubante alla ragazza abbracciandola preoccupato.
Non conosceva bene quella ragazza ma quelle poche volte che erano stati insieme l'aveva vista sempre allegra.
"Che è successo? Qualcosa con mio fratello?" Domandò collegando il malumore della ragazza a quella del fratello. Erano dieci giorni, dal giorno della discoteca che aveva notato ci fosse qualcosa che non andasse in suo fratello.
"Ci siamo lasciati." Disse allontanandosi dal ragazzo.
"Come?" Samuel era stupito. In quel mese aveva visto suo fratello felice come non l'aveva mai visto.
"Lui non è tipo da relazione fissa, dovresti saperlo." Sorrise Alice. Sorriso più finto di quello non c'era. Un sorriso tirato che lo capì anche Samuel nonostante non conoscesse quella ragazza.
Dopo che aveva incontrato Samuel, erano rimasti a parlare del più e del meno come fossero due grandi amici, Alice gli fu grata per non aver cacciato l'argomento di suo fratello. Non era ancora pronta a parlarne. Per la prima volta Alice si era sentita a suo agio con una persona che conosceva a malapena. Si era sentita se stessa con Samuel senza provare imbarazzo.
Era rientrata solo in serata in casa e si era chiusa in camera a fare i compiti per il lunedì successivo.
"Io vado a letto. Sono stanchissima." Alice informò la madre. Si alzò da tavola, le lascio un bacio sulla guancia e andò in camera sua.
Prese il telefono per controllare l'orario e si ritrovò a leggere tutti i messaggi scambiati con Jamie. Gli occhi si erano fatti lucidi, lui le mancava come l'aria.
Le sue mani si mossero involontariamente sulla tastiera e iniziò a digitare un messaggio.
'Hei ciao. Ecco, volevo solo dirti che, sono qua, nel letto. Da sola, come sempre. Ho una coperta addosso che mi copre con fin sopra al viso. Credo che sto piangendo. Anzi, lo sto facendo sicuro. Aspetta forse ho sbagliato tutto. Rinizio. Ciao, come stai? Io una merda. Dove sei? Non qui. Forse con lei? E mi penserai? Bacerai le sue labbra ma ti immaginerai le mie? Oh vaffanculo, rinizio di nuovo. Ciao, ti amo e ti rivoglio.'
Quando finì di digitare quel messaggio aveva la vista appannata, le guance bagnate dalle lacrime e il cuore che le batteva forte nel petto. Il dito tremava sopra il tasto invio senza il coraggio di premerlo e inviare il messaggio.
Scosse la testa asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Cancellò il messaggio, bloccò il telefono e lo poggiò sul comodino cercando di prendere sonno.
Quel sabato mattina Alice si svegliò presto a casa di un brutto sogno. Provò a riaddormentarsi ma ormai aveva perso tutto il sonno.
Senza fare rumore si alzò dal letto, prese il suo quaderno rosso, una matita e tornò nel suo letto. Infilò le cuffie alle orecchie e fece partire la musica iniziando a tracciare qualche linea sul foglio bianco.
La sua mano si muoveva automaticamente sul pezzo di carta dando origina ad una figura ben precisa, Jamie.
La figura del ragazzo era ben definita nella mente di Alice e stava riuscendo a riprodurla senza la minima difficoltà.
Quel semplice disegno le fece capire quanto fosse evidente la differenza tra lei e lui. La differenza principale era che uno dei due sorrideva di com’era, l’altro piangeva quello che non era.
Da quando aveva conosciuto Jamie, qualcosa in lei era cambiato. Prima non le importava essere sola, essere ignorata da tutti, ma non era mai arrivata a sentirsi così tanto inutile.
Chiuse il quaderno di colpo, si alzò dal letto, si sistemò ed uscì di casa dopo aver lasciato un biglietto alla madre.
Camminava con una meta ben precisa in testa, non sapeva cosa avrebbe fatto una volta arrivata li, ma i suoi piedi si muovevano automaticamente in quella direzione.
Sospirò quando arrivò a casa Bower.
Rimase a fissare l'immensa villa. Da una parte voleva suonare quel campanello e fare gli auguri al ragazzo che amava, dall'altro lato si domandava cosa ci facesse li? Lui l'aveva lasciata.
Quella sua parte insicura le fece voltare le spalle per andare via.
"Alice? Che ci fai qui?"
La voce di Samuel arrivava alle sue spalle.
"Niente.. Non dovevo venire qui."
Disse voltandosi a guardare quel ragazzo.
Samuel le si avvicinò e la saluto con un bacio sulla guancia.
"Ti va di fare quattro passi?"
Le chiese con un sorriso.
Alice annuì e insieme a quel ragazzo si incamminò verso una meta imprecisa.
"Non dire a tuo fratello che sono passata." Disse dopo un lungo tempo di silenzio Alice.
"Sarò muto come un pesce, promesso."
"Sai cosa mi piace più di te Alice?" Le domandò di punto in bianco Samuel. Alice scosse la testa confusa puntando i suoi occhi da cerbiatto in quelli azzurri del ragazzo.
Così simili eppure così diversi da quelli di Jamie.
"Tra tutte le anime, la tua è quella più speciale. Perché sorridi anche inseguita dal dolore."
Samuel era riuscito a capre quella ragazza come mai nessuno ci era riuscito. Gli era bastato trascorre un solo giorno per riuscire a capire tutto di lei.
"Quando io e Jamie ci siamo messi insieme, io sapevo già che non sarebbe durata. Ho provato a non innamorarmi di lui ma ora non riesco a guardare un ragazzo senza pensare inevitabilmente ai suoi stupidi modi di fare, ai suoi occhi così simili ai tuoi ma così diversi, ai suoi lineamenti duri ma perfetti. Ma avevo la certezza che lui per me non sarebbe stato altro che un sogno ad occhi aperti. Così continuo ad amarlo in silenzio, senza che lui lo saprà mai."
Era la prima volta che Alice parlava dei suoi sentimenti senza arrossire o imbarazzarsi, non sapeva perché ma con Samuel riusciva ad aprirsi senza problemi.
“Tanti auguri Jamie.” Carine passò accanto al ragazzo salutandolo con la sua solito aria maliziosa.
“Lo vuoi il mio regalo?”
“Non ora Carine, magari più tardi.” Rispose vagamente lui capendo quale fosse il suo regalo.
Lo sguardo di Jamie si spostava per tutto il salone. Era pieno di gente, c’era quasi tutta la scuola in giro per il piano terra di casa Bower.
Il suo sguardo si posò su Abbie e Robert che litigavano per qualcosa a lui sconosciuto. Poi continuò a guardarsi introno.
“Non verrà Jamie.”
Samuel comparve davanti a Jamie. Lui era così preso a cercare la presenza della sua ex ragazza da non essersi accorto di suo fratello.
“Davvero pensavi che sarebbe venuta? Dopo che l’hai lasciata?”
Suo fratello non aveva tutti i torti. Perché si sarebbe dovuta presentare al suo compleanno? Lui l’aveva lasciata per il sesso. Aveva lasciato la cosa più pura che avesse mai avuto per del semplice sesso.
Non rispose a suo fratello, andò in cucina, si prese una birra e la bevve tutta d’un sorso.
Non hai mai provato nessun sentimento quando uscivi con una ragazza.. Ma Jamie, quando succederà non potrai più fare a meno di provare quei sentimenti.
La voce di Robert gli martellava in testa. Scosse la testa prendendo un’altra birra.
Jamie Campbell Bower non si innamora, lui non era innamorato di Alice. Sin da piccolo suo padre gli aveva insegnato che l’amore era debolezza. Amare significava distruggere ed essere amati significava essere distrutti. L’amore ti rovinava la vita, lui non credeva all’amore. Per lui l’amore era soltanto un sentimento inventato dai poeti, qualcosa che non esisteva, era solo una scusa. L’amore era una bugia, era finzione. E allora perché non riusciva a togliersi dalla testa i grandi occhi da cerbiatto di Alice? Perché aveva sperato di trovarla lì alla sua festa?
La figura di Carine gli passò davanti con un sorriso malizioso.
Jamie si alzò di scatto e si avvicinò alla rossa sbattendola sul muro.
Io non sono innamorato, io non mi innamoro. L’amore non esiste.
Si ripeteva queste semplici parole mentre baciava la ragazza e la portava in camera sua. Si ripeteva queste parole cercando di cancellare dalla sua mente le labbra soffici di Alice mentre si posavano dolcemente sulle sue.
Con Carine e tutte le altre ragazze non ci metteva dolcezza e passione come con Alice, a lui era sempre piaciuta la violenza. Eppure un semplice bacio con Alice gli aveva fatto provare più cose che del sesso con la rossa.
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Love is weakness.
FanfictionCounted all my mistakes and there's only one Standing up on a list of the things I've done All the rest of my crimes don't come close To the look on your face when I let you go Yeah, it took me some time but I figured out How to fix up a heart that...