Odio il martedì. Non quanto il lunedì, sia chiaro, ma in genere qualsiasi giorno infrasettimanale che non sia il venerdì mi provoca il disgusto. Principalmente per la fatica di svegliarmi sempre alle 7, sempre nella stessa casa rumorosa e piena di gente che al mattino non sa starsi un po' zitta.
Trascino le mie gambe pesanti per il corridoio principale dell'edificio con gli occhi socchiusi a causa del bruciore che provocano le luci bianche dei faretti sul tetto. Miracolosamente, ieri io e Chiara siamo riuscite a portarci avanti con tutto il materiale per il progetto che inizierà venerdì, al costo però di perdere le nostre usuali ore di sonno fondamentali e riducendoci come due zombie deambulanti. Camminando lentamente e a testa bassa, mi imbatto in una matricola che si scontra senza pietà e rimbalza quasi perdendo l'equilibrio.
«Ragazzino, sta' attento a dove metti i piedi!» gli sbraito contro, aggiustandomi la maglietta. «Sono diventata una calamita per caso?»
Il ragazzo spalanca gli occhi e, trattenendo le risate davanti al mio nervosismo, indietreggia leggermente e dice: «S-Stasera alla Nona del campus ci sarà un p-party, tutti gli studenti del college sono invitati. È una festa a tema "hippie", divertiti!» recita quasi urlando, prima di scappare via lanciando qualche volantino per aria. Quello che mi stupisce, oltre allo strano terrore nei suoi occhi alla mia vista, è questa frenesia che specialmente i giovani hanno al mattino. Sono appena le 9 e hanno già tutta questa energia? Si vede che il tempo passa in fretta, chissà forse ero così anche io al primo anno. Afferro uno dei volantini gialli da terra e lo leggo in mente."Questa sera, dalle 9.30 fino al coprifuoco la Nona del campus ospiterà il primo party del semestre e totalmente a tema hippie! Tutti gli studenti sono invitati, a patto che rispettiate il dress code. J.W."
Cerco di passare in rassegna l'intero corpo studentesco per individuare i ragazzi della Nona che in questo momento mi sfuggono, ma oltre i due famosi scoppiati e un amico di mio fratello nessuno risponde alle iniziali di J. W. Sarà un nome d'arte? Probabile, ma in questo momento non è la mia preoccupazione maggiore. Ritrovatami davanti la porta dell'aula che ospita la lezione di matematica il dilemma è questo: seguire o non seguire? Forza Sam, ti sei svegliata alle 7, ce la puoi fare. Ma proprio quando sto per appoggiare la mano sulla maniglia della porta mi ricordo che non sono ancora riuscita a stendere nemmeno un terzo dell'articolo da consegnare entro venerdì sul progetto The ArtCity. Se da un lato mi sembra un'ottima scusa per allontanare la mano dalla maniglia che apre la porta della sonnolenza, allo stesso tempo non posso negare di sentire in fondo al mio cuore un minimo di senso di colpa per tutte le lezioni che sto saltando in questo periodo. Ma nella mia scala gerarchica, il gruppo di giornalismo resterà sempre più in alto rispetto alla matematica.
Quando arrivo al terzo piano dell'edificio centrale del college, i corridoi sono semideserti, se non per qualche inserviente che fa avanti e indietro dallo stanzino delle scope alla macchinetta del caffè, e viceversa. La stessa desolazione la trovo nell'aula dedicata al giornale e dove io e il mio gruppo ci ritroviamo abitualmente almeno tre volte a settimana per revisionare i rispettivi articoli. Non posso assolutamente lamentarmi sui miei colleghi: oltre ad essere tutti simpatici e talentuosi, la maggior parte di loro sono anche capaci di seguire tutte le lezioni e restare al passo con le materie, in modo da mantenere una buona reputazione del gruppo intero agli occhi di tutti. Mi siedo alla mia solita scrivania dove mi attende il vecchio grosso computer fisso che ancora non si sono decisi a cambiare dopo anni di lamentele al personale delle segreterie. Come da routine, e ringraziando il cielo, controllo le mie mail e mi accorgo di averne ricevuta una nuova dalla professoressa Greater ieri sera, cioè la coordinatrice del corso di Giornalismo in generale che supervisiona costantemente il nostro gruppo e la maggior parte dei progetti dell'università.
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| Sfumature |
Teen FictionQuesta storia è la dimostrazione che non sempre tutto va secondo i nostri piani, nonostante la precisione a regola d'arte, l'organizzazione, c'è sempre un 1% di probabilità che tutto vada in fumo, è la dimostrazione che giocare con il fuoco ci fa sc...