2| Ira e terrore

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Se c'era una cosa che avrei voluto non dover mai affrontare in tutta la mia vita era l'ira di mia madre. Sapeva essere spaventosa quando puntava su di te quel suo sguardo severo e tagliente.

Chiusi gli occhi e pregai non so quale divinità di salvarmi dalla predica che mi sarei dovuta sorbire, dopodiché mi voltai con cautela e cercai di non incrociare direttamente lo sguardo della mia genitrice. Se l'avessi fatto, non sarei riuscita a sopportare il disappunto che i suoi occhi azzurri e freddi mi avrebbero mostrato. Così mi limitai a osservare i dettagli dei suoi braccialetti in oro su cui erano state incise delle spighe di grano, o come il peplo monospalla bianco, identico al mio, mettesse in risalto le curve generose ed esaltasse la sua figura longilinea.

Era l'emblema della femminilità.

Bellissima e radiosa. Il bianco, colore da lei prediletto, faceva spiccare la carnagione dorata della sua pelle, dovuta al sole a cui era costantemente esposta nel mondo dei mortali.

Demetra era una Dea dal fascino invidiabile e, in quel momento, mi stava osservando in silenzio, con le braccia incrociate al petto e le labbra serrate in una linea dura.

«Mamma, posso spiegarti...» cercai di dire, ma proseguire non fu facile. Quale scusa avevo da offrirle?

Lei non mi permise nemmeno di formulare un pensiero coerente che mi chiese subito: «Perchè sei qui?».

Ecate alzò lo sguardo al cielo e si scolò il resto dell'Ambrosia nel suo bicchiere.

A mia madre, la cosa non passò innosservata.

Oltre alla rabbia che aveva acceso le sue iridi di una sfumatura pericolosa di azzurro, qualcosa come la paura fece capolino. Ma fu un'emozione così fugace che mi chiesi se fossi riuscita davvero a scorgerla.

Tornò a guardarmi, con aria urgente, e mi afferrò il braccio. Sentii la sua presa tremare. «Andiamo via di qui.»

Ecate sghignazzò. «Pensi che riuscirai ancora per molto a tenerla lontana dal suo mondo?» Il sorriso, rivolto a mia madre, divenne più marcato. «O dal nostro?»

La stretta che la mamma aveva su di me mi fece quasi urlare per il dolore. «Se sarà neccessario, sì.»

«Il destino è già stato scelto e sai benissimo anche tu che al Fato non ci si può opporre.»

Di cosa stavano parlando?

Non riuscivo a seguire il loro discorso e anche Euridice sembrava non capire le loro parole. Spostava lo sguardo perplesso dall'una all'altra senza dire una parola.

«Non permetterò mai che le accada qualcosa» disse a denti stretti Demetra. «Per quanto mi hai riguarda, le Moire, tu e il tuo re potete andarvene a fanculo.»

Il sorriso di Ecate non vacillò nemmeno per un istante. Si stava beffando di mia madre, era evidente.

Non aggiunse altro o, probabilmente, fu mia madre che non le diede il tempo: mi trascinò fuori dal Tempio del Dio del tuono e, per quanto cercassi di arrestare la sua corsa verso i cancelli dell'Olimpo, la sua volontà era ferrea.

«Mamma» provai a richiamare la sua attenzione, invano.

Continuò a camminare e io puntai i piedi tra i ciottoli del sentiero, trovando la forza per farla rallentare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 02 ⏰

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