1. In principio fu un rumeno..

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«Un amico è uno che ti conosce come sei, che capisce dove sei stato, che accetta quello che sei diventato, e che tuttavia, gentilmente ti permette di crescere.»
—William Shakespeare.

Non c'erano molte cose da poter fare, nel lungo viaggio sul treno che le avrebbe condotte verso Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria che tutti i maghi e le streghe dell'Inghilterra frequentavano.

Il lieve dondolio che produceva il treno ad alta velocità sulle rotaie sotto i loro piedi le stava cullando, mentre un lieve chiacchiericcio, tipico di ogni settembre, faceva da sottofondo alle loro chiacchiere, tipiche della leggerezza e filosofia di chi si apprestava a concludere un ennesimo anno del loro percorso di studi, per poi prepararsi psicologicamente ad entrare nel mondo degli adulti.
Era, appunto, su del semplice gossip che dibattevano, allegramente, senza davvero rendersi conto dell'impossibilità di poter predire il proprio cammino di vita, parlando di come il preside Albus Silente sembrasse parecchio affine alla professoressa di Trasfigurazione, o di come Lumacorno fosse sempre il solito a far preferenze tra gli studenti, prediligendo quelli più ricchi di acume, o intuito, che dir si voglia, rispetto a qualcuno che aveva un sacco di soldi, ma non brillava di certo per intelligenza – più precisamente, la più anziana spiegava queste cose alla sua amica, che era al secondo anno.

Darytia lo faceva mentre aveva poggiato i talloni, incrociati, sul finestrino dello scomparto, annoiata, ridacchiando ad ogni scoop che l'amica le raccontava, ridendo di gusto a quelli particolarmente divertenti, e stringendo sul proprio grembo una copia di un romanzo babbano, così consunto che sembrava esser stato letto un numero inimmaginabile di volte, probabilmente anche di fila.
Orgoglio e Pregiudizio – di Jeanne Austen.
Era il titolo del libro, e Narcissa, mentre parlavano, sembrava esserne molto attratta, e lo nascondeva anche abbastanza male, perché era, appunto, un romanzo babbano.

«Sai, a volte ti invidio.» le disse quest'ultima, appunto, mentre si raccoglieva i capelli in un ordinato e austero chignon, per poi fissarlo con una bacchetta, con gli occhi ancora inchiodati su quella copertina, in maniere anche abbastanza malcelate.

L'altra ragazza, dai lunghi e ricci capelli corvini, fissò il suo sguardo color smeraldo in quello argenteo di lei, ridacchiando in maniera abbastanza divertita, davanti a quella scena. Una purosangue del genere che avrebbe voluto leggere un libro babbano, ma che, per orgoglio, fa finta di non notarlo nemmeno, non è una cosa da tutti i giorni!
«Solo perché sono la primogenita di una famiglia a cui frega poco dello stato di sangue e, di conseguenza, sono libera di fare ogni scelta che mi pare, Cissy?»
Narcissa annuì, con convinzione e con una punta di amarezza nello sguardo, «Io sono la più normale delle mie sorelle, lo sai. Probabilmente i miei staranno già organizzando i dettagli del mio matrimonio» disse, sospirando. «Mi sembra.. beh, poco carino. Mi sento come se fossi una bambola da vendere al miglior offerente.»

«Beh.. è comprensibile, dato che, a tutti gli effetti, i purosangue da innumerevoli generazioni, come te, vengono trattati così, alla fine..» rispose la mora, un po' sovrappensiero. Qualche istante dopo, sembrò esserle sorto nella mente un mezzo dubbio, e infatti riprese subito parola. «Ma.. fammi capire, senza un pretendente?»

«Senza pretendente,» annuì la bionda, incrociando le braccia al petto, guardando poi, malinconica, fuori dal vetro.
La giovane Black sospirò. Terza figlia di Druella e Cygnus Black III, aveva il compito di essere l'esempio e il riscatto dopo che sua sorella, Andromeda, aveva deciso di rinnegare tutto quello che la famiglia le aveva inculcato per amore di un nato babbano. Sua sorella Bellatrix, invece, era orgogliosa fino all'ossessione del suo sangue purissimo, disposta a qualsiasi cosa pur di proteggerlo – e questo, a volte, le faceva venire dei brividi di terrore nell'immaginare il tormento psicologico che i suoi probabili figli avrebbero dovuto subire sin dai loro primi istanti di vita. C'era una cosa, però, che accomunava quelle sue due sorelle, così diverse: la loro determinazione in un'età così precoce.
Così giovani e già così convinte di quello che volevano dalla vita.
E lei, invece? Narcissa, per ora, voleva solo approfittare del suo percorso di studi e avere la possibilità di scegliere cosa fare della sua vita, per poter avere la possibilità di scegliere, come le sue sorelle, il suo percorso, e non aver rimpianti.
Non si poteva dir lo stesso per Darytia, invece; primogenita di una famiglia abbastanza recente tra quelle purosangue, i genitori le avevano stranamente lasciato via libera per qualsiasi cosa avesse scelto di fare. Nessun canone da rispettare, nessuna aspettativa da non dover deludere. Pura e semplice libertà. Anche se lei sembrava, in realtà, volerli rispettare tutti quei canoni, benché non ne avesse alcun obbligo: Narcissa pensò che fosse la mancanza di una costrizione a farlo credere all'amica, ma non ci fece molto caso.. alla fine, ognuno faceva ciò che voleva, no?

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