La mattina seguente al rientro ad Hogwarts era più caotica e disorganizzata della sera precedente: Darytia si svegliava tardi, Narcissa era agitata, e la aspettava impazientemente nella sala comune, mentre i due prefetti della casa stavano riorganizzando i primini che uscivano dalla sala comune, scatenando qualche legittima lamentela dai pigri adolescenti più vecchi.
«Non possiamo essere in ritardo il primo giorno, ti rendi conto?!» urlò la giovane Black alla porta del dormitorio di Darytia, impaziente.
«Ho quasi fatto!» rispose l'altra, da dentro. «Sei libera di maledirmi, appena esco!» aggiunse poi, facendole alzare gli occhi al cielo, ed urlare un ennesimo "sbrigati!" da dietro la porta, sempre più seccata.L'amica la fece aspettare altri cinque minuti buoni prima di uscire poi entrambe, quasi correndo, filarono dritte al tavolo della Sala Grande, che le aspettava per colazione.
Il tavolo dei Serpeverde era praticamente pieno e il professor Lumacorno, direttore e responsabile della casa, aveva iniziato a distribuire gli orari.
Ad una prima occhiata, c'era l'intera casa al tavolo, concentrata a chiacchierare sul più e sul meno, ma mancavano tre individui all'appello, che la sera prima avevano acceso molti dibattiti a quello stesso tavolo: Ives, Malfoy e Piton. La cosa era già strana di per sé, dato che i due prefetti, quando le due erano andate via dalla sala comune, non c'erano, e a nessuna delle due passò inosservata questa piccola cosa.Sempre quel bastardo del destino, volle che in tutto quel marasma generale ci fosse il professor Lumacorno ad inneggiare Ives come suo "Allievo Prodigio" al tavolo delle serpi – riscuotendo pure un assenso inaudito – davanti agli unici posti liberi possibili. Darytia gemette alquanto rumorosamente, frustrata – sì, okay, aveva il suo fascino, e anche lei stava cadendo in quella spirale di adorazione fino alla sera prima, ma era solo bello, alla mano, e possedeva i precetti morali giusti pur essendo un maledetto purosangue, ma di certo non intendeva venerarlo come una divinità!
Narcissa sembrò intercettare i suoi pensieri, e la guardò come a chiederle se fosse impazzita. La scelta era tra il dirle un chiaro e tondo "SÌ! SONO FUORI DI TESTA." urlato davanti a tutti, magari mettendoli anche a tacere, e il dimostrarle la risposta ipotetica precedente coi fatti, senza fare scenate lì per lì, ma ponderando qualcosa di più studiato più avanti. Scelse palesemente la seconda, strattonando la bionda con sé al tavolo ad uno dei pochi posti liberi, cioè tra la pancia di Lumacorno ed uno dei fratelli più piccoli di Ives, il coetaneo della sua amica.«Ehilà, Black, salve Rani,» salutò il biondo, facendo loro un mezzo sorriso, facendo piegare i suoi lineamenti spigolosi, mentre la mora si sedeva tra lui e l'amica bionda. «Waffle con miele e mirtilli?» aggiunse, poi, il ragazzo, indicando il vassoio di fronte a lui. Solo Narcissa rispose con un vigoroso assenso a quella domanda, facendosi passare quel vassoio come se fosse una manna dal cielo.
«Ah- ehm.. salve.. Ives? Non sapevo conoscessi il mio nome.. sai, ieri.. io, noi.. non-» rispose con scarso entusiasmo la mora, molto più confusa di quanto volesse far sembrare in realtà.
Darytia sentì Narcissa, accanto a sé, ridacchiare, e si arrischiò ad alzare lo sguardo, pronta a minacciarla di una morte violenta e dolorosa con la sola telepatia. La bionda, infatti, stava fissando i due con una smorfia divertita sul volto, mentre masticava. La mora non ebbe il coraggio di dire nulla, non con Lumacorno alle spalle almeno, e, dopo aver rifilato una gomitata molto poco signorile all'amica, e tornò a pensare al biondo alla sua sinistra – beccando anche lui a ridacchiare di gusto sotto ai baffi.«Sta tranquilla, so tutto su di te solo perché ieri sera mi sono fermato col nuovo pupillo di mio fratello prima di andare a letto, insieme a Lucius, a parlare, e ci ha parlato di te. Io sono Vladimir Daniel Immanuel Rakshasa Ives.. ma puoi comunque chiamarmi Vlad.» la presentazione pacata del biondo colpì profondamente Darytia, e, quando questi le porse la mano, lei non poté far altro che stringerla con maggiore serenità, sentendo uno sguardo alla "te lo avevo detto di non parlare a sproposito" sulla nuca scoccato da Narcissa sicuro come la morte.
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𝓝𝓮𝓿𝓮𝓻 𝓙𝓾𝓭𝓰𝓮 𝓪 𝓑𝓸𝓸𝓴 𝓫𝔂 𝓘𝓽𝓼 𝓒𝓸𝓿𝓮𝓻.
General FictionUna semplice revisione della saga che ho deciso di iniziare con questo "primo libro", ambientato negli anni '90, che è un puro "What if?", con nuovi elementi, nuovi personaggi e nuove possibilità. Spero vi piaccia!