4. Inviti e AutoInviti.

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Il tempo, da quel dibattito, trascorse nuovamente lento, senza nessun avvenimento particolare, oltre al rientro della giovane Caposcuola. Darytia, dopo qualche mese ad ascoltare i pettegolezzi sul conto della stessa, scoprì che era il capitano della squadra di Serpeverde, e la cosa non la sorprese. Sembrava la donna perfetta, e nella scuola tutti la trattavano come una sorta di Ives con la vagina, e la cosa non le faceva particolarmente piacere. Non perché la Edengarden fosse cattiva, o qualcosa del genere, ma, se il maggiore degli Ives sembrava il Messia Cristiano del mondo magico, lei ne era la Vergine Maria, e questo non faceva altro che, ai suoi occhi, farli sembrare due palloni gonfiati, anche se non lo erano, probabilmente. Splendidi, educati, e di buona famiglia, ma sempre dei palloni gonfiati.
Iniziarono, ben presto, a girare già delle voci sul loro ritorno insieme come coppia stabile, senza nemmeno delle prove concrete, e questo spinse Darytia a prendere evidenti distanze dagli Ives in generale – nonostante Narcissa stessa le avesse detto che quelle voci le avesse messe in giro Allok per accaparrarsi lui tutte le sue pretendenti dal cuore infranto, ma Darytia non volle darle ascolto. Era sempre stata maledettamente testarda, e più una cosa le suscitava interesse, anche se lei era diffidente o non voleva ammetterlo, più lei diventava impulsiva e radicale; quindi, alla povera Black non restò che fare spallucce e sperare che lo capisse da sola prima che fosse tardi, e magari, con qualche colpo di testa dei suoi, scatenasse delle liti con dei presupposti fallati.

Ottobre e novembre passarono in questo modo: con un allontanamento repentino ed ingiustificato da parte di Darytia ogni qual volta che Luxifer, Vladimir, o, addirittura, Harael si avvicinavano al gruppetto solito per chiedere anche qualcosa di stupido, facendo sentire in errore i tre fratelli. Al contrario di quanto ci si sarebbe aspettato da una testa calda, come il maggiore dei tre, e dai due fratelli minori, che non erano tanto folli come lui, ma sapevano il fatto loro, nessuno lo fece pesare ulteriormente alla mora: ci erano rimasti male, soprattutto Vladimir, che ci aveva stretto una specie di amicizia, con lei, ma decisero di comune accordo di darle i suoi tempi e di lasciarla spiegare, quando sarebbe arrivato il momento. La situazione rimase, però, invariata, per quasi un mese, perché lei di certo non aveva cambiato idea sul suo atteggiamento, almeno fin quando non accadde l'improbabile. Decise anche di passare il proprio compleanno in solitudine; non le andava di farsi illusioni su Ives anche durante il compimento dei suoi tredici anni, per quanto sarebbe stato dannatamente da ragazzina della sua età. Sua madre la supportò in quella scelta con delle lettere, carenti di affetto, come al suo solito, ma non per Darytia, che sapeva leggere tra le righe di quegli scritti, trovandoci del conforto, per quanto sporadico. Passò quel giorno nel suo dormitorio, a mangiare cioccorane, bere bevande zuccherate e leggendo romanzi fantasy e fumetti babbani, i suoi intrattenimenti preferiti, sentendo le voci da dietro la porta della sua stanza, ignorando il motivo per cui passassero di là – anche se la cercavano, a lei, quel giorno, poco importava. Il resto del mese trascorse noioso e lento, per lei: le uniche cose che dovette affrontare, furono delle proposte di uno strano matrimonio da parte di Nott, che lei si ritrovò a declinare con un certo disgusto – insomma, Nott era di settimo anno, e le faceva determinate proposte quando lei frequentava ancora il secondo anno! Inutile dire che lui, oltretutto, non mollava la presa su quell'argomento, e nonostante lei gli ribadisse la sua libertà di scegliere di potergli rifilare un secco NO, lui continuava, insistentemente. Questo non finì di certo tanto presto, perché lui non sapeva accettare un "no" come risposta, e lei non voleva nemmeno farlo diventare un "sì".

Era una mattinata molto fredda di un sabato, di fine novembre, quella di quando le cose si fecero abbastanza pesanti, ed era già iniziata male per Darytia, perché si era alzata per pura disperazione. Aveva passato una pessima nottata, tra incubi e intere ore in bianco, a fissare le scanalature del soffitto: le aveva provate tutte, dalle tisane alla valeriana ai libri babbani sulla terra piatta che quelli di settimo usavano come sottotazza, ma niente. Si rassegnò quando vide che erano le sette del mattino, e lei era ancora sul divanetto di pelle dove aveva passato gran parte della nottata, acciambellata come se fosse un gatto, senza aver chiuso occhio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 04, 2020 ⏰

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