3. Consapevolezza

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3. Consapevolezza

Tre anni prima

Quando anche l'ultimo pullman sgombrò la piazzola di sosta, Sid guardò prima il cielo azzurro di quella nuova città, poi Mitsuki che sorrideva al nulla.

«Ho bisogno di fumare» tagliò corto.

«Son le otto e mezza del mattino!»

«E noi siamo in piedi da quattro ore almeno! Io non ho quasi chiuso occhio, direi che una sigaretta non mi farà del male!»

Probabilmente, in un'occasione diversa, Mitsuki avrebbe sbuffato e detto la sua, ma quel mattino non lo fece; sistemò la valigia, poi vi si poggiò sopra e legò i lunghi capelli scuri in una crocchia. Gettò un'occhiata al tabellone delle partenze e, constatando che erano in anticipo di quindici minuti, chiese a Sid di rollare una sigaretta anche per lei.

«Ancora non ci credo... ci troviamo davvero qui?»
«Me l'hai chiesto già due volte da quando siamo atterrati. Sì, siamo qui.»

Sid mancò di fermare la chiusura della sigaretta che stava rollando; il filtrino rotolò per terra e lui lo seguì prima con lo sguardo, poi con dei goffi movimenti.

Mitsuki, intanto, ripassava mentalmente il tragitto che avrebbero compiuto. Dato il pessimo orientamento e la terribile organizzazione di Sid, non poteva che fare affidamento sulle proprie capacità. Guardò il suo fidanzato barcamenarsi dietro il filtrino che rotolava via e un risolino le affiorò alle labbra.

Erano solo loro due e un paio di macchine che correvano lungo le strade che costeggiavano la piazzola di sosta. Un cartello dava il benvenuto in quella nuova città che, fino ad allora, avevano solo nominato durante le lezioni di geografia alle elementari; erano lì solo di passaggio, in fin dei conti, ma quell'ospitalità scaldò i loro cuori quando se ne accorsero.

«Benvenuti... magari è un buon segno,»
«Temi che qualcosa vada storto?» fece Mitsuki.
Sid si era arreso e aveva cercato un altro filtrino da utilizzare.
Facendo spallucce completò la sigaretta per Mitsuki.

«Mi conosci. Sarebbe strano se non pensassi che qualcosa potesse andar storto. Non trovi?»
«Mmh, mmh.»
«Ha già... risposto?»

Con la punta del naso le indicò il telefono, poi prese una boccata di fumo dalla sigaretta.
«Controlla tu stesso» disse lei.

Non c'era ancora nessun nuovo messaggio sulla chat condivisa fra loro tre; le uniche cose scritte erano i messaggi che Mitsuki scriveva annotando i loro movimenti.
«Siamo atterrat*», aveva scritto.

Sid fissò il suo ultimo messaggio della sera prima, una buonanotte piena di speranze, trepidante. Si domandò se quel giorno si sarebbe svegliato felice di sapere che loro stavano arrivando, pronto per i giorni che avrebbero trascorso insieme. Probabilmente stava ancora sonnecchiando, si disse, e fece per posare il cellulare nel taschino quando quello gli vibrò nella mano.

«Si è svegliato...» disse con la voce rotta da un'ingenua e improvvisa felicità.

«Bene!» esclamò Mitsuki gettando il fumo altrove.
«Bene...» le fece eco lui, meno convinto.
Mitsuki avvolse le dita intorno al polso di Sid. I suoi occhioni incrociarono quelli di lui e con un respiro quieto riuscì a spazzar via un po' di polvere da quei pensieri paranoici.

«È ciò che volevamo. Lo vogliamo tutti e tre, no?»

«Sì.»

«Era felice quando ha mandato il contatto del B&B che lui ha trovato per noi. Era felice di sapere che non saremmo rimasti solo tre giorni. Felice di sapere che saremmo saliti. Anche quando gli abbiamo detto che potevamo ancora annullare tutto... lui ha insistito. Ci vuole lì.»

«Sì...»

«Sid...»

«Sì?»

«Ti amo così tanto...»

»

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