Capitolo 12

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«Mi spieghi cosa ti prende?» chiesi io per la medesima volta.

Lei continuava ad ignorarmi, e chattava con il suo stramaledettissimo cellulare.

Glielo sfilai dalle mani, ne avevo abbastanza di guardare lei che mi ignorava.

«Ridammelo.» gridò mentre si allungava cercando di prendere il telefono.

«Tu prima dimmi perché sei incazzata?» ribattei io.

«Perché sei uno stronzo.» urlò.

«Cosa credi che non vi ho visti mentre vi sbacciuchiavate dietro la scuola.. Tu stronzo, lei una puttana.» aggiunse per poi spingermi contro la parete dell'ascensore.

Come aveva fatto a vederci? Lei non c'era neanche quel giorno a scuola.

Mi prese la testa fra le mani e mi guardó con gli occhi rossi e lucidi, stava per scoppiare.

«Quella sera dovevo soltanto accertatmi che ti piacesse Diana, avevamo fatto un patto..» si fermò e delle lacrime le scapparono.

«Ma quando ti ho guardato negli occhi, tutto è cambiato, le tue labbra sulle mie erano perfette, tu eri perfetto. È successo tutto così in fretta, tutto all'improvviso. E senza che faccio inutili giri di parole ti dico che mi sono innamorata di te, Luke io ti amo.»

Non riuscivo a reggere il suo sguardo. Faceva male. Ma perché? Le sue parole erano schegge, piccole lame affilate che mi entravano dentro. Quelle due parole che non sentivo da tempo. E mi pentii di non averle mai dette ai miei genitori.

Mi alzai e premetti di nuovo il pulsante che blocca\sblocca l'ascensore.

Le porte si aprirono e io corsi nella mia stanza.

Dopo aver chiuso la porta poggiai la mia schiena su quella superficie di legno.

Fortuna che Drake e Dom non c'erano.

Accesi lo stereo e feci partire 'Sailing' di Rod Steward.

La musica l'unica ad aiutarmi in quel momento e quella canzone era droga.

«Luke.. Apri ti prego.» disse Katy, dall'altro lato della porta.

Non volevo farla soffrire, perché io ero incapace di amare. Dopo la morte dei miei genitori, tutto divenne odio tranne con Alex, Drake e Dom. Diventai piú antipatico e acido.

Mi scese una lacrima ripensando a quella maledetta serata. E dopo quella tante altre a seguire.

Senti un rumore provenire dalla porta dietro di me. E mi accorsi che anche Katy si era seduta con la schiena contro la porta.

«Luke lo so cosa provi, anche io provavo lo stesso quando i miei genitori divorziarono.»

Era seria? Lei non poteva capire. Non era lo stesso, lei poteva incontrare quando le pareva i suoi genitori.

«Non è la stessa cosa, io ho soltanto il ricordo di loro. Tu invece hai la possibilità di vederli, io posso solo ricordare.» Urlai per farmi sentire. Faceva male ricordare, però stranamente faceva bene parlarne. Mi faceva sentire libero.

«Ora vai a divertirti. Non voglio rovinarti la giornata.» Le dissi.

Seguì il mio ordine e se ne andò.

Mi stesi sul letto e mi addormentai nonostante quel ricordo maledetto.

...

Mi risvegliai con qualcuno accanto e che mi lasciava dei piccoli bacia lungo tutta la mascella e le labbra.

Aprii gli occhi. Diana?

«Diana smettila.» dissi ancora assonnato.

Continuava e mi stava completamente facendo saltare i nervi.

«Diana cazzo smettila!» stavota urlai e la spinsi. Certo non è il modo migliore di trattare una ragazza quando ci voleva, ci voleva.

«Lo so che mi desideri non negarlo.» contestò lei con una voce seducente.

«Non ti desidero affatto esci fuori dalla mia stanza. Subito!» dissi a denti stretti dalla rabbia.

«Ci siamo svegliati nervosi?» ribattè.

«Si. Molto! Adesso fila su.» dissi facendo un cenno con la testa indicando la porta.

«Dai smettila di scherzare.» rise mentre si avvicinava a me.

«Non sto scherzando e stammi lontana!» gridai alzando una mano aperta.

«Ma cos'hai?» domandó lei.

Okay mi stava facendo oltrepassare il limite di auto-controllo. Bastava un'altro po' e l'avrei picchiata senza pietà.

«Non. Sono. Cazzi. Tuoi.» urlai scandendo ogni parola.

L'accompagnai alla porta e gliela chiusi in faccia.

Quella ragazza è ritardata.

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