<<Jimin.>> il giovane si voltò verso la voce che lo aveva chiamato. L'avrebbe riconosciuta ovunque. La stessa voce che lo aveva chiamato centinaia di volte mentre i due si rincorrevano sulla grande collina poco fuori dalla città, prima di cadere a terra e rotolarsi divertiti nell'erba, a farsi il solletico.
La stessa voce che lo aveva pregato ogni venerdì di accompagnarlo al museo, nonostante ci fossero andati la settimana prima, e quella prima ancora."Puoi andarci da solo, moonie."
"Ma io voglio andarci con te."
La stessa voce che lo aveva rassicurato dolcemente, quando i genitori di Jimin lo avevano cacciato di casa perché si vergognavano di loro figlio.
"Mi odi, vero? Ti faccio ribrezzo, lo so!"
L'altro non parlò. Lo baciò delicatamente, lasciando il minore senza fiato.
"Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, Jimin."
Jimin imparò davvero cosa significava nascondersi, stare nell'ombra, e una cosa era certa. Non lo avrebbe augurato al suo peggior nemico, figuriamoci alla persona che amava.
Non voleva che Namjoon vivesse la sua stessa vita, non voleva che si nascondesse, o che venisse insultato per strada, o che gli fosse proibito spesso e volentieri entrare nei negozi, come accadeva a lui.
Jimin voleva il meglio per lui. Voleva per Namjoon un futuro radioso, anche se Jimin stesso non ne avesse fatto parte.
Per questo quando venne a sapere che di lì a poco il suo amico d'infanzia si sarebbe sposato, gli aveva fatto le sue più grandi e sincere congratulazioni, ripromettendosi di sparire per sempre dalla sua vita.Non gli serví nemmeno cambiare città, anzi. A dire il vero, vivevano a davvero pochi minuti di distanza, ma non si erano mai parlati o rivolti lo sguardo prima d'ora.
Prima di quel momento.
<<Jimin.>> Namjoon lo chiamò, e Jimin si voltò immediatamente. Come sempre, nonostante gli anni fossero passati, il giovane pendeva dalle labbra del maggiore. Ogni parola di Namjoon per Jimin era preziosa, una vera e propria opera d'arte.
Namjoon era oltre il cancelletto in legno bianco, che delimitava l'entrata al giardino di Jimin, costantemente colmo di fiori, di cui lui stesso si occupava.
Ci fu silenzio, mentre Jimin si avvicinava al cancelletto, e di consequenza, a Namjoon.
Avanzó lentamente, mentre Namjoon lo osservava con occhi pentiti e dispiaciuti.
Jimin non parlò, ma con un piccolo movimento di testa fece cenno all'altro di parlare.
<<Un mio... conoscente mi ha regalato questi semi. Non sono mai stato abile nel seminare quindi...>> li porse lentamente al giovane, che accolse la piccola sacca di stoffa tra le sue piccole mani.
<<So che... vanno piantati a settembre.>> disse Namjoon, soffermandosi per un attimo sui piccoli tagli sulle dita di Jimin, dovuti probabilmente al duro lavoro per tenere sempre in salute.
<<Vi ringrazio.>> disse il giovane, e Namjoon non poté nascondere il suo dispiacere alla formalità con la quale Jimin si era rivolto a lui.
<<È vostra?>> Namjoon si destò dai suoi pensieri, quando Jimin parlò con lo sguardo perso verso la piccola creatura al suo fianco.
Il maggiore annuì sorridendo debolmente.
<<Stiamo tornando ora da scuola.>> Poteva dirlo, degli ultimi suoi anni di vita, sua figlia era il suo unico orgoglio.La piccola non sembrò neanche notarli, troppo persa a osservare i fiori di Calla bianca, piantati giusto fuori all'abitazione di Jimin.
<<Ne vuoi una?>> chiese Jimin alla piccola, che portò lo sguardo su di lui, spalancano gli occhi, voltando immediatamente lo sguardo verso il padre, in cerca di consenso.
<<Non devi, Jimin. Ci metti tanto a piantarli, li rovineresti.>>
<<Affatto. Sono felice di regalarli.>>
Il giovane aprì il cancelletto, con in mano un paio di cesoie da giardinaggio. Si chinò all'altezza dei fiori e delicatamente ne colse uno.
Porse il fiore alla bimba, che lo prese tra le mani titubante.<<Tranquila, non ha le spine. Non ti farai male.>> disse Jimin sorridendo.
Il giovane e la bimba si guardarono per qualche secondo.
Il sorriso era proprio quello del padre, proprio come le dolci fossette accanto.
Lo stesso la forma paffuta e decisamente adorabile del viso.<<Alice, come si dice?>>
La bambina esitò, guardandosi per un attimo le piccole scarpe che aveva ai piedi.<<Grazie... Jimin.>> sussurrò la piccola. Jimin la trovò adorabile.
<<Puoi prendere tutti i fiori che vuoi dal mio giardino, d'accordo Alice?>> la piccola spalancò gli occhi e non poté nascondere il suo dolce sorriso.
Jimin si alzò salutando la bambina.<<Forza, piccola. Rientra in macchina.>> gli disse il papà dolcemente. La piccola non esitò a saltellare verso l'abitacolo, giocando con il suo fiore tra le mani.
Ci fu qualche attimo di silenzio tra i due, poi Namjoon parlò.
<<Grazie, Jimin.>>
<<Di nulla, davvero.>> fece per rientrare nel suo giardino.
<<È meravigliosa.>> disse il giovane.
<<Ti somiglia, molto.>> sorrise Jimin, prima di costringersi ad allontanarsi da Namjoon, che lo salutò sussurrando.Quasi gli sfuggì un "Manda i miei saluti a tua moglie." ma gli sembrò inutile. Sicuramente era l'ultima cosa che la donna volesse sentire.
Rientrò in casa, osservando Namjoon rientrare in macchina e partire.
Il tragitto verso casa fu silenzioso.
Per sua fortuna, Alice non riuscì a intravedere i toni tristi e malinconici della conversazione tra il papà e Jimin.
Namjoon, al contrario, poteva dirsi felice di aver visto Jimin dopo tanto tempo, ma estremamente ferito allo stesso tempo.Non c'era un giorno che non pensasse a lui, alle sue soffici mani, alla sue voce gentile e al suo animo buono.
Jimin gli mancava immensamente, come nulla al mondo, ma si sforzava quotidianamente di non pensarci, di tenere la mente occupata con altro.Inverosimilmente, dalla nascita di Alice, tutto sembrava andare meglio.
Sua figlia era diventata la cosa più preziosa che Namjoon possedeva. Dal primo giorno in cui la vide, promise a se stesso che avrebbe avuto occhi solo per lei, l'avrebbe amata fino alla fine dei suoi giorni, e intendeva ancora tenere fede a quella promessa fatta al suo cuore.Accostò la macchina davanti a casa sua, e una volta sceso, fece il giro della vettura, per aprire la portiera e slacciare la cintura di Alice, per poi aiutarla a scendere.
<<Vieni piccola, mettiamo il fiore nell'acqua.>> disse l'uomo accompagnando la piccola verso il davanzale della finestra.
Insieme posarono il fiore all'interno di un piccolo vaso.<<Siete tornati?>>
<<Tesoro.>> Namjoon si avvicinò alla moglie, lasciandole un bacio sulle labbra.
<<Siamo passati per un attimo a dare una cosa ad un mio amico.>><<Jimin mi ha regalato uno dei suoi fiori!>> disse la bambina abbracciando la madre che, scossa dalle parole della bambina fu ben restia a ricambiare l'abbraccio della figlia.
Rivolse uno sguardo illeggibile al marito, poi si diresse verso la cucina.
<<Il pranzo è pronto.>>
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𝐁𝐫𝐨𝐤𝐞𝐧 𝐏𝐞𝐭𝐚𝐥𝐬 || 𝐍𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧
Fanfiction"Jimin voleva il meglio per lui. Voleva per Namjoon un futuro radioso, anche se Jimin stesso non ne avesse fatto parte. Per questo quando venne a sapere che di lì a poco il suo amico d'infanzia si sarebbe sposato, gli aveva fatto le sue più grandi...